«Tutte le vicende dell'Alligatore ruotano intorno a questi tre amici, molto legati fra di loro. Uniscono le loro forze, costruiscono delle nicchie che costruiscono delle micro società per resistere alla crisi, in generale»

per-tutto-loro-del-mondo«Coniugati con figli, vita di paese, parrocchia, calcetto, bar. Persone normali». Scorre sui binari dell’ordinario la vita nel nord-est. Almeno all’apparenza. Una terra dove la gente «vive per il lavoro e per la causa». Non sempre nobile, però. Come nel caso di Kevin Fecchio, di professione orafo, ma capace di ammazzare a sangue freddo, per qualche grammo. È uno dei protagonisti del nuovo romanzo di Massimo Carlotto Per tutto l’oro del mondo (Edizioni E/O). Un romanzo in cui torna la banda dell’Alligatore, detective romantico, capace di smascherare i meccanismi più nascosti e perversi della nuova criminalità ma anche di perdere la testa per una intensa e tormentata «donna di jazz», che canta in stile Carmen Lundy per compensare una vita di duro lavoro in corsia. Accanto all’Alligatore, Marco Buratti, ritroviamo anche il “malavitoso” old style Beniamino Rossini e Max la memoria, che ha vissuto gli anni di piombo e ne porta ancora le ferite. Insieme tornano ad indagare il lato oscuro di una certa realtà italiana, quella apparentemente “normale”, dal volto presentabile, ma dalla doppia vita nel mondo della criminalità globalizzata.

L’autore de Il fuggiasco (1995) e di libri brucianti come Le Irregolari (1997) sui gironi della morte della dittatura argentina, con questo nuovo noir aggiunge un nuovo capitolo alla sua serrata inchiesta sull’nord- est. A dare il la a questa nuova indagine dell’Alligatore, a sorpresa, è un ragazzino di 12 anni, disposto ad anticipargli una manciata di centesimi, pur di sapere la verità sul furto in villa che è costato la vita ai suoi.

Lo scrittore Massimo Carlotto racconterà dal vivo in un lungo tour nelle librerie italiane le ragioni e le molte passioni che lo hanno portato, dopo sei anni di silenzio dell’Alligatore, a immaginare sue nuove avventure. Gli abbiamo chiesto di anticiparcene qualcuna.

A pochi mesi dall’uscita de La banda degli amanti, dal 5 novembre, è in libreria Per tutto l’oro del mondo e il 5 dicembre 2015 a Più libri più liberi Carlotto festeggia il ventennale dell’Alligatore; quasi un parto gemellare, che cosa lo ha ispirato?

È stata l’urgenza di raccontare le trasformazioni del nord-est . Per tutto l’oro del mondo tocca un tema di forte attualità, perché racconta il problema del farsi giustizia da sé, la corsa ad armarsi: una questione che nel nord-est pesa molto. Da un lato c’è la microcriminalità, il problema della rapina nelle ville, ma dall’altro c’è la mafia che investe, ricicla. E lì nessuno dice niente. Domina il silenzio. Mentre il resto viene usato a livello politico, come pura propaganda con effetti devastanti dal punto di vista culturale.

Dal romanzo emerge il volto di una criminalità sempre più disumana. Racconti così un lato nascosto della realtà di oggi?

E’ il tema che sto cercando di approfondire con i miei romanzi. La criminalità oggi è sempre più trasversale e non ha nessun problema ad attaccare la salute delle persone. L’inquinamento, il traffico delle scorie industriali e quello illegale dei rifiuti, la sofisticazione alimentare, sono reati fin qui quasi sconosciuti, ma sono molto pericolosi per la gente.  Con la prostituzione è stata reintrodotta la schiavitù. E qui si toccano i maggiori livelli di disumanità che ci possano essere oggi nel mondo.

Nel romanzo racconti un racket della prostituzione a conduzione manageriale, una gestione disumana e lucida della vita delle persone, come si è arrivati a questo punto?

Molti interessi si sono coalizzati, compresi quelli della parte “integerrima” di questa società che poi – si scopre-non lo è per niente. Il dilagare dell’illegalità ha creato una criminalità diffusa che oggi è difficilmente domabile. Per il punto a cui siamo arrivati è difficile pensare che in questo Paese possa essere ripristinata la legalità. Raccontarlo attraverso il romanzo è un modo molto efficace per creare spunti di riflessione.

Con Einaudi tre anni fa hai pubblicato un romanzo, Respiro corto, che indagava la mafia internazionale che è entrata nel mondo della finanza. Senza che nessuno gridi allo scandalo. Si è diffusa una forma di assuefazione alla criminalità agita da “colletti bianchi”?

È avvenuta una sorta di normalizzazione della criminalità. Anche perché le mafie stanno diventando invisibili, ammazzano sempre di meno, non ci sono più gli omicidi eccellenti, siamo assediati nelle nostre vite, come accennavamo, dal  traffico dei rifiuti tossici al cibo alterato…


 

Le date del tour

Il 5 dicembre alle 18,30 Massimo Carlotto festeggia vent’anni dell’Alligatore alla fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi, a Roma nel Palazzo dei Congressi


 

L’Alligatore prova a smascherare questo complesso sistema criminale.Ma senza perdere la tenerezza. E questa volta lr ritroviamo perfino innamorato. E’ un detective ma ha la sensibilità di lasciarsi andare quando incontra una bella immagine femminile?

Ha capito che i sentimenti sono una parte fondamentale della vita. Tutte le vicende dell’Alligatore ruotano intorno a questi tre amici, molto legati fra di loro. Uniscono le loro forze, costruiscono delle nicchie che costruiscono delle micro società per resistere alla crisi, in generale. Tutti e tre hanno avuto delle vite molto complicate e cercano in qualche modo di venirne fuori. L’Alligatore cerca di farlo  con la donna di jazz. Tutti e tre hanno un grandissimo desiderio di relazioni più profonde, dopo tanti anni hanno capito che è centrale per le loro esistenze.

Hai regalato a ciascuno di questi tre personaggi qualcosa di te? Max, la memoria, per esempio, dice di essere un irregolare, di avere ferite che vengono dal passato duro, di carcere, di ingiustizia subita.

Ovviamente quando scrivo non lo faccio scientemente. Tutti e tre i personaggi vengono dalla mia generazione, per cui c’è anche un po’ la mia storia, la mia esperienza. Ma soprattutto sono tre personaggi che usano dei punti di contatto per provare a comprendere la realtà.

Le irregolari nascevano da un chiaro spunto autobiografico, hai conosciuto da vicino gli orrori della dittatura argentina e hai scritto molto per fare luce sulle vicende dei desaparecidos. In Italia si sta celebrando il processo Condor, ma i giornali quasi non ne parlano…

È sempre stata una lotta riuscire a interessare il pubblico alle questioni argentine. Ricordo che quando uscirono Le irregolari Estela Carlotto andava in giro cercando di sensibilizzare politici e giornalisti. È sempre stato estenuante. Eppure è stata la più grande strage di italiani dopo la seconda guerra mondiale. Parliamo della seconda comunità più colpita in Argentina. Ci sono stati dei momenti d’interesse, delle fiammate, a seconda dei libri dei film e poi soprattutto quando c’è stato il processo in Corte d’Assise a Roma: Ma è un discorso complesso che rischia continuamente di essere dimenticato. Con grande fatica si cerca di mantenere la memoria.

Tu stai lavorando ancora su quel tema?

Sì, fa parte della storia della mia vita, continuo a raccogliere materiale per un libro futuro, spero un giorno di avere l’occasione giusta per poterlo scrivere.

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