Cinque prefetti, un dirigente pubblico, l'urgenza giubileo e il rischio che i commissari non eletti da nessuno facciano scelte politiche sul futuro della città

Defenestrato Marino, Renzi si prende Roma. Dopo gli scandali di Mafia Capitale e la telenovela delle dimissioni, il Pd del premier segretario ha bisogno di recuperare consensi e credibilità in vista delle amministrative. La soluzione? Mettere la Capitale nelle mani del prefetto Francesco Paolo Tronca, uno dei protagonisti del “modello Expo”. E fare anche del Giubileo un successo mediatico, reso più facile dai nuovi fondi annunciati appena Marino è diventato ex. Da una fiera all’altra, dunque.

Nella storia di copertina di questa settimana, Left ha provato ad andare oltre la “meganarrazione” di Renzi e sodali, raccontando cosa c’è dietro la discesa dei commissari e il nuovo “dream team”: bulimia di potere e, come spiega il sociologo Marco Revelli nell’intervista a Left, ricerca di consenso per «giustificare la pratica renziana di decostruzione dell’impianto istituzionale e democratico».

 

Tutti gli uomini del Viminale
Ora che l’ex prefetto di Milano si è insediato nella Capitale, il governo avrà anche da gestire la diarchia con Franco Gabrielli, al quale toccherà coordinare da plenipotenziario il lavoro sul Giubileo. Intanto, il “dream team” può attendere (probabilmente i grandi nomi arriveranno a supporto del prefetto di Roma) e Gabrielli ha nominato i subcommissari che affiancheranno Tronca, alcuni dei quali suoi collaboratori in passato: 5 prefetti e un dirigente della Ragioneria generale dello Stato saranno gli “assessori” della Capitale fino alle elezioni. C’è l’ex capo di gabinetto di Tronca a Milano, Ugo Taucer; c’è uno dei collaboratori di Expo, Livio Panini D’Alba; ci sono Iolanda Rolli dal dipartimento Vigili del Fuoco, Clara Vaccaro che ha seguito la questione rifiuti a Roma con Pecoraro commissario all’emergenza e Giuseppe Castaldo, già commissario a Reggio Calabria. Il bilancio da far quadrare è in mano a Pasqualino Castaldi.

Una scelta tecnica e di “discrezione mediatica” – come anche quella del commissario – per evitare che in questi mesi di campagna elettorale protagonismi inattesi offuschino la popolarità del premier. La domanda aperta è se, nel loro operato, commissario e subcommissari andranno oltre l’ordinaria amministrazione adottando scelte dalla forte connotazione politica, come ad esempio, la privatizzazione dell’Ama, l’azienda dei rifiuti, o politiche sociali e sulla sicurezza più vicine alle posizioni del Viminale a guida Alfano che non a quelle dei cittadini romani che avevano votato per Marino. O – peggio ancora, temono i movimenti sociali – eccedano in sgomberi delle occupazioni e degli sfrattati e in ferree limitazioni del diritto al dissenso.

 


 

L’approfondimento continua sul numero 43 di Left in edicola dal 7 novembre

 

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La kermesse vaticana
Sull’Anno santo, invece, Matteo Renzi ha annunciato un profilo sobrio che punti su luci notturne, trasporti e periferie, chiarendo che «non sarà un grande evento». Ma intanto, dopo mesi di latitanza, ha preso in mano la situazione appena confermata l’uscita di scena di Marino, al quale finora era stato soltanto concesso di utilizzare 50 milioni derogando al patto di stabilità. Ora di milioni stanziati dall’Esecutivo se ne annunciano 300 se non di più. Come racconta il focus sul bilancio capitolino nelle pagine di Left in edicola, «Tronca e Gabrielli godranno invece dei benefici dell’urgenza, che si sarebbe potuta evitare se negli ultimi due anni ci fosse stata più pianificazione, e quindi più rapporto con palazzo Chigi».

Basta vedere in quale provvedimento sono inserite le misure e i fondi stanziati per Roma, per capire quanto il premier punti sul fattore “emergenza”. Non ci sarà, infatti, un decreto ad hoc per la Capitale, ma – ha spiegato il sottosegretario Claudio De Vincenti – tra una settimana arriverà un decreto su «Bagnoli, Terra dei Fuochi, il futuro di Expo e il rafforzamento delle funzioni di Gabrielli e del prefetto Tronca». L’obiettivo, stavolta, è trasformare il “modello Expo” in “modello Giubileo” per ottenere un duplice vantaggio: il recupero di popolarità del premier e il recupero di voti per il candidato sindaco espresso dal suo partito.