Oggi un voto in Parlamento. Durante lo scorso weekend socialisti, Bloque de Esquerda e comunisti hanno trovato l'accordo per formare una maggioranza che cambi le politiche di austerity. I prossimi giorni diranno se il Paese cambia

Il Portogallo (e probabilmente l’Europa) aspetta con il fiato sospeso il risultato di un voto di fiducia in Parlamento al governo di centrodestra di Pedro Passos Coelho che, appena nominato e senza maggioranza, rischia di finire subito sott’acqua.

Socialisti, Blocco di sinistra e comunisti dovrebbero votare contro il programma di governo che offre la continuazione delle politiche di austerità messe in atto in questi anni, non premiate nell’urna dagli elettori nelle elezioni del 4 ottobre scorso. Durante lo scorso weekend i tre partiti di sinistra hanno anche espresso di nuovo la loro volontà di guidare il Paese con un governo di coalizione che avrebbe i numeri (122 deputati, quando serve una maggioranza di 107). La manovra del presidente Cavaco Silva, che ha scelto di incaricare Coelho di formare il governo nonostante questi non avesse la maggioranza, è dunque destinata a fallire a meno di colpi di scena.

I particolari dell’accordo tra PSP e i due partiti alla sua sinistra non si conoscono ancora: Costa avrebbe minacciato di votare la fiducia al centrodestra se il Blocco e il PCP non avessero accettato un programma che non prevede nessuna minaccia di uscita dall’euro e che, pur cambiando di molto le politiche e chiedendo flessibilità, rispetta nel complesso alcuni parametri europei. L’accordo deve essere sottoposto al voto interno ai partiti – solo allora se ne conosceranno meglio i dettagli. Prima però la sinistra deve mandare a casa Coelho. Per il PCP – che è per l’uscita dall’euro – si tratta di accettare un compromesso notevole.

La prospettiva di un governo di sinistra ha portato la Borsa portoghese in territorio negativo e fatto alzare i tassi di interesse a cui si vendono buoni del Tesoro. Starà a Costa essere capace di rassicurare Bruxelles e, al contempo, offrire alla sinistra politiche coerenti con i programmi di fuoriuscita dall’austerità. Certo è, e i burocrati europei dovrebbero cominciare a registrarlo, che il voto portoghese è l’ennesimo nel quale le politiche imposte dalla Commissione vengono bocciate dagli elettori.

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