Il dissesto idrogeologico toglie l'acqua ai messinesi tutti i giorni. Intervista al sindaco della città e storico esponente No Ponte. Da Left in edicola

Matteo Renzi riapre i giochi: «Il Ponte sullo Stretto si farà» e «diventerà un altro bellissimo simbolo dell’Italia». Certo, prima metterà a posto le cose, «l’acqua di Messina, i depuratori e le bonifiche» Poi, prosegue il premier nell’intervista per l’ultimo libro di Bruno Vespa, «faremo anche il ponte, portando l’alta velocità finalmente anche in Sicilia e investendo su Reggio Calabria». Intanto a Messina ci sono ancora famiglie senz’acqua e in Calabria – dove si contano 300 milioni di danni – non è stato proclamato nemmeno lo stato d’emergenza. Ne abbiamo parlato con il sindaco Renato Accorinti, che è anche uno storico rappresentante del movimento NoPonte.

Sindaco, qual è la situazione a Messina dopo l’incidente alla condotta?

In questo momento la città viene rifornita di acqua dalla fonte messinese Santissima e dalla condotta catanese dell’Alcantara, attraverso un bypass che non è assolutamente sufficiente per coprire le necessità idriche della città. Per questo continueranno a esserci autobotti comunali, della Protezione civile regionale, di alcuni comuni limitrofi, dell’Esercito e della Forestale. Navi cisterna arrivano in città ogni due giorni per portare l’acqua nei quartieri collinari, negli ospedali e nelle scuole che ne fanno richiesta: la scarsa pressione nella conduttura non riesce a fornire acqua a chi abita più in alto.

Eppure lei, e non solo lei, da anni denuncia che l’emergenza idrica è imputabile al dissesto idrogeologico. Lo ha fatto anche a Torino, all’assemblea dell’Anci, davanti ai sindaci e al Presidente Mattarella.

Sì, quello che è accaduto è imputabile al dissesto idrogeologico. Lo denuncio da una vita, a tutte le latitudini. È lo stesso dissesto che ha provocato 37 morti a Giampilieri, le interruzioni dell’autostrada Messina-Catania, le continue frane che interessano la Statale 114 e che oggi sono arrivate a distruggere l’acquedotto e con esso il diritto all’acqua. Chi aspetta questi eventi disastrosi per cavalcare il malcontento popolare – malcontento giustificato: ci sono famiglie che non hanno acqua da più di dieci giorni – non fa politica e non sa nemmeno cosa sia la politica al servizio del cittadino. (…)

Prima l’esclusione di Messina dai 7 miliardi di fondi per il Meridione, poi l’inclusione nel Masterplan Sud da 95 miliardi. Ce n’è voluta perché la sua città avesse un po’ di considerazione.

È inaccettabile. Ho dovuto denunciare l’esclusione, fare forti pressioni, chiamare personalmente il sottosegretario Claudio De Vincenti. Messina è Città metropolitana e merita lo stesso trattamento di tutte le altre città metropolitane del Sud. L’inserimento è arrivato dopo 48 ore di urla e denunce, ed è il minimo che si potesse fare.

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