In Francia l'anno scorso sono stati sequestrati 80 kalashnikov. E in Belgio è record di armi andate perdute o rubate. «In certe aree attorno a Marsiglia i regolamenti di conti si fanno a colpi di arma automatica»

Qualche giorno fa una persona di origine montenegrina è stata fermata in Baviera mentre si dirigeva verso il confine austriaco. In macchina aveva un arsenale e visto che sul suo GPS c’era anche un percorso verso Parigi, la persona oggi viene interrogata per verificare se non si tratti di colui che ha fornito le armi ai commandos terroristici che hanno fatto strage a Parigi. A settembre la polizia greca aveva fermato un cargo partito dalla Turchia e diretto a Misurata carico di armi. Sono due notizie X, la prima più scottante per via della tragica attualità, che ci dicono come l’Europa e il Mediterraneo siano percorsi da traffici di armi (oltre che di persone).

Se l’Italia è il primo esportatore di armi leggere d’Europa, ed esporta anche in Paesi che in questi anni hanno sostenuto indirettamente l’ISIS o altri gruppi di estremisti islamici del tipo di al Nusra, la sezione siriana di al Qaeda (vedi alla voce viaggio di Renzi in Arabia Saudita qualche giorno fa), le armi che circolano per il continente e che fanno gola a crimine organizzato e terroristi sono soprattutto Kalashnikov e Uzi.

In Europa circolano quasi mezzo milione di armi da fuoco perse o rubate, si tratta in gran parte di armi a uso civile (fucili da caccia), ma non solo. In Francia in particolare le armi da combattimento sequestrate negli ultimi anni sono aumentate in maniera esponenziale. Le autorità francesi hanno segnalato un aumento dei sequestri di armi rubate o contrabbandate del 40% tra 2010 e 2011: 67 sequestri nei 2009, 164 nel 2011. Gli ultimi dati, quelli del 2014 dicono 175 sequestri, 5871 armi ritrovate e tra queste 80 kalashnikov – una merce molto disponibile, perché il mitragliatore è stato di recente rinnovato, rendendo obsoleti e a buon prezzo i modelli precedenti… nemmeno fosse un iphone.

L’Osservatorio nazionale sulla criminalità parla di una crescita sopra il 10% l’anno. La Gendarmerie parla di circa 4mila armi da guerra in circolazione nel Paese (una percentuale minima del totale di armi non dichiarate). Che Francia e Belgio siano i luoghi in cui circolano più armi illegali sembra essere un dato assodato. Nel 2014 una serie di irruzioni in abitazioni in giro per il Paese hanno portato al sequestro di centinaia di armi di fucili automatici e pistole e all’arresto di una cinquantina di persone. Un rapporto dell’istituto fiammingo per la pace ha invece sottolineato come in Belgio il numero di armi perdute si sia moltiplicato negli ultimi anni (nella figura qui sotto la colonna blu rappresenta la media 1991-2010, quelal grigia quella 1991-2010). Schermata 2015-11-16 alle 16.09.31

Da dove vengono le armi?

Grandi quantità di mitra, fucili e lanciarazzi leggeri hanno preso a circolare dopo il crollo dell’Unione Sovietica e, alla metà degli anni 90 in poi, a causa delle guerre in serie nella ex Jugoslavia. La primavera araba e gli sconvolgimenti in Tunisia, Egitto, Libia hanno contribuito ad aumentare la possibilità procurarsi armi da combattimento.

Un’informativa al Parlamento europeo del 2014 parla anche di un fiorente mercato online: le armi o pezzi di queste si comprano e vengono consegnate a domicilio attraverso le poste o i corrieri espresso. Il contrabbando avviene per piccole quantità trasportate in auto o furgoni in maniera da non destare nell’occhio. Come nel caso del montenegrino fermato in Baviera.

Tutte le fonti convergono sul fatto che oltre ai Balcani, c’è un traffico crescente proveniente dalla Libia e che esistono legami, non strutturati, tra crimine organizzato e organizzazioni terroristiche (fanno affari, comprano e vendono, non lavorano assieme). Tra i gruppi di crimine organizzato più attivi nel contrabbando di armi ci sono le bande di motociclisti nord-europee e dell’est. Qui sotto vedete alcune delle rotte individuate. Manca la Francia e certamente molti altri dati. Nella tabella ancora sotto si segnala il numero di armi presenti nei Balcani, alla colonna “non registrate” si conta un minimo intorno al milione e mezzo e un massimo vicino ai quattro milioni. C’è di che fare grosse spese e i terroristi mediorientali tendono a fornirsi qui (tra l’altro sia in Bosnia che in Kosovo ci sono cellule estremiste con le quali mettersi in contatto).

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Le principali fonti di approvvigionamento sono la riattivazione di armi neutralizzate, i furti e l’appropriazione indebita, le armi vendute legalmente che passano di mano illegalmente, armi dismesse da polizie ed eserciti, la conversione di pistole a gas.

Tornando alla Francia, nel 2012, dopo che questi aveva colpito per diversi giorni a Tolosa e in altri luoghi, uccidendo ebrei e una serie di militari, la polizia circonda e uccide Mohammed Merah, ex studente, convertito al salafismo in carcere e passato per il Pakistan e l’Afghanistan. In casa sua viene trovata una enorme quantità di armi. All’epoca un funzionario di polizia spiegò alla Reuters: «Nell’area attorno a Marsiglia tutte le vendette e i regolamenti di conti tra bande rivali avvengono usando Kalashnikov. Se non ne hai uno, in certi ambienti, sei uno sfigato». Dopo di quell’episodio il Paese ha reso più stringenti le sue leggi, ma probabilmente senza applicarle troppo: una grande discussione, come in queste ore, si è fatti avuta dopo la strage di Charlie Hebdo. In quel caso, l’attentatore del supermercato ebraico, Koulibaly, aveva con ogni probabilità rimediato le armi in Belgio.

La Francia è anche il centro delle reti terroristiche europee più attive, come si nota dal grafico dell’Europol qui sotto, il numero di arresti connessi a organizzazioni terroristico-religiose è molto più alto che altrove. Tra i 152 attentati terroristici contati da Europol nel 2013, è in quelli capitati in Francia dove più spesso sono state usate armi automatiche.

Schermata 2015-11-16 alle 16.16.25(Arresti connessi al terrorismo religioso per Paese, 2013 – Europol)

E’ capitato che durante le rivolte delle banlieue venissero sparati colpi di Ak-47 e simili armi automatiche leggere. Nel 2014 sono morte una dozzina di persone a causa di colpi sparati da fucili semi-automatici e, come ha detto il capo del sindacato di polizia UNSA Philippe Capon a Bloomberg, «il mercato clandestino è stato inondato di armi dai Balcani e un Ak-47 costa tra i mille e i millecinquecento euro». Ora, se si tiene conto che la maggior parte dei lupi solitari e anche dei combattenti sono persone che escono da una vita di piccole bande criminali o a esse contigue, è altrettanto chiaro come questi abbiano una relativa facilità a capire/sapere come ci si procura una mitraglietta.

Come mai è così facile? Perché le frontiere aperta di Schengen non sono andate di pari passo con lo scambio di informazioni, database europei davvero attivi, cooperazione. E poi regolamenti più severi e maggior difficoltà nel procurarsi armi legalmente – che c’è un travaso da legale a illegale – significa anche un colpo a un’industria fiorente.

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