Andrea Ferrari, assessore a Lodi e Maso Notarianni, giornalista, ci spiegano perché hanno presentato due tra i tanti esposti contro il direttore di Libero, Belpietro. E il presidente dell'ordine ricorda: «Non siamo più noi a dover sanzionare certi comportamenti»

Quel “Bastardi islamici” sulla prima pagina di Libero il giorno dopo la strage di Parigi è una macchia nera. Inchiostro pesante, un macigno. È anche il segno di dove può arrivare l’informazione. C’è chi, oltre ad aver pensato che quel titolo del direttore Maurizio Belpietro potesse istigare all’odio razziale, è passato all’azione. «Non solo indignazione», dice Andrea Ferrari, presidente del Coordinamento nazionale enti locali per la pace e i diritti umani e assessore a Lodi il quale il giorno dopo l’uscita del giornale fondato da Vittorio Feltri si è recato in Procura per sporgere denuncia-querela contro Maurizio Belpietro. Sarà il giudice a valutare i reati che secondo Ferrari potrebbero riguardare quella pagina: la cosiddetta legge Mancino “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa“, ma anche l’articolo 403 del Codice penale “Offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone”.

L’assessore querela e poi si scusa con le famiglie straniere

Andrea Ferrari spiega così a Left la sua decisione. «Quello stesso giorno avevo un incontro con dei cittadini di origine straniera sul tema dello smaltimento rifiuti. La mattina avevo visto Libero, alle 15 dovevo incontrare quelle famiglie, non mi sentivo a posto con la coscienza. E allora ho fatto due cose: la prima la denuncia e poi come seconda cosa ho comprato Libero, gliel’ho fatto vedere e mi sono scusato, dicendo che non tutti gli italiani erano così», racconta Ferrari. «Un’operazione squallida in cui dietro c’è anche un disegno di marketing», continua l’assessore di Lodi che ha fatto fatica a trovare il giornale di Belpietro nelle edicole visto che era tutto esaurito. Come presidente del Coordinamento enti locali per la pace e i diritti umani (circa 200 adesioni) Ferrari ha modo di verificare le delicati situazioni, talvolta, in cui vivono le città. «Il mio era anche un tentativo di dare voce a tutti quei comuni che lavorano sul tema dell’integrazione e della coesione sociale. I sindaci ormai si trovano a guidare città dove le persone sono tutte diverse come storia personale, e talvolta le loro storie parlano di conflitti e di guerre da cui sono scappate». E allora occorre attenzione, conclude Ferrari, perché, come scriveva Carlo Levi, le parole sono pietre.

Raffica di esposti e petizione

Un altro a passare alle vie di fatto è stato Maso Notarianni: «Ma ne ho sentiti altri venti che come me hanno querelato Belpietro». Notarianni ha avuto anche modo di scambiare delle battute con il direttore di Libero. È stato chiamato da radio 105 e messo a confronto con Belpietro, come si sente dal video che ha postato su Fb. Notarianni ha spiegato che «esiste la Costituzione ed esistono delle leggi che fissano dei paletti tra informazione, satira e istigazione all’odio». Belpietro si è difeso sostenendo che alla lettera bastardi significa figli illegittimi, è una parola precisa. «Uno scaltro gioco di parole» scrive nel sito l’associazione Carta di Roma che annuncia un altro esposto contro Belpietro. E non è finita qui. Su Change.org c’è una petizione presentata da Ivo Mej, giornalista e scrittore, indirizzata al presidente dell’Ordine Nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino. Un titolo «contravvenendo a tutte le norme della deontologia professionale in materia di incitamento all’odio razziale e di correttezza dell’informazione». Cosa si chiede nella petizione?: la radiazione di Maurizio Belpietro dall’Ordine. La petizione conta già 116mila.

L’Ordine dei giornalisti risponde: «Non possiamo fare nulla»

«Intanto il 26 novembre, riceverò le firme della petizione, che va benissimo, per carità, ma qui però abbiamo a che fare con l’“analfabetismo” di alcuni colleghi», afferma a Left il presidente dell’Ordine nazionale Enzo Iacopino. «C’è una legge dello Stato che ha tolto all’Ordine qualsiasi potere disciplinare e di vigilanza della deontologia. È la Monti-Severino, che ha costretto gli ordini professionali a fare dei consigli di disciplina terzi rispetto alla funzione amministrativa. A livello territoriale e regionale è il presidente del tribunale a nominare questo consiglio», spiega Iacopino. Intanto però il presidente del consiglio regionale della Lombardia ha avviato un procedimento nei confronti di Belpietro presso il consiglio di disciplina regionale. «Noi cerchiamo di rispondere in un altro modo», afferma Iacopino. Sabato 21 novembre è proprio l’Ordine Nazionale dei giornalisti a organizzare un incontro, al circolo della Stampa di Milano,  proprio sul tema “Strage di Parigi, l’Isis, il ruolo dei media e i doveri dei giornalisti”. Ci saranno, tra gli altri (qui il programma), Izzedin Elzir, capo della Comunità islamica fiorentina e presidente dell’Ucoii, il magistrato Stefano Dambruoso, Domenico Quirico l’inviato de la Stampa sequestrato in Siria per 5 mesi e giornalisti di molte testate tra cui Libero.

 

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.