Il padre Otto si impegnò a lungo per cercare di ottenere un visto. Nonostante le amicizie e i contatti non ci riuscì: allora come oggi (per i repubblicani) la diffidenza verso gli stranieri provenienti da zone di guerra vinse

Il dibattito sui rifugiati negli Stati Uniti prosegue con toni esagerati e folli: il discorso di fondo è sono pericolosi non li vogliamo. Nei giorni scorso sono stati ripubblicati i sondaggi degli anni’30 in cui si mostrava come la popolazione americana fosse contraria all’idea di accogliere gli ebrei. Negli anni della shoah le regole per ottenere asilo vennero infatti complicate. Come allora, c’erano sospetti nei confronti dei nuovi arrivati.

Tra i tanti che cercarono di partire per gli Stati Uniti c’era il signor Otto Frank, la cui vicenda è famosa da decenni nel mondo per via della figlia Anna, che assieme alla moglie Edith e alla sorella Margot visse due anni nascosta in un appartamento di Amsterdam, dove la famiglia era fuggita nel 1933 quando i nazisti presero il potere in Germania. Prima di venire tradita e finire i suoi giorni a 15 anni nel campo di concentramento di Bergen Belsen

 

Mandatory Credit: Photo by Universal History Archive/Universal Images Group/Rex/REX USA (1532967a) Anne Frank's (1929-1945) world famous diary charts two years of her life from 1942 to 1944, when her family were hiding in Amsterdam from German Nazis. The diary begins just before the family retreated into their 'Secret Annexe'. History
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Come ricorda il Washington Post lo storico Richard Breitman ha pubblicato nel 2007 i documenti che mostrano come alla famiglia Frank venisse rifiutato il visto d’ingresso. «Gli sforzi di Otto Frank per ottenerne uno per la sua famiglia si scontrarono con le politiche restrittive volte a proteggere la sicurezza nazionale e la protezione per evitare un afflusso di stranieri durante tempo di guerra», ha scritto Breitman, che ha anche detto in un’intervista alla NPR, la radio pubblica Usa, che oggi Anna Frank potrebbe essere una anziana signora che vive a Boston.

Il New York Times ripercorre la storia segnalando gli scambi di lettere, l’angoscia del signor Frank e il tentativo di coinvolgere suoi conoscenti americani affinché garantissero per loro, anticipassero i 5mila dollari necessari. Tra le persone contattate anche figure influenti come il signor Straus, parente del padrone di Macy’s, il grande magazzino di New York (qui sotto la foto della lettera)direttore della Federal Housing Authority e anche amico di Eleonore Roosevelt.

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Specie dopo la presa della Francia gli americani chiusero le maglie per paura di spie e, nota ancora Breitman come dai documenti traspaia anche la confusione che regnava nella burocrazia americana, con agenzia diverse e uffici diversi che rispettavano criteri diversi.

La storia si ripete: oggi sono i siriani che devono affrontare le stesse difficoltà. Con la differenza che, nonostante quel che dicono i repubblicani per fare propaganda, il percorso per ottenere il visto è chiaro e molto sicuro.