Prima Café Babel, poi Watchup. Adriano Farano, imprenditore della Costiera amalfitana, ha conquistato la Silicon Valley ed oggi è ceo and founder di una delle più promettenti start up della New economy

Ha le idee chiare Adriano Farano, 35 anni, attualmente Ceo & founder di una delle start up più promettenti della New economy. Si tratta niente meno che di Watchup, un’app in grado di fornire contenuti video specifici su un argomento, customizzati in base alle esigenze di ognuno e ordinabili a una determinata ora del giorno o della notte. Una sorta di telegiornale personalizzato a domicilio, direttamente sullo schermo del tuo mobile o tablet. Segno inequivocabile che l’attenzione delle persone si sta spostando sempre di più dallo schermo della televisione a quello del computer e dei vari dispositivi portatili. Della serie: quando non è la montagna che va da Mometto, allora è Maometto che va alla montagna, ossia dagli utenti, cambiando alla radice l’idea stessa di informazione e di video giornalismo. Del resto, lo stesso Farano non è nuovo al mondo dell’informazione, anzi è lì che affondano le sue radici. «Sono stato fulminato dalla passione per le video-news a 9 anni. Era il 1989. Il primo telegiornale che ho visto nella mia vita raccontava il crollo del muro di Berlino. Il giorno dopo, a scuola, mi sono accorto che nessuno dei miei compagni aveva sentito la notizia. Tornato a casa ho preso dei fogli e messo insieme quello che ho chiamato Il giornalino di Berlino. Facevo le fotocopie e lo vendevo per 500 lire. Ho “assunto” 4 bambini che sapevano scrivere e disegnare e prodotto almeno 5 numeri. Quando la maestra si è accorta che a scuola giravano dei soldi, ha vietato la pubblicazione.»
È poi il 2001 quando, giovanissimo, Farano approda a Strasburgo per l’Erasmus e fonda Cafè Babel, un magazine online che ad oggi conta redazioni in ben trentacinque città diverse. «Café Babel nacque con un’idea precisa, oggi attuale più che mai: la volontà di costruire un’opinione pubblica europea – afferma Farano -. Ero uno studente Erasmus a Strasburgo e ho sentito l’esigenza di creare un collante tra tutte le persone con cui mi confrontavo quotidianamente. Café Babel è nato così: ancora oggi è un giornale online, multilingue. Gli Stati Uniti d’Europa sono stati la mia ispirazione. Si dibatte tanto su come creare una coscienza europea: che il primo passo consista proprio nel cominciare a discuterne attraverso un giornale?»
Successivamente all’esperienza di Cafè Babel, Farano decide di partire alla volta degli Usa e mettersi nuovamente in gioco. Nel 2012 vince, infatti, la Knight Fellowships, una borsa di ricerca all’università di Stanford, in California, che offre a 20 giornalisti di tutto il mondo la possibilità di lanciare un progetto sperimentale per rinnovare il giornalismo. «Lì ho iniziato a lavorare a Watchup» conferma Farano.

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Una volta approdato negli Usa, però, Farano non trova di certo vita facile: arriva in California con 600 euro in tasca, una moglie, due figlie, una casa, molti appoggi e tanta voglia di dare seguito alla sua idea. Per quello però servivano i soldi e la ricerca fondi, si sa, è sempre una strada in salita.
«In molti credono che la Silicon Valley sia una sorta di “El Dorado” per chi vuole far crescere la propria startup, in realtà è tra i posti più competitivi al mondo. Parliamo di un ecosistema in cui non esistono muri tra chi fa, chi pensa e chi mette i soldi. Esistono momenti e luoghi in cui inventori, ricercatori ed investitori si incontrano e rendono il processo produttivo molto fluido. È una medaglia a due facce: da una parte è il migliore posto al mondo in termini di accesso al capitale d’investimento, dall’altro lato la competizione è feroce». Il nostro imprenditore amalfitano, infatti, ha dovuto sudare non poco prima di vedere arrivare i primi investimenti, rischiando ogni giorno che il ramo dove aveva deciso di sedersi si spezzasse e fosse costretto a tornare indietro. «Ho raccolto i primi 500mila dollari in 100 appuntamenti. I primi 30 sono andati tutti male. Ma io non mollavo. Ci credevo. Questa è la golden age del giornalismo. Non c’è mai stata cosi tanta produzione di informazioni», ha dichiarato non molto tempo fa in un’intervista.
E racconta: «290 imprenditori su 300 non ce la fanno, ma spesso poi hanno successo con un’altra idea… da cosa nasce cosa, ed è questo il bello della Silicon Valley. Qui si dice “ideas are cheap”: avere un’idea non costa molto. Qui chi ha qualcosa in mente condivide, chiede confronti».


 

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