I tre sindaci firmano una letterina di natale e la spediscono a Repubblica. Vogliono il centrosinistra unito alle prossime amministrative. Quello che secondo Civati, però, non esiste più (come dimostra il governo nazionale, o la coalizione del Pd a Napoli). Chi ha ragione?

Geniale è la battuta di Ellekappa: «Appello di Pisapia, Doria e Zedda per l’unità di tutta la sinistra. Poi lo spediscono a Babbo Natale, immagino». I tre però l’hanno spedita a Repubblica, la lettera in cui chiedono di «ritrovare quell’unità aperta e larga del centrosinistra che, sola, può ridare fiducia alle cittadine e ai cittadini italiani».

Lo spauracchio della Francia, dell’avanzata della destra più radicale, è l’attacco. Poi c’è un richiamo a «un approccio ideale e non ideologico». Firmato Pisapia da Milano, Doria da Genova, Zedda da Cagliari. Sono i tre sindaci simbolo del centrosinistra dei tempi di Bersani. «È indispensabile», scrivono, «ripartire dalle forze politiche che, insieme al civismo autentico, compongono, in gran parte d’Italia, il centrosinistra e che, con differenze ma unità di intenti, hanno saputo vincere e governare». «Quelle forze sono principalmente il Partito Democratico, perno e componente maggioritaria, e Sel», e sì, è «uno schema diverso rispetto a quello del governo nazionale, dove Sel è all’opposizione. Ma noi auspichiamo e lavoriamo affinché questa fase sia un momento transitorio».

I tre – tutti eletti in virtù di elezioni primarie che li vedevano sostenuti da Sel e da un fronte “arancione” nel caso di Doria e Pisapia – si pongono così in aperta opposizione alla linea che Pippo Civati, su tutti, sta imponendo alla sinistra. Civati dice che mai ci si può alleare con il Pd. Si è arrivati all’eccezione di Cagliari – dove Zedda ha già in tasca la coalizione che dice di auspicare – ma a Torino, a Roma, a Napoli, a Bologna, il modello sarà quello e anche Sel, guidata da Nicola Fratoianni, è ormai d’accordo. Fratoianni e Stefano Fassina, ad esempio, hanno detto che a Milano alle primarie – dove pure Sel voleva sostenere Francesco Majorino – non si può partecipare se c’è la candidatura di Sala. «Perché se poi vince Sala bisogna sostenerlo», dicono entrambi, ed è meglio non correre il rischio.

Il braccio di ferro è così dentro Sel, in particolare, dove la linea di Fratoianni non è condivisa da tutti. Con alcuni esponenti locali – in Piemonte tra le prime c’è l’assessore regionale Monica Ceruti – che sottoscrivono al volo l’appello e cercano così di riportare la sinistra nella coalizione. L’assist – si spera involontario – è però a Matteo Renzi che già da alcune settimane ha cominciato la campagna del voto utile, sottolineando come sia esclusiva volontà della sinistra, la rottura, come se nulla importasse che ormai da tre governi il Pd stia in maggioranza con Alfano, faccia le riforme che piacciono a Sacconi e a Napoli – ad esempio – abbia composto per la prima volta una coalizione che vanta formalmente l’apporto dell’Udc e di Ncd.