Un progetto pilota faciliterà l'arrivo di mille persone. A Bruxelles, intanto, si discute della chiusura delle frontiere esterne e si apre la procedura di infrazione contro l'Italia per non aver preso le impronte digitali ai rifugiati

Mille esseri umani potranno raggiungere l’Italia senza affrontare il calvario e senza rischiare la vita, dal Marocco, dal Libano e dall’Etiopia. Grazie a un corridoio umanitario, il primo in Italia e in Europa, che verrà attivato dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e dalla Comunità di Sant’Egidio.

Il progetto-pilota sui corridoi umanitari di Mediterranean Hope, arriva dopo mesi di dialogo con le autorità interessate. Oggi, 16 dicembre, gli enti annunciano l’avvio del progetto: un migliaio di profughi, grazie al rilascio di visti per motivi umanitari, potranno entrare in sicurezza sul territorio italiano. Senza oneri per lo Stato italiano. I fondi, infatti, sono stati impiegati dalla Tavola valdese, che ha sostenuto il progetto sin dalla fase iniziale e di ideazione. «Abbiamo apposto una semplice firma, ma è il frutto di centinaia di migliaia di altre firme di contribuenti italiani che hanno deciso di destinare il loro 8 per mille alle Chiese metodiste e valdesi», ha precisato Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese.

I corridoi umanitari, che da anni vengono chiesti a gran voce per risparmiare i viaggi della morte a chi fugge da guerra e miseria, sono una novità per l’Italia. E sono anche un modello per altri Paesi dell’area Schengen: 

«Si tratta di una buona pratica per l’Italia e per l’Europa», sottolineano Luca Maria Negro, presidente di Fcei, e Marco Impagliazzo, presidente della comunità di Sant’Egidio.

Un progetto ancora più importante alla luce di quanto accade in queste ore nelle stanze di comando europee. L’Italia, per esempio, si è vista aprire dalla Commissione una procedura di infrazione per non aver preso – anche con l’uso della forza – a quanti sbarcano sulla nostre coste. Con la forza sì, perché la legge europea (il regolamento Dublino III) prevede chi fa domanda di asilo o protezione debba rimanere nel primo Paese d’ingresso ad aspettare l’esito.

E non solo, in queste ore, dicevamo, dalle stanze dei bottoni dell’Ue fuoriescono richieste e annunci che vanno in una direzione tutt’altro che prossima all’accoglienza: irrigidimento delle frontiere esterne e aumento dei rimpatri. Perché? Lotta al terrorismo, ovviamente. Secondo le stime dell’Ue sono 1,5 milioni i migranti che hanno attraversato illegalmente le frontiere esterne dell’Ue tra gennaio e novembre di quest’anno. Le soluzioni, quindi appaiono la modifica di Schengen (altro che modifica di Dublino) e la creazione di una sorta di foglio europeo per i rimpatri: la modifica del codice Schengen al fine di rendere obbligatori i controlli sistematici sui cittadini Ue in entrata e in uscita alle frontiere esterne; poi, la Commissione propone l’istituzione di un documento di viaggio europeo per il rimpatrio dei migranti illegali, che avrà un formato europeo uniforme con caratteristiche tecniche e di sicurezza accresciute, e sarà valido per un solo viaggio. È la soluzione dell’Ue al maggiore ostacolo pratico nell’effettuazione dei rimpatri, che quasi sempre (su mezzo milione di espulsioni nel 2014 ne è stato effettuato solo il 40%) è la mancanza di documenti validi.

[social_link type=”twitter” url=”https://mobile.twitter.com/account” target=”on” ][/social_link] @TizianaBarilla