La lettera al ministro Orlando racconta la vicenda di Dominique Velati per denunciare la mancata discussione della legge di iniziativa popolare.
Dominique Velati era una militante radicale e infermiera che si è battuta per la legge 194  e la sua applicazione. Tanto che all’indomani della entrata in vigore della norma dette subito la propria disponibilità a lavorare in sala operatoria durante le interruzioni di gravidanza. Per questo, allora, fu allontanata dal direttore dell’ospedale. Nel corso di tanti anni di lavoro, poi, Dominique si è occupata tante volte di malati terminali. «La voglia di stare con loro era fortissima. Molti infermieri hanno paura di affrontare il problema della morte con i pazienti. E poi anche i medici non ne parlano, nessuno ne parla. Di solito si chiudono a riccio, non parlano più, si isolano stando a letto» ha detto in una bella intervista di Ferruccio Sansa apparsa su Il Fatto. «Invece è importante poterne parlare». Dominique lo ha fatto. Anche quando è toccato a lei. Mesi fa le fu diagnosticato un tumore che si è rivelato molto aggressivo. I medici le avevano detto che le restava poco da vivere. «Io ho cercato di andare avanti, parlandone. Senza timori, come una cosa normale, naturale. Perché è naturale la morte, fa parte della nostra vita».
Ma soprattutto  Dominique ha voluto trasformare la sua malattia ormai terminale in una battaglia politica per i diritti di tutti. E avendo deciso di andare a morire in Svizzera, ha voluto rendere  pubblica questa sua scelta per accendere i riflettori sulla proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia legale che dal settembre 2013 giace in Parlamento. «Una proposta di legge che abbiamo depositato insieme a Exit, Uaar, Radicali Italiani, Certi Diritti e altri, che ha raccolto 67mila firme, ma che non è mai stata discussa. Neanche in Commissione», denuncia Marco Cappato dei Radicali Italiani che ha appena fondato l’associazione Sos eutanasia, per aiutare le persone come Dominique, malati terminali, che hanno deciso di morire con dignità.  «Avendo sempre lavorato lei è riuscita a mettere insieme, da sola, i 12mila euro che servono per pagare la clinica di Berna, ma tanti altri malati non hanno questa possibilità economica. E con questa nuova associazione vogliamo anche cercare di dar loro una mano economicamente» ha detto Cappato presentando questa nuova associazione, nata per non creare problemi legali all’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca di cui è tesoriere.
In Italia, come è noto, l’eutanasia è illegale. Ma anche aiutare una persona ad attuare il suicidio assistito è fuori legge e si rischia dai 5 ai 12 anni di carcere.  D’accordo con Dominique Velati, Marco Cappato, responsabile legale di Sos eutanasia, le ha pagato il biglietto di sola andata per Berna, autodenunciandosi, compiendo un’azione politica per tentare di rompere il muro di silenzio che circonda in Italia la situazione dei malati terminali. Sono circa mille all’anno le persone che si suicidano nei modi più diversi e atroci non potendo accedere all’eutanasia legale. Senza dimenticare tutti quei malati terminali che sono vittime di accanimento terapeutico, quando le macchine fanno andare avanti una vita che ormai è solo biologica.  I medici della clinica svizzera che  hanno aiutato a morire Dominique hanno analizzato a fondo il suo quadro clinico, anche quello psicologico, prima di accettarla alla Dignitas. L’iter di esami è stato accurato e approfondito, anche dopo la presentazione delle cartelle dei medici che l’avevano avuta in cura e che parlavano di metastasi ovunque, dopo l’intervento al fegato. Ma secondo la legge italiana e la religione cattolica Dominique avrebbe dovuto sopportare il dolore e lo strazio di una patologia fisica devastante per la quale, ad oggi, a quello stadio e per quel quadro clinico, non c’era cura.
@simonamaggiorel
 aggiornamento del 22 dicembre, una dichiarazione di Marco Cappato: “In queste ore ho ricevuto ulteriori 6 richieste di aiuto per ottenere il suicidio assistito all’estero.Come ribadito nella dichiarazione spontanea rilasciata nella giornata di ieri presso la Legione Carabinieri Lazio, Stazione di piazza San lorenzo in Lucina a Roma, l’azione mia e di soseutanasia.it, continuerà.

In particolare, l’obiettivo dell’azione di disobbedienza civile è che il Parlamento finalmente si assuma la responsabilità di discutere le proposte di legge per la legalizzazione dell’eutanasia e il pieno riconoscimento del testamento biologico, a partire dalla proposta di legge di iniziativa popolare depositata alla Camera dei Deputati il 13 settembre 2013.
Ho ricevuto stamane comunicazione che il verbale delle dichiarazioni spontanee rilasciate, è già stato trasmesso alla Procura della Repubblica di Roma”.