L'unica trasmissione di musica della Rai viene cancellata dopo essere stata ignorata. Se non sono grandi eventi e gare canore, spazio per le sette note, in Tv non ce n'è

«Se Rai 5 è un canale culturale, dovrebbe fare cultura contemporanea. La musica è cultura contemporanea e con Ghiaccio Bollente noi facciamo cultura. Ma alla Rai a quanto pare non la pensano così. Loro pensano che questa non sia cultura, altrimenti toglierebbero un po’ di spazio al teatro d’essai o alla musica classica», dice Carlo Massarini. Una mail una settimana fa e nessuna motivazione: il magazine Ghiaccio Bollente si scioglierà come neve al sole nel nuovo anno. Il programma di approfondimento sulla musica jazz, rock, funky, contemporanea, non è previsto nel nuovo palinsesto.

«Quella di domani sera (martedì) è l’ultima puntata», dice Carlo Massarini, l’uomo della notte e della musica, il creatore agli inizi degli anni ’80 di Mister Fantasy, il programma Rai che ha fatto conoscere all’Italia l’uso del videoclip quando si trattava di una novità. «Come ai giocatori a cui si dice di svuotare gli armadietti», dice Carlo Massarini che pure in quest’ultimo periodo ha cercato di parlare con i dirigenti Rai, ma senza successo. Una settimana fa è arrivata la mail del produttore esecutivo di Milano. «Una mail terminale, alla fine del processo», continua Massarini. Da gennaio 2014 conduce il magazine che affianca Ghiaccio Bollente, il flusso musicale notturno di Rai5, che due volte a settimana viene preceduto appunto dal programma costituito da interviste e approfondimenti spesso con artisti in studio.

«Non esiste un altro programma sulla tv italiana che trasmetta tutti i tipi di musica – rock, blues, jazz, folk, world, classica contemporanea – scegliendo solo in base alla qualità, senza barriere di generi», è scritto in una petizione appena partita su Change.org che chiede al direttore Campo Dall’Orto di tornare suoi propri passi. Il contratto di Massarini scade a dicembre 2015, quelli degli altri componenti della mini redazione di quattro persone a luglio 2016. Ma intanto è il contratto più “pesante” di Massarini che conta. «Facciamo tutto in casa, non costiamo quasi nulla alla Rai, mi porto io due telecamere e l’assistente alla regia fa anche il doppiaggio. La macchina produttiva è zero. Siamo noi stessi ad autoprodurci, per questo è assurdo che lo chiudano». Massarini spera che magari si tratti di una pausa fisiologica – solo uno stop per il mese di gennaio – e poi si riprenda a febbraio. Ma qualcuno si deve far vivo, e per il momento non è accaduto. «Sta di fatto che ci hanno interrotto qua».

«Nel gennaio 2014 è iniziato il flusso di film e video – ricorda Massarini -, poi si sono aggiunti 10 minuti iniziali di ogni sera, che sono diventati 15 quattro giorni alla settimana che poi venivano riassunti  in un magazine alla fine della settimana. A ottobre 2014  il flusso è rimasto e il magazine è diventato una presenza ufficiale, in onda il sabato e il martedì in replica, per cui domani notte è l’ultimo».  Un programma, ricordiamo, che oltre a far conoscere le novità straniere presenta interessanti incontri con musicisti italiani, come è accaduto negli ultimi tempi con Manuel Agnelli o con Ezio Bosso (sabato scorso).

Il magazine, che non fa grandi numeri – ed è anche ovvio visto che si tratta del digitale terrestre – non è stato  valorizzato dalla Rai. «Non hanno mai fatto uno spot o un comunicato», sottolinea Massarini. «Quando ne ho parlato, da Sanremo a varie trasmissioni radio, è stato perché mi hanno chiamato loro: non c’è stata alcuna promozione».

La cancellazione di Ghiaccio Bollente però dimostra molte cose. Che la Rai si disinteressa di musica intesa come una parte della cultura contemporanea. I fatti parlano chiaro. Una trasmissione nata quasi per caso, grazie a film pregevoli sui gruppi e concerti storici e poi il magazine. Ma senza dietro una strategia culturale. «È stata un’idea nata dal basso che poi si è cementata, noi ci abbiamo messo impegno e qualità ed è diventato un appuntamento di riferimento, anche perché è l’unico». Che adesso però rischia di scomparire definitivamente.

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.