Dopo Italia, Francia e Inghilterra, anche la Spagna archivia la politica a due. Fortuna però che Podemos non è il Movimento 5 stelle e le larghe intese non sono un destino obbligato

I conti con la batosta

Con l’anticipo delle europee (quando Podemos prese l’8 per cento), sotto questi colpi, anche in Spagna è dunque finito il bipartitismo. Ormai i Popolari e i socialisti del Psoe devono fare i conti con gli effetti della batosta elettorale, con i cinque milioni di voti persi rispetto al 2011. Sono ancora i partiti più votati, quelli tradizionali, ma nessuno ha avuto i 176 seggi che servono per governare. E allora bisogna cimentarsi – fatto inedito in Spagna – con l’ipotesi delle coalizioni. E la Spagna sembra così un po’ l’Italia, con lo stesso identico rischio di finire con il cementare l’immagine di due Paesi, uno contro l’altro, la vecchia e la nuova Spagna. L’Italia populista dei 5 stelle, e quella della responsabilità del Partito della Nazione – o almeno così è il racconto che fa comodo tanto a Matteo Renzi quanto a Grillo. Mentre procedono le prime consultazioni e si cerca di evitare un ritorno alle urne, vediamo però quali sono gli scenari possibili in Spagna.

Podemos, Psoe, più independisti

Podemos è la terza forza, dicevamo, di un voto che ha spaccato e risvegliato la Spagna. La formazione di Iglesias (con il 20,7 per cento e 69 seggi al suo esordio nelle Cortes) è stato a lungo raccontato e si è a lungo presentato come un partito antisistema e antiglobalizazione, un po’ bolivariano, con dirigenti formati su testi sacri della sinistra latinoamericana. Ma presto si è moderato, virando leggermente sulla socialdemocrazia. La strategia ha dimostrato intelligenza, finezza e con una buona dose di oratoria ha dato i suoi frutti in campagna elettorale. Immaginare un governo a tempo e con obiettivi precisi con i socialisti non è quindi così azzardato. L’obiettivo di Podemos è la riforma della Costituzione e della legge elettorale, che vogliono meno impostata sul bipartitismo.
La legge anticorruzione, la cancellazione dei vitalizi ai politici che tornano a lavorare in aziende private, e una serie di diritti sociali, ovviamente. Dipinti come gli eredi di Hugo Chavez, gli attivisti di Podemos possono convivere con gli independisti e i nazionalisti baschi e catalani (Pnv, Bildu o Erc). Pablo Iglesias ha sempre detto, per esempio, che i catalani devono decidere del loro destino. E qui il socialista Pedro Sánchez non è d’accordo, ma tolto questo, secondo il quotidiano El Pais, per Iglesias si può trattare. Il leader di Podemos potrebbe proporre un nome tecnico – ma non come i tecnici conosciuti dall’Italia, si spera. […]

cover left n.1 | 2 gennaio 2015

 

L’articolo continua sul n. 1 di Left in edicola dal 2 gennaio 2016

 

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