Nel suo discorso al Congresso, il presidente Usa non elencherà delle proposte, ma cercherà di tracciare un quadro positivo dell'America contemporanea da contrapporre al dipinto a tinte fosche repubblicano. E' un inizio di campagna elettorale

Stanotte Obama terrà il suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione, una consuetudine di inizio anno durante la quale il presidente illustra l’agenda per l’anno a venire e chiede al Congresso di collaborare con lui. Un rito un po’ stanco che serve a segnare vicinanza e differenze tra i partiti. In un anno elettorale lo diventa un po’ meno, perché le priorità elencate dal presidente diventano oggetto di dibattito tra i candidati a succedergli. Con un Congresso a maggioranza repubblicana e la campagna elettorale alle porte, Obama non ha molto da chiedere all’opposizione più dura che un presidente abbia mai avuto davanti. Le anticipazioni ci dicono che il presidente democratico presenterà idee e criticherà il Congresso per la sua incapacità di agire. E poi discuterà di sicurezza nazionale, che quest’anno il terrorismo e le crisi sono diverse. Non sarà un elenco di proposte, dopo aver fatto il lavoro di preparazione, lo staff ha presentato al presidente le ipotesi da inserire nel discorso e a Obama non sono piaciute, non le ha trovate abbastanza nuove e forti.

«Sentirete parlare della necessità che ogni americano abbia una chance in un’economia che cambia. Sentirete parlare di usare tutti gli elementi in nostro potere per proteggere e far crescere l’influenza di questo Paese – ha detto il capo dello staff McDonough – E, soprattutto sentirete parlare il presidente di come fare in modo che ogni americano abbia la possibilità di contare in questa democrazia. Non pochi eletti, non i milionari e miliardari, ma ogni americano». Parlerà dei finanziamenti alle campagne e del ruolo delle lobby e di come riformare il sistema? Quello è il vero nodo della politica e della democrazia americana, come si vede proprio nella vicenda delle armi – o in quella dell’energia, dove a pesare sono i petrolieri.
Con il rumore di fondo dei candidati repubblicani a spiegare come gli Stati Uniti siano un disastro, le cose vadano male e non ci sia speranza, Obama cercherà di delineare un quadro positivo. In fondo, quando è giunto alla Casa Bianca la disoccupazione era al 9,8% e oggi è al 5% e il Pil cresce dalla metà del 2009, dopo che il Congresso, all’epoca democratico, aveva approvato un enorme piano di spesa pubblica.
Il presidente parlerà di armi, Guantanamo (per chiudere il carcere aperto 14 anni, una promessa del 2008, ha bisogno del voto delle Camere) e di dove si trova l’America. Tra gli ospiti invitati da Michelle Obama e seduti accanto alla first lady (un’altra consuetudine) le vittime di sparatorie, attivisti LGBT, latinos, un rifugiato siriano e un soldato di origini musulmane. E poi una sedia vuota, a simboleggiare una persona che non c’è più perché uccisa dalle armi da fuoco.

Lo Stato dell’Unione come fosse un film di Wes Anderson, un gioco della CNN

(Il canale all news presenta lo Stato dell’Unione montando il servizio come si trattasse di un film del fantasioso regista di Gran Budapest Hotel)
Visto che si tratta dell’ultima occasione di parlare in maniera ufficiale al Paese, Obama traccerà un bilancio, ricordando dove ha trovato il Paese e quanta strada è stata fatta. «Ciò che voglio mettere a fuoco in questo discorso sullo stato dell’Unione», ha detto Obama in un video anteprima registrato alla Casa Bianca sono «non solo i progressi notevoli che abbiamo fatto, e non solo quello che voglio ottenere nel prossimo anno, ma ciò che tutti noi dobbiamo fare insieme negli anni a venire. Le grandi cose che garantiranno un futuro migliore, più prospero all’America dei nostri figli». In parte, sarà un modo indiretto per elencare alcuni punti in agenda che sono molto vicini alle idee e alle proposte dei candidati democratici. Aspettiamoci un fuoco ad alzo zero da parte di tutti i candidati del Grand Old Party, per vincere il partito dell’elefantino deve convincere gli americani che questi anni sono stati un disastro. Obama deve fare il contrario mentre i candidati democratici devono avere la capacità di prendere leggermente le distanze dal presidente non super-popolare senza eccedere: i temi di cui parla sono quelli che animano la loro campagna elettorale. E le proposte non sono poi troppo distanti.

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