Il ricordo del grande Maestro della commedia italiana, fra foto, incontri e film indimenticabili

Se ne è andato Ettore Scola grande maestro della commedia all’italiana, che con film come C’eravamo tanto amati (1974) e altri titoli nati dalla collaborazione con Ruggero Maccari, Age e Scarpelli, ha avuto la capacità di affrescare con precisione gli ambienti storici e sociali. Anche grazie alla sua capacità di entrare in rapporto vero con gli attori, il cinema di Scola è riuscito a uscire dal cinema di genere, per diventare cinema di rango europeo, andando ben oltre i limiti della commedia. Basta pensare a film come Ballando ballando (1983) con cui si aggiudicò una César per la regia, uno speciale Orso d’argento al Festival di Berlino, oltre a una nomination all’Oscar come miglior film straniero. Nella sua lunga carriera di premi Scola ne ha accumulati molti, al Festival di Cannes nel 1976 per la migliore regia di Brutti, sporchi e cattivi e poi nel 1977 con  C’eravamo tanto amati  nell’80 con Gasmann e Manfredi con La terrazza  e una Una giornata particolare.

Ettore Scola si era fatto le ossa come regista lavorando al fianco di Antonio Pietrangeli per il film Nata di marzo (1958) e  il drammatico Adua e le compagne (1960).  La sua prima regia fu Se permettete parliamo di donne (1964), affinando la propria arte del ritratto femminile in film come Io la conoscevo bene (1965). Accanto al cinema più comico con Alberto Sordi, Scola non ha mai trascurato l’impegno, anche con film militanti come  Trevico-Torino, viaggio nel Fiat-Nam (1973) e poi partecipando  al film collettivo L’addio a Enrico Berlinguer (1984) e ancora nel 2001 con un altro importante film collettivo, Un altro mondo è possibile, sui fatti avvenuti durante il G8 di Genova.
Dicevamo della sua capacità di dirigeri attori che poi sono diventati un simbolo di una certa Italia e una certa epoca. È questo il caso di Marcello Mastroianni, con il quale nel 1970 Scola diresse  Dramma della gelosia che giocava su un registro comico grottesco.

Una chiave di buffo iperealismo caratterizzava anche Brutti, sporchi e cattivi, spaccato di vita di un gruppo di immigrati meridionali in una borgata romana interpretato da Nino Manfredi. Nel film Permette? Rocco Papaleo (1971), tratteggiava un graffiante ritratto della ricca società americana, mentre in Una giornata particolare, grazie a due icone come Mastroianni e la Loren raccontava la storia di un’amicizia  tra una casalinga e un omosessuale antifascista ambientata nel giorno della visita di A. Hitler a Roma nel 1938. Un film che quest’anno conoscerà una trasposizione teatrale a fine stagione grazie a Giulio Scarpati. E ancora, il nome di Scola  si lega a quello di Jack Lemmon nel film Maccheroni (1985) e a quello di Massimo Troisi con il quale girò Che ora è? (1989) e Splendor (1989) . Pellicole nelle quali il Maestro costruisce una dimensione intima e psicologica.

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Un tratto sensibile di Scola che emerge in opere come C’eravamo tanto amati e La famiglia , film capaci di raccontare con leggerezza profonde trasformazioni sociali, mettendo a fuoco le illusioni del secondo dopoguerra e l’inferno della famiglia borghese. Temi che riemergono come indagine degli incontri-scontri di più generazioni, anche in anni più recenti con film come  La cena (1998). Non sensa una vena di humour nero, che diventa caustica critica sociale in  Concorrenza sleale (2001), pellicola che resituisce il clima cinico e a tratti disperato dell’Italia contemporanea in una oscura storia di crimini familiari. Di Scola è anche il ritratto di un altro grande del Cinema, Fellini, raccontato nel 2013 in Che strano chiamarsi Federico.

«Il cinema è divertimento? Si può anche scherzare e ridere – diceva Ettore Scola – ma bisogna avere qualcosa da dire. Il cinema è un po’ come un faretto che può illuminare ceri argomenti, anche scomodi».

Le foto di Ettore Scola e Federico Fellini

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