In Danimarca i maiali sono importanti. Come il latte: grazie alle quote e a una tradizione rurale questi due prodotti – che di alberi da frutto nelle pianure dello Jutland non ne crescono – sono colonne portanti dell’economia agricola danese. Del resto, in Danimarca vivono molti più maiali che uomini e il 77% degli allevamenti e 15mila persone che ci lavorano sono proprio in Jutland. E l’export agricolo del Paese è cruciale per il settore agricolo e per l’economia. I maiali sono anche l’ultimo strumento adottato da qualche politico della destra danese per mostrare di fare di tutto per opporsi all’arrivo di rifugiati. Il consiglio municipale di Randers, città di 61mila abitanti nel nord dello Jutland, la penisola collegata all’Europa che confina con la Germania, ha infatti deciso di dichiarare la guerra delle salsicce e delle polpette. Il voto di lunedì scorso ha reso obbligatorio per le istituzioni pubbliche, tra cui mense di asili e asili nido, si servire piatti di carne di maiale nei loro menu. La ragione è dichiarata: preservare l'identità e la cultura danese. Ora, chiunque abbia messo piede in un supermercato, in un ristorante o in una mensa danese è a conoscenza del fatto che pancetta, polpette, wurstel, arrosto di maiale ti guardano da ogni vetrina, vassoio, menu. L’idea di questo regolamento comunale è evidentemente una manovra politica parte di una campagna più grande anti rifugiati e anti-Islam. Come spesso avviene in questi casi, i promotori dell’iniziativa hanno spiegato che non vogliono forzare nella maniera assoluta nessuno – ebrei e musulmani - a mangiare carne contro le loro convinzioni religiose. Eppure, sulla sua pagina Facebook, Martin Henriksen, leader del Partito del popolo danese, ha scritto: «Dovrebbe essere inutile dire che è inaccettabile vietare gli elementi che contraddistinguono la cultura alimentare danese…cosa viene dopo?! Il nostro partito si batte, a livello nazionale e locale per la cultura danese ... e, di conseguenza, lottiamo contro le regole islamiche che pretendono di dettare ai bambini danesi quel che dovrebbero mangiare». L’ex ministro all’integrazione Manu Sareen, ha detto a The Independent che il tentativo è quello «di imporre un'ideologia... in questo caso sui bambini». Il New York Times cita invece la pagina Facebook La socialdemocratica di Raven, Fatma Cetinkaya, si dice preoccupata e spiega al New York Times che la città non ha avuto mai problemi di integrazione o di criminalità e che questa misura rischia di alimentare tensioni. Sempre sul quotidiano newyorchese si cita l’archeologa e conduttrice radiofonica Ayse Dudu Tepe, che scherza: «In un Paese che conta più maiali che essere umani è perfettamente sensato che ci sia un partito che si occupi di maiali»· Del resto, grazie al partito del popolo danese è anche stata approvata la legge che prevede il sequestro dei beni ai rifugiati per pagarsi le spese. Farebbe ridere se non fosse tragico.  

In Danimarca i maiali sono importanti. Come il latte: grazie alle quote e a una tradizione rurale questi due prodotti – che di alberi da frutto nelle pianure dello Jutland non ne crescono – sono colonne portanti dell’economia agricola danese. Del resto, in Danimarca vivono molti più maiali che uomini e il 77% degli allevamenti e 15mila persone che ci lavorano sono proprio in Jutland. E l’export agricolo del Paese è cruciale per il settore agricolo e per l’economia.

I maiali sono anche l’ultimo strumento adottato da qualche politico della destra danese per mostrare di fare di tutto per opporsi all’arrivo di rifugiati. Il consiglio municipale di Randers, città di 61mila abitanti nel nord dello Jutland, la penisola collegata all’Europa che confina con la Germania, ha infatti deciso di dichiarare la guerra delle salsicce e delle polpette.

Il voto di lunedì scorso ha reso obbligatorio per le istituzioni pubbliche, tra cui mense di asili e asili nido, si servire piatti di carne di maiale nei loro menu. La ragione è dichiarata: preservare l’identità e la cultura danese.

Ora, chiunque abbia messo piede in un supermercato, in un ristorante o in una mensa danese è a conoscenza del fatto che pancetta, polpette, wurstel, arrosto di maiale ti guardano da ogni vetrina, vassoio, menu. L’idea di questo regolamento comunale è evidentemente una manovra politica parte di una campagna più grande anti rifugiati e anti-Islam.

Come spesso avviene in questi casi, i promotori dell’iniziativa hanno spiegato che non vogliono forzare nella maniera assoluta nessuno – ebrei e musulmani – a mangiare carne contro le loro convinzioni religiose.

Eppure, sulla sua pagina Facebook, Martin Henriksen, leader del Partito del popolo danese, ha scritto: «Dovrebbe essere inutile dire che è inaccettabile vietare gli elementi che contraddistinguono la cultura alimentare danese…cosa viene dopo?! Il nostro partito si batte, a livello nazionale e locale per la cultura danese … e, di conseguenza, lottiamo contro le regole islamiche che pretendono di dettare ai bambini danesi quel che dovrebbero mangiare».

L’ex ministro all’integrazione Manu Sareen, ha detto a The Independent che il tentativo è quello «di imporre un’ideologia… in questo caso sui bambini». Il New York Times cita invece la pagina Facebook

La socialdemocratica di Raven, Fatma Cetinkaya, si dice preoccupata e spiega al New York Times che la città non ha avuto mai problemi di integrazione o di criminalità e che questa misura rischia di alimentare tensioni. Sempre sul quotidiano newyorchese si cita l’archeologa e conduttrice radiofonica Ayse Dudu Tepe, che scherza: «In un Paese che conta più maiali che essere umani è perfettamente sensato che ci sia un partito che si occupi di maiali»· Del resto, grazie al partito del popolo danese è anche stata approvata la legge che prevede il sequestro dei beni ai rifugiati per pagarsi le spese. Farebbe ridere se non fosse tragico.