È possibile fare informazione su rifugiati e migranti senza il cadavere di un bambino sulla spiaggia greca, senza le drammatiche storie dalla “Giungla” di Calais o dalla rotta balcanica? C'è un nuovo sito, nato pochi giorni fa, che crede di sì

È possibile fare informazione su rifugiati e migranti senza il cadavere di un bambino sulla spiaggia greca, senza le drammatiche storie dalla “Giungla” di Calais o dalla rotta balcanica? C’è un nuovo sito, nato pochi giorni fa, che crede di sì. Che si possa sfidare il populismo, il razzismo e gli stereotipi, anche attraverso dati e infografiche. Si chiama Open Migration ed è un progetto con cui CILD, la Coalizione italiana libertà e diritti civili, vuole migliorare la qualità dell’informazione sull’immigrazione.

Guardando al microscopio della statistica si scoprono molte cose. Per esempio che gli eritrei sono arrivati in massa in Italia nel 2015 ma che pochissimi hanno scelto il nostro paese come destinazione finale. È in questo grafico il fallimento del Regolamento di Dublino, che impone la presentazione della domanda d’asilo nel paese d’approdo in Europa. La battaglia che si sta combattendo a Bruxelles sulla pelle dei migranti emerge dai numeri se sono interrogati nel verso giusto. Angela Merkel sbandierava a fine dicembre un milione di rifugiati giunti in Germania 2015. Ma da dove viene quel numero? È vero? Su cosa si fonda?

A Matteo Salvini piacerebbe selezionare i rifugiati per religione. Ma è possibile? No, di certo, diremmo tutti. Ma su quali basi giuridiche si fonda questo divieto? La risposta su Open Migration è affidata al giurista. Si deve credere a chi parla di “invasione musulmana” in Italia? Andando a vedere i numeri la risposta è no, perché la percentuale di islamici nel nostro paese è costante (un terzo degli stranieri) da più di vent’anni a questa parte e perché la nazionalità più presente è quella romena, bianca e cristiana.

Oltre ai numeri ci sono le idee. E nella sezione dedicata sono ospitate le opinioni di Zygmunt Bauman (“la sospensione della democrazia verso i migranti è una vittoria del terrorismo”) e di Nando Sigona, sociologo a Birmingham, sul fallimento della politica di relocation europea.

Ecco, Open Migration vuole essere uno strumento attraverso cui comprendere al meglio un fenomeno come quello delle grandi migrazioni e al tempo stesso che possa aiutare a ripulire l’informazione e, soprattutto, la disinformazione che circola intorno a migranti e rifugiati.

 

Due esempi di cosa fa Open Migration con numeri e grafiche qui sotto. Sono grafici utili a discutere, ragionare, pensare a politiche e riportare le cose, i fatti dove sono, lontano dal rumore che ci frastorna.

In Italia si parla molto di invasione islamica, eppure tra il 2003 e oggi la percentuale di immigrati musulmani è diminuita ovunque, come si evince dalla infografica qui sotto (l’articolo qui)


La seconda grafica riguarda ancora l’Italia e ci segnala come, nonostante tutto, l’ondata di rifugiati abbia cambiato la nostra percezione delle cose. Il dato riguarda le ricerche effettuate su Google negli anni passati: quest’anno abbiamo cercato meno clandestini e più rifugiati (qui l’articolo). IT_Google-search-trend-year

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