In Thailandia una società di costruzioni ha tirato su un villaggio per i lavoratori migranti impiegati nei suoi cantieri. File di container di metallo, ecco la gallery

File di container di metallo color giallo sole, che si ripetono per tre piani, come fossero case. Anzi, sono case. A Samut Prakan, periferia di Bangkok, in Thailandia, un’impresa di costruzioni ha pensato di installare una specie di villaggio a uso abitativo per i lavoratori migranti impegnati in un progetto che durerà circa tre anni, e per le loro famiglie. Lo chiamano “Container Village for Migrant Workers” e i lavoratori in questione arrivano da Cambogia, Myanmar e Laos, ma ci sono anche molti thailandesi. In totale, sono più di 400 e fanno parte dell squadra di costruzione che lavora su due siti separati, ma per lo stesso datore di lavoro.

Scale e passerelle, all’interno, collegano i grandi container. Ogni blocco di 12 metri è diviso in quattro “case”, e in alcune ci vive un’intera famiglia. La corrente elettrica, c’è. Ogni casa è dotata di prese per la corrente e spesso al loro interno c’è posto anche per una tv o un impianto per la musica. Mentre i bagni e l’acqua corrente sono in uno spazio comune, dove sono state collocate quattordici grandi vasche per i migrant workers. Tutto intorno: negozi di generi alimentari, una scuola e un parco giochi per i figli degli operai. Campi di pallavolo e di speck takraw.

Arrivare in Thailandia, per un migrante, non è cosa semplice. Nemmeno se chi ci prova sta scappando dai campi di prigionia nella giungla al confine con la Malaysia Le politiche migratorie di Bangkok sono durissime e prevedono anche i respingimenti in mare. E non mancano i traffici illeciti: la scorsa estate 72 persone – tra cui un alto generale dell’esercito e alti ufficiali – sono state incriminate con l’accusa di traffico di esseri umani.

A dire del reporter, la gran parte degli abitanti di questo strano villaggio sta bene, anche se le condizioni di vita potrebbero essere migliori. Perché è di lavorare in Thailandia che sono contenti, quasi tutti dicono di non voler tornare nei loro Paesi d’origine quando il lavoro del momento sarà finito. Un nuovo progetto arriverà. E allora il villaggio sarà smontato e riposizionato per continuare a essere la loro casa temporanea.

Gallery a cura di Monica Di Brigida