Bravi ragazzi con «uno stile di militanza fattivo e dinamico ma rigoroso nelle rispetto delle gerarchie interne» sospinti dal dichiarato obiettivo «di sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio.» Il delirio è protocollato dalla Direzione centrale della Polizia

Siamo strani noi che li abbiamo sempre vissuti e raccontati come un manipolo di fascistelli prepotenti mentre, invece, quelli di CasaPound sono bravi ragazzi con «uno stile di militanza fattivo e dinamico ma rigoroso nelle rispetto delle gerarchie interne» sospinti dal dichiarato obiettivo «di sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio.» Il delirio è protocollato (protocollo N.224/SIG. DIV 2/Sez.2/4333) dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione e porta la data dell’11 aprile 2015. È la Polizia a dirci, con trasporto apologetico, come CasaPound abbia preso corpo «facilitato dalla concomitante crisi delle compagini della destra radicale e dalla creazione di ampi spazi politici che Casa Pound si è dimostrata pronta ad occupare» e faccia proselitismo «anche attraverso l’organizzazione di innumerevoli convegni e dibattiti cui sono frequentemente intervenuti esponenti politici, della cultura e del giornalismo anche di diverso orientamento politico».

Ma non finisce qui: nel documento allegato dal legale di CasaPound in una causa tra l’organizzazione e la figlia di Erza Pound (la signora Mary Pound vedova de Rachewiltz che contesta l’uso del nome del poeta da parte dei «fascisti del terzo millennio» che è un po’ come se a suo tempo Sbirulino avesse fatto causa a Sandra Mondaini, per dire, nda) il compiacente (e compiaciuto) funzionario della polizia racconta della «progettualità tesa al conseguimento di un’affermazione del sodalizio al di là dei rigidi schemi propri delle compagini d’area» comprovato (secondo l’acuta analisi politica) da «le recenti intese con la Lega Nord, di cui si condividono le istanze di sicurezza e l’opposizione alle politiche immigratorie, con la creazione della sigla “Sovranità – Prima gli Italiani” a sostegno della campagna elettorale del leader leghista».

Il documento (reso pubblico solo nella giornata di ieri) è l’ennesimo tentativo di correzione chirurgica di un fascismo che in molti vorrebbero riesumare sotto le mentite spoglie di un ideale piuttosto che un crimine ma è anche (e lo scrivo con tutto il consapevole rischio di generalizzare a ragion veduta) l’ennesimo abboccamento tra l’estrema destra e pezzi di forze dell’ordine. Se davvero è possibile redigere un’informativa in cui si scrive che «l’impegno primario» di CasaPound è la «tutela delle fasce deboli attraverso la richiesta alle amministrazioni locali di assegnazione di immobili alle famiglie indigenti, l’occupazione di immobili in disuso, la segnalazione dello stato di degrado di strutture pubbliche per sollecitare la riqualificazione e la promozione del progetto “Mutuo Sociale”» allora davvero occorre segnare il passo.

I raid, le violenze? Nulla. Dice la relazione che «il sodalizio organizza con regolarità, sull’intero territorio nazionale, iniziative propagandistiche e manifestazioni nel rispetto della normativa vigente e senza dar luogo ad illegalità e turbative dell’ordine pubblico» e se ci sono violenti basta decontestualizzarli  dicendo «che all’interno del movimento militano elementi inclini all’uso della violenza, intesa come strumento ordinario di confronto e di affermazione politica oltre che quale metodo per risolvere controversie di qualsiasi natura».

E quindi? Quindi CasaPund sono le “giovani marmotte” del terzo millennio e noi non ce siamo mai accorti. E allora ti viene da pensare che in un mondo visto da questa prospettiva forse davvero anche Salvini sarebbe un moderato pronto ad assurgere a statista.

Molto bene. Buon martedì.