Sulla scena del crimine. Immagini scioccanti e inaccettabili, quando palesemente concorrono a fare di un anarchico un criminale; scioccanti e decisive quando documentano l'uccisione in massa di curdi nell'1988 a lungo negata dagli iracheni. Sono due esempi, sgnificativi, fra i molti che potremmo fare. Fra questi due opposti poli, l'uso strumentale della fotografia per incastrare qualcuno solo perché è un dissidente,  e quello dell'uso dell'obiettivo come potente strumento di verità e di giustizia, si muove la nuova iniziativa proposta da Camera, il centro italiano per la fotografia che ha aperto a Torino lo scorso ottobre sotto la guida di Lorenza Bravetta, giovane direttrice ma che dal 2011 al 2014 è già stata responsabile di Magnum photos per l’Europa continentale. Sulla scena del crimine. La prova dell'immagine dalla Sindone ai droni, fino a primo maggio propone un viaggio lungo un secolo nella fotografia forense, dai primi scatti usati in tribunale fino alle foto satellitari che permettono agli attivisti dei diritti umani di denunciare l’uccisione di civili colpiti dai droni. È la violenza, visibile e invisibile, il filo che percorre la serie di fotografie selezionate dalla curatrice Diane Dufour. Il percorso espositivo allestito da Marco Palmieri squaderna undici casi, fra cui quello di Alphonse Bertillon che documenta la schedatura di fronte e di profilo nei primissimi anni del Novecento che di fatto fissò il protocollo scientifico per la rappresentazione delle scene del crimine. Di grande interesse storico è anche la parte della mostra dedicata al criminologo e titolare della prima cattedra di scienze forensi all’Università di Losanna, Rodolphe Archibald Reiss, al quale il Museo della Fotografia di Charleroi ha dedicato un paio di anni fa una una mostra dal titolo Le Théâtre du Crime.  Personaggio singolare Reiss: aveva accumulato nel suo studio una vasta collezione di fotografie in bianco e nero in cui appare  particolarmente inquientante la lucida ricerca di inquadrature estetizzanti nel raccontare atti criminali. Per quanto riguarda invece la fotografia di guerra a Torino sono in mostra reperti storici come le prime fotografie aeree utilizzate nel primo conflitto mondiale e le prove fotografiche utilizzate nel processo di Norimberga e poi per parlare di un conflitto ancora oggi purtroppo in corso immagini che  testimoniano la distruzione delle abitazioni in Palestina da parte dell’esercito israeliano.
.Sulla scena del crimine. La prova dell’immagine dalla Sindone ai droni.  La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Images à Charge. La construction de la preuve par l’image, disponibile in inglese o in francese, e co-prodotto da Le Bal e Xavier Barral Éditions. Fino al primo maggio 2016. @simonamaggiorel
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 gallery a cura di Monica Di Brigida
 in apertura: Messinscena dimostrativa del sistema di fotografia metrica di Bertillon, con un corpo a simulare il cadavere e l’apparecchiatura in posizione. Materiale didattico per corsi e conferenze. Rodolphe A. Reiss, 1925. Collezione dell’Institut de police scientifique dell’Università di Losanna. © R. A. REISS, coll. IPSC
Sulla scena del crimine. Immagini scioccanti e inaccettabili, quando palesemente concorrono a fare di un anarchico un criminale; scioccanti e decisive quando documentano l’uccisione in massa di curdi nell’1988 a lungo negata dagli iracheni. Sono due esempi, sgnificativi, fra i molti che potremmo fare. Fra questi due opposti poli, l’uso strumentale della fotografia per incastrare qualcuno solo perché è un dissidente,  e quello dell’uso dell’obiettivo come potente strumento di verità e di giustizia, si muove la nuova iniziativa proposta da Camera, il centro italiano per la fotografia che ha aperto a Torino lo scorso ottobre sotto la guida di Lorenza Bravetta, giovane direttrice ma che dal 2011 al 2014 è già stata responsabile di Magnum photos per l’Europa continentale. Sulla scena del crimine. La prova dell’immagine dalla Sindone ai droni, fino a primo maggio propone un viaggio lungo un secolo nella fotografia forense, dai primi scatti usati in tribunale fino alle foto satellitari che permettono agli attivisti dei diritti umani di denunciare l’uccisione di civili colpiti dai droni. È la violenza, visibile e invisibile, il filo che percorre la serie di fotografie selezionate dalla curatrice Diane Dufour. Il percorso espositivo allestito da Marco Palmieri squaderna undici casi, fra cui quello di Alphonse Bertillon che documenta la schedatura di fronte e di profilo nei primissimi anni del Novecento che di fatto fissò il protocollo scientifico per la rappresentazione delle scene del crimine. Di grande interesse storico è anche la parte della mostra dedicata al criminologo e titolare della prima cattedra di scienze forensi all’Università di Losanna, Rodolphe Archibald Reiss, al quale il Museo della Fotografia di Charleroi ha dedicato un paio di anni fa una una mostra dal titolo Le Théâtre du Crime.  Personaggio singolare Reiss: aveva accumulato nel suo studio una vasta collezione di fotografie in bianco e nero in cui appare  particolarmente inquientante la lucida ricerca di inquadrature estetizzanti nel raccontare atti criminali. Per quanto riguarda invece la fotografia di guerra a Torino sono in mostra reperti storici come le prime fotografie aeree utilizzate nel primo conflitto mondiale e le prove fotografiche utilizzate nel processo di Norimberga e poi per parlare di un conflitto ancora oggi purtroppo in corso immagini che  testimoniano la distruzione delle abitazioni in Palestina da parte dell’esercito israeliano.
.Sulla scena del crimine. La prova dell’immagine dalla Sindone ai droni.  La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Images à Charge. La construction de la preuve par l’image, disponibile in inglese o in francese, e co-prodotto da Le Bal e Xavier Barral Éditions. Fino al primo maggio 2016. @simonamaggiorel
 gallery a cura di Monica Di Brigida
 in apertura: Messinscena dimostrativa del sistema di fotografia metrica di Bertillon, con un corpo a simulare il cadavere e l’apparecchiatura in posizione. Materiale didattico per corsi e conferenze. Rodolphe A. Reiss, 1925. Collezione dell’Institut de police scientifique dell’Università di Losanna.
© R. A. REISS, coll. IPSC