Il governo della British Columbia mette sotto tutela una foresta grande come il Belgio. Con soddisfazione di Greenpeace e altre organizzazioni ambientaliste e delle tribù native per le quali la foresta è sacra

Uno storico accordo per la salvaguardia della Foresta del Grande Orso del Canada, una delle più grandi foreste pluviali temperate del mondo. È quanto hanno annunciato nei giorni scorsi il governo della provincia canadese della British Columbia e i governi di oltre venti Prime Nazioni indigene.

L’accordo, sostenuto da Greenpeace, Forest Ethics, Sierra Club British Columbia e imprese forestali, sancisce la protezione di tre milioni di ettari di foresta, un territorio grande approssimativamente quanto il Belgio, nonché habitat di lupi, grizzly, uriette marmorizzate, salmoni, rane e del rarissimo orso kermode o «orso spirito», una sottospecie di orso nero che vive lungo le coste centro-settentrionali della Columbia Britannica.

Un decimo della popolazione esistente dell’orso kermode è composta da esemplari dalla pelliccia bianca o color crema. Per il loro aspetto, gli «orsi spirito» hanno un ruolo molto importante nella mitologia delle Prime Nazioni.

La lotta per la protezione della Foresta del Grande Orso è cominciata a fine anni Novanta, quando il 95 per cento del territorio era senza tutele e soggetto a deforestazione. Dopo anni di proteste, sfociate in una campagna di pressione internazionale che ha portato alla cancellazione di contratti milionari con imprese operanti nella Foresta, nel Duemila sono iniziati i negoziati, conclusi con successo proprio pochi giorni fa.

Con i suoi innovativi standard giuridici, scientifici e morali, l’accordo per la salvaguardia della Foresta del Grande Orso rappresenta un modello globale per la conservazione su larga scala delle foreste, la protezione dei diritti delle popolazioni indigene e la lotta ai cambiamenti climatici.

Ora nell’85 per cento della Foresta del Grande Orso è proibito il disboscamento: cedri millenari e imponenti pecci di Sitka non dovranno più temere le motoseghe. Ciò eviterà la liberazione nell’atmosfera di circa 640 mila tonnellate di anidride carbonica l’anno, e permetterà alle Prime Nazioni, che abitano da sempre queste territori, di vedere riconosciuti i propri diritti.

Nel restante 15 per cento del territorio – circa 550 mila ettari – sarà consentita la silvicoltura a fini commerciali, seppur soggetta a uno dei regolamenti più severi al mondo.