Oggi il Senato comincia a votare la legge Cirinnà sulle unioni civili. A tenere banco sono sempre l'adozione gay e l'utero in affitto, a cui sempre più dem (da Finocchiaro a Renzi) si dicono contrari. Hanno presentato una mozione, che però potrebbe a questo punto non bastare più

C’è l’incognita emendamenti, del canguro del Pd contro l’ostruzionismo della solita Lega. C’è l’incognita soprattutto dei voti segreti che renderanno mosso il mare del Senato quando ci si avvicinerà al voto sull’articolo 5, quello della stepchild adoption, e dei relativi emendamenti.
La legge sulle unioni civili è però al voto del Senato, e questo è già un piccolo traguardo puntualmente sbandierato dal Pd, che è comunque convinto di portare a casa la legge. Anche dal palco dell’Ariston è arrivato l’ennesimo segnale di sostegno, e così i dem sono sicuri che già la prossima settimana si possa arrivare al voto finale, passando così la palla alla Camera.

Le ultime ore di dibattito però, al netto dei nastri colorati, hanno invece rafforzato le posizioni di chi si oppone alla stepchild con l’argomento della gestazione per altri, chiamato «utero in affitto». È stato lo stesso Renzi, infatti, pur difendendo l’adozione del figlio del partner e quindi ancora negandone lo stralcio dalla legge, a dirsi contrario: «Pensare che si possa comprare o vendere considerando la maternità o la paternità un diritto da soddisfare pagando», ha scritto nell’enews, «mi sembra ingiusto». Per destre e cattolici democratici l’assist è perfetto.

E così, se Anna Finocchiaro e Luigi Zanda hanno presentato una mozione che raccoglie la posizione del premier – con la fantasiosa richiesta di lavorare affinché la maternità surrogata diventi un «reato universale» – crescono le quotazioni di alcuni emendamenti, tra cui quello del Pd Dalla Zuana, che vorrebbe estendere le pene già previste dalla legge 40 a chi va all’estero a fare la pratica che in Italia resta comunque vietata, ora e dopo la Cirinnà.