Dal 18 febbraio esce in Italia Il caso Spotlight, il film di Tom McCarthy candidato all’Oscar. È la storia dell’inchiesta del Boston Globe che nel 2002 rivelò oltre mille casi di pedofilia nella diocesi più potente d’America

Poche ore prima di affrontare una tragedia che avrebbe cambiato il corso della storia contemporanea gli Stati Uniti dovettero fare i conti con un’altra drammatica realtà che minacciava il “sogno americano”. È il 10 settembre 2001 quando l’Università di Pennsylvania anticipa i risultati di una ricerca biennale sulla diffusione della pedofilia a livello nazionale. Lo studio rivela che un bambino su cento è vittima di crimini che vanno dalla prostituzione minorile alla pedopornografia ad altre forme di sfruttamento e violenza “sessuale”. Gli abusi sono consumati soprattutto in ambito familiare, nei luoghi di istruzione e in quelli di formazione sportiva. I più a rischio sono coloro che scappano di casa, spesso per sfuggire alle violenze, oppure chi è rimasto senza famiglia. In totale i ricercatori stimano almeno 300mila minori tra le vittime del mercato del “sesso” a pagamento. Femmine e maschi in egual misura. Si trattava di una scoperta senza precedenti che metteva a nudo le crepe di un modello sociale tutt’altro che esemplare ma l’America non ebbe tempo di interrogarsi. E l’attacco aereo di al-Qaeda alle Twin Tower di New York rimanderà di quattro mesi la presa di coscienza collettiva dell’esistenza di un cancro, profondamente radicato nella società Usa, che non aveva attecchito solo nelle case e negli istituti scolastici. All’inizio di gennaio del 2002 un’inchiesta del Boston Globe scoperchia infatti una botola su un pozzo che presto si rivelerà senza fondo: la pedofilia nel clero cattolico.
Candidato a sei premi Oscar e a tre Golden Globe, il film di Tom McCarthy Il caso Spotlight che dal 18 febbraio esce nelle sale italiane distribuito da Bim, ricostruisce la capillare indagine giornalistica realizzata a partire dai primi mesi del 2001 che ha preceduto la pubblicazione dello scoop comparso dopo le feste natalizie del 2002 in prima pagina su uno dei quotidiani più popolari di Boston. Spotlight è il nome del pool dei giornalisti d’inchiesta del Globe, interpretati tra gli altri da Michael Keaton e Mark Ruffalo, i quali, resistendo alle pressioni e alle intimidazioni costanti ricevute dalle istituzioni laiche e da quelle religiose della città americana più “europea” e cattolica, riuscirono a portare alla luce un sistema sommerso fondato da decenni su abusi, omertà, totale assenza di trasparenza e complicità con i pedofili.
Nel corso del 2002 il Boston Globe pubblicherà circa 600 articoli documentando un migliaio di casi di bambini vittime di abusi “sessuali” e psicologici, e le responsabilità di 70 preti pedofili tra cui spicca padre John Geoghan. Condannato a marzo 2002 per 10 stupri, costui era una sorta di serial killer la cui attività criminale era nota alle gerarchie ecclesiastiche di Boston. Le quali tuttavia si guardarono bene dal denunciarlo e, anzi, Geoghan fu sistematicamente protetto mediante trasferimenti in sei diverse parrocchie della diocesi ogni volta che i sospetti dei fedeli raggiungevano una soglia pericolosa. In questo modo, come è facilmente intuibile, fu inevitabile che si procurasse nuove vittime. Una responsabilità di cui si macchiò anche il Globe che fino al 2001 aveva di proposito ignorato alcune segnalazioni relative agli stessi casi di cui in seguito si è occupata la squadra di Spotlight, come la pellicola di McCarthy evidenzia con precisione.
La svolta arriva con il cambio di direzione. È il neo-direttore Marty Baron (Liev Schreiber) a dare il via alla clamorosa inchiesta, il giorno stesso del suo insediamento. Emerge così che tutto ruotava intorno al potente arcivescovo di Boston, Bernard Law, e che ogni decisione – laica o religiosa – era finalizzata a inibire qualsiasi voce che potesse gettare discredito sulla Chiesa locale. Papa Wojtyla era già molto malato e all’interno della Conferenza episcopale Usa nessuno in quegli anni più del carismatico Law, capo di una comunità di due milioni di fedeli, aveva la possibilità di diventare il primo pontefice americano della storia. Un pontefice di Boston. I giornalisti di Spotlight devono affrontare anche questa prospettiva trovando come unico alleato il diffidente avvocato Garabedian, legale delle vittime di Geoghan. Interpretato da Stanley Tucci, è lui a rendere l’idea della sfida in atto quando chiede al caparbio giornalista del Boston Globe (Ruffalo): «La Chiesa cattolica ragiona in termini di secoli, il suo giornale può resistere tutto questo tempo?».
Via via che i giornalisti parlano con Garabedian, intervistano adulti molestati da piccoli e cercano di accedere agli atti giudiziari secretati, diventa evidente che l’insabbiamento degli abusi è sistematico e che il fenomeno è molto più esteso di quanto si potesse immaginare.


 

Questo articolo continua sul n. 7 di Left in edicola dal 13 febbraio

 

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Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).