In migliaia fermi a Idomeni, oggi come ieri. Mentre l'Europa discute i rifugiati, che a giudicare dalle foto sono soprattutto siriani, 13mila persone ferme al confine. «Siamo a un passo da una nuova crisi umanitaria» spiega ai media una funzionaria Unhcr

Tre ore di fila per un panino e un uovo sodo. Tredicimila persone, tra cui molte donne e bambini, sono ferme da giorni al confine tra Grecia e Macedonia nella speranza di riuscire a passare. Mentre a Bruxelles i capi di Stato europei discutono del loro destino, loro aspettano. «Impossibile convincerli ad andarsene, sono qui, vicini al confine nella speranza che si apra una finestra, anche per pochi minuti» dice un medico di Medici senza frontiere a Deutsche Welle. Prevedendo nuovi arrivi l’organizzazione ha montato nuovi tendoni e bagni pubblici.  «Siamo a un passo da una nuova crisi umanitaria» ha spiegato ai media una funzionaria Unhcr. I funzionari al confine verificano i loro documenti per controllare che non abbiano soggiornato più di 30 giorni in Turchia o Grecia – in caso contrario non li faranno passare. Allo stesso media tedesco un traduttore greco-arabo ha raccontato di aver assistito al sequestro dei documenti a un gruppo di siriani, che sono stati anche picchiati e spediti indietro dalle guardie macedoni, oggi assistite da quelle austriache e ceche. Su Left in edicola un reportage da Idomeni di Nicola Zolin

(le foto sono Ap e Ansa)