Inserito dalla Commissione Europea tra i festival europei distinti per l’alto livello culturale e il forte impatto a livello nazionale, europeo e internazionale, il Perugia Social Photo Fest 2016 diretta da Antonello Turchetti apre l’11 marzo a Perugia la sua IV edizione. Il tema del festival quest’anno è la cecità, intesa non solo come menomazione fisica ma anche come incapacità emotiva e intellettiva, che colpisce tanto l’individuo quanto la collettività, aprendo la riflessione critica a un orizzonte sociale, politico e culturale. Cecità sociale: il ruolo dell’informazione e della comunicazione s’intitola, infatti, l’incontro previsto il 13 marzo, cui intervengono giornalisti, photoeditor, fotogiornalisti e storici della fotografia, per parlare del ruolo giocato dall’informazione nel creare l’opinione pubblica, ma anche del suo concorso nelle strategie di cancellazione della verità o costruzione di una fittizia. 18 in tutto le mostre in programma, tra le quali si segnalano: Fuori dall’ombra di Silvia Amodio, progetto realizzato il 31 ottobre 2010 a Roma, in occasione del primo incontro internazionale dei sopravvissuti della pedofilia clericale, dove l’autrice ha ritratto ex alunni dell’Istituto per sordomuti Antonio Provolo di Verona, spiegando che «metterci la faccia ha rappresentato una linea di confine tra un passato dolorosissimo e il desiderio di uscire dall’ombra». Ghosts from the past di Karl Mancini racconta la vita quotidiana in uno dei paesi maggiormente infestati da mine antiuomo nel mondo dove, 15 anni dopo la firma dei trattati di pace, almeno 20 persone al mese, soprattutto bambini e contadini, subiscono ancora le conseguenze di questa piaga. Inside Outside Under Bucharest di Massimo Branca e Igor Marchesan (Collettivo Fotosocial) è il frutto di due anni di vita e di lavoro sulle strade di Bucarest insieme con una delle comunità più marginalizzate d’Europa, per documentare «una realtà complessa, in cui illegalità e droga sono in larga parte effetti collaterali di una forma di adattamento all’esclusione sociale», spiegano i due autori. Dependency di Giovanni Presutti riesce, invece, con ironia e spiazzamento, a far riflettere sulla dipendenza come strumento di sopravvivenza alla vita contemporanea. Due mostre di fotografi non vedenti offrono immagini legate al loro personale vissuto quotidiano, (Evgen Bavcar: Narcise sans Miroir) e al drammatico impatto fisico, psicologico ed emotivo causato dalla perdita della vista (Kurt Weston: Blind Vision). E ancora: Bethania di Valerio Bispuri, First sight di Brent Stirton, Nobody Claps anymore di Alec Dawson, Lucha di Marianna Ciuffreda, Chiara Moncada e Marco Vignola, Letizia di Danilo Garcia Di Meo, In-Sight, In-Mind di Steve Erra, Mark Andres, Victorine Floyd Fludd (Collettivo SEEINGWITH PHOTOGRAPHY, New York), Rare Lives di Aldo Soligno, Iris di Alessio Vissani. A queste si aggiungono le mostre dei due vincitori della Call for Entry: The Egon project di Sara Casna (sezione “Fotografia sociale”) e TIA – Fotoelaborazione del trauma psichico di Mauro Battiston (sezione “Fotografia terapeutica”). 11-28 marzo | Museo Civico di Palazzo della Penna Il programma completo su perugiasocialphotofest.org Immagine in evidenza: Alec Dawson, Nobody Claps Anymore [huge_it_gallery id="161"]   (a cura di Monica Di Brigida)

Inserito dalla Commissione Europea tra i festival europei distinti per l’alto livello culturale e il forte impatto a livello nazionale, europeo e internazionale, il Perugia Social Photo Fest 2016 diretta da Antonello Turchetti apre l’11 marzo a Perugia la sua IV edizione.
Il tema del festival quest’anno è la cecità, intesa non solo come menomazione fisica ma anche come incapacità emotiva e intellettiva, che colpisce tanto l’individuo quanto la collettività, aprendo la riflessione critica a un orizzonte sociale, politico e culturale. Cecità sociale: il ruolo dell’informazione e della comunicazione s’intitola, infatti, l’incontro previsto il 13 marzo, cui intervengono giornalisti, photoeditor, fotogiornalisti e storici della fotografia, per parlare del ruolo giocato dall’informazione nel creare l’opinione pubblica, ma anche del suo concorso nelle strategie di cancellazione della verità o costruzione di una fittizia.
18 in tutto le mostre in programma, tra le quali si segnalano: Fuori dall’ombra di Silvia Amodio, progetto realizzato il 31 ottobre 2010 a Roma, in occasione del primo incontro internazionale dei sopravvissuti della pedofilia clericale, dove l’autrice ha ritratto ex alunni dell’Istituto per sordomuti Antonio Provolo di Verona, spiegando che «metterci la faccia ha rappresentato una linea di confine tra un passato dolorosissimo e il desiderio di uscire dall’ombra». Ghosts from the past di Karl Mancini racconta la vita quotidiana in uno dei paesi maggiormente infestati da mine antiuomo nel mondo dove, 15 anni dopo la firma dei trattati di pace, almeno 20 persone al mese, soprattutto bambini e contadini, subiscono ancora le conseguenze di questa piaga. Inside Outside Under Bucharest di Massimo Branca e Igor Marchesan (Collettivo Fotosocial) è il frutto di due anni di vita e di lavoro sulle strade di Bucarest insieme con una delle comunità più marginalizzate d’Europa, per documentare «una realtà complessa, in cui illegalità e droga sono in larga parte effetti collaterali di una forma di adattamento all’esclusione sociale», spiegano i due autori. Dependency di Giovanni Presutti riesce, invece, con ironia e spiazzamento, a far riflettere sulla dipendenza come strumento di sopravvivenza alla vita contemporanea. Due mostre di fotografi non vedenti offrono immagini legate al loro personale vissuto quotidiano, (Evgen Bavcar: Narcise sans Miroir) e al drammatico impatto fisico, psicologico ed emotivo causato dalla perdita della vista (Kurt Weston: Blind Vision). E ancora: Bethania di Valerio Bispuri, First sight di Brent Stirton, Nobody Claps anymore di Alec Dawson, Lucha di Marianna Ciuffreda, Chiara Moncada e Marco Vignola, Letizia di Danilo Garcia Di Meo, In-Sight, In-Mind di Steve Erra, Mark Andres, Victorine Floyd Fludd (Collettivo SEEINGWITH PHOTOGRAPHY, New York), Rare Lives di Aldo Soligno, Iris di Alessio Vissani. A queste si aggiungono le mostre dei due vincitori della Call for Entry: The Egon project di Sara Casna (sezione “Fotografia sociale”) e TIA – Fotoelaborazione del trauma psichico di Mauro Battiston (sezione “Fotografia terapeutica”).

11-28 marzo | Museo Civico di Palazzo della Penna
Il programma completo su perugiasocialphotofest.org

Immagine in evidenza: Alec Dawson, Nobody Claps Anymore

 

(a cura di Monica Di Brigida)