Cantante dalla voce unica che rompeva con gli stereotipi del bel canto. Ma anche icona di stile e protagonista assoluta, non solo quando era in scena. I mille volti di Maria Callas sono raccontati da una una grande mostra che apre l'11 marzo al Museo Amo di Verona. A trent'anni di distanza dall'ultimo grande evento dedicato alla "divina", Maria Callas. The Exhibition presenta oggetti, costumi e gioielli di scena, abiti privati, video, documenti, lettere, fotografie, provenienti dagli archivi dei teatri italiani, francesi, inglesi, americani e da collezioni private internazionali, con prestiti concessi anche per la prima volta. Il percorso espositivo curatao da Massimiliano Capella, ripercorrere la vita, la carriera e il mito Callas, dalla formazione in Grecia all’esilio parigino. Per la prima volta verranno esposti anche i giornali dell’epoca ,dal 1948 al 1977,  e le fotografie di scena e della vita privata (1942-1976) provenienti dalla collezione personale di Maria Callas, da quegli album che lei stessa ha custodito, ordinato e che recano ancora le sue annotazioni autografe. Verona e Parigi sono le due città che fanno da sfondo, sono i due teatri di vita dove si consumarono i suoi trionfi e i drammi di una vita piena di successi ma anche tribolata. La mostra,  articolata in 14 sezioni e  aperta fino al 18 settembre, segue un filo cronologico e al tempo stesso  tematico. Il viaggio nel mondo di Maria Callas (1923-1977) comincia in America dove la diva era nata. Ben presto fu costretta a tornare in Grecia con la madre, dove però riesce a ottenere un’audizione per il Conservatorio Nazionale esaminata dall'italiana Maria Trivella. Ma l'incontro decisivo sarà quello con Elvira de Hidalgo, dopo un periodo di studi intensissimi. In Grecia ha successo fin dal debutto ad Atene il 2 aprile 1939 al Teatro Olimpia con un’esecuzione di Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. L’America però resta il sogno , per questo decide di tornare a New York. L’audizione al teatro Metropolitan nel dicembre 1945 non basterà però a farla svoltare. L’agente teatrale Eddie Bagarozy  vuole farla cantare nella Turandot di Giacomo Puccini a Chicago, ma il progetto artistico sfuma ed è costretta così a reinventarsi come cameriera, fin quando viene consigliata dal celebre cantante italiano Nicola Rossi Lemeni e riesce ad avere un’audizione con il tenore Giovanni Zenatello, direttore della stagione operistica all’Arena di Verona, che la scrittura immediatamente come protagonista dell’opera La Gioconda di Amilcare Ponchielli. Fu così che Maria Callas attraversò di nuovo l'oceano. Questa volta ottenendo ciò che vuole. Il 29 giugno 1947. In Italia conosce l'industriale veronese Giovanni Battista Meneghini. Nonostante i 27 anni di differenza si innamora di lui. Contemporaneamente, tra il 1947 e il 1954,  in 24 serate interpreta una serie di opere importanti: La Gioconda, Turandot, Aida, La Traviata, Il Trovatore e Mefistofele. Meneghini, che nel frattempo è diventato suo marito, le dona un piccolo olio su tavola raffigurante una Sacra Famiglia, dipinto dal pittore veronese Giambettino Cignaroli (1718-1770). Un quadro che diventa il suo personale talismano e la cantante lo porterà sempre con sé. Dopo il debutto ne La Gioconda all’Arena di Verona inizia la sua ascesa professionale. L' Italia la consacra come grande artista e diva. Tra il 1947 e il 1953 sono i teatri di Venezia, Firenze e Roma a diventare centrali nella sua carriera. Nel giro di pochissimi anni debutta in queste città tutti i ruoli che resteranno per lei fondamentali: Norma, Lucia di Lammermoor, Medea e La Traviata. Tra il 1952 e il 1953 torna a Firenze per cantare La Traviata di Giuseppe Verdi, Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti e, soprattutto, un nuovo ruolo che segna indelebilmente la sua carriera: il 7 maggio 1953 interpreta per la prima volta l’opera Medea di Luigi Cherubini. Medea, insieme a Norma sonole opere a cui resta maggiormente  legato il suo nome. Anche per lo scandalo della recita interrotta il 2 gennaio 1958 al Teatro dell'Opera di Roma. Lei stessa ne parlerà poi come «la sera più amara della mia vita». Il 3 settembre 1957, un nuovo incontro per lei folgorante, quello con Aristotele Onassis incontrato a Venezia. Nel maggio del 1949 parte per il Sud America dove canta in Ar­gentina al Teatro Colón di Buenos Aires in tutti i ruoli che la stanno rendendo celebre. Dopo i trionfi argentini, giunge in Messico dove incanta il pubblico del Palacio de las Bellas Artes. Il suo repertorio ha preso forma e nel mese di luglio del 1951 torna in Messico per cantare Aida e La Traviata e, a settembre, a San Paolo del Brasile per Norma e La Traviata, fino a Rio de Janeiro per Tosca e, ancora, La Traviata. Ovunque è un successo, in modo particolare dopo l’ultima recita di La Traviata a Mexico City. Nel mese di maggio 1952 torna per la sua ultima tournée sudamericana in Messico.  Si raccconta che alla fine dell’ultima recita di Tosca il pubblico, intuendo che non sarebbe più tornata a cantare in Messico, intonò Las Golondrinas, accompagnata dal rullo dei tamburi dell’orchestra. @simonamaggiorel [huge_it_gallery id="160"]

Cantante dalla voce unica che rompeva con gli stereotipi del bel canto. Ma anche icona di stile e protagonista assoluta, non solo quando era in scena. I mille volti di Maria Callas sono raccontati da una una grande mostra che apre l’11 marzo al Museo Amo di Verona. A trent’anni di distanza dall’ultimo grande evento dedicato alla “divina”, Maria Callas. The Exhibition presenta oggetti, costumi e gioielli di scena, abiti privati, video, documenti, lettere, fotografie, provenienti dagli archivi dei teatri italiani, francesi, inglesi, americani e da collezioni private internazionali, con prestiti concessi anche per la prima volta. Il percorso espositivo curatao da Massimiliano Capella, ripercorrere la vita, la carriera e il mito Callas, dalla formazione in Grecia all’esilio parigino. Per la prima volta verranno esposti anche i giornali dell’epoca ,dal 1948 al 1977,  e le fotografie di scena e della vita privata (1942-1976) provenienti dalla collezione personale di Maria Callas, da quegli album che lei stessa ha custodito, ordinato e che recano ancora le sue annotazioni autografe. Verona e Parigi sono le due città che fanno da sfondo, sono i due teatri di vita dove si consumarono i suoi trionfi e i drammi di una vita piena di successi ma anche tribolata. La mostra,  articolata in 14 sezioni e  aperta fino al 18 settembre, segue un filo cronologico e al tempo stesso  tematico.

Il viaggio nel mondo di Maria Callas (1923-1977) comincia in America dove la diva era nata. Ben presto fu costretta a tornare in Grecia con la madre, dove però riesce a ottenere un’audizione per il Conservatorio Nazionale esaminata dall’italiana Maria Trivella. Ma l’incontro decisivo sarà quello con Elvira de Hidalgo, dopo un periodo di studi intensissimi. In Grecia ha successo fin dal debutto ad Atene il 2 aprile 1939 al Teatro Olimpia con un’esecuzione di Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. L’America però resta il sogno , per questo decide di tornare a New York. L’audizione al teatro Metropolitan nel dicembre 1945 non basterà però a farla svoltare. L’agente teatrale Eddie Bagarozy  vuole farla cantare nella Turandot di Giacomo Puccini a Chicago, ma il progetto artistico sfuma ed è costretta così a reinventarsi come cameriera, fin quando viene consigliata dal celebre cantante italiano Nicola Rossi Lemeni e riesce ad avere un’audizione con il tenore Giovanni Zenatello, direttore della stagione operistica all’Arena di Verona, che la scrittura immediatamente come protagonista dell’opera La Gioconda di Amilcare Ponchielli. Fu così che Maria Callas attraversò di nuovo l’oceano. Questa volta ottenendo ciò che vuole. Il 29 giugno 1947. In Italia conosce l’industriale veronese Giovanni Battista Meneghini. Nonostante i 27 anni di differenza si innamora di lui. Contemporaneamente, tra il 1947 e il 1954,  in 24 serate interpreta una serie di opere importanti: La Gioconda, Turandot, Aida, La Traviata, Il Trovatore e Mefistofele. Meneghini, che nel frattempo è diventato suo marito, le dona un piccolo olio su tavola raffigurante una Sacra Famiglia, dipinto dal pittore veronese Giambettino Cignaroli (1718-1770). Un quadro che diventa il suo personale talismano e la cantante lo porterà sempre con sé.

Dopo il debutto ne La Gioconda all’Arena di Verona inizia la sua ascesa professionale. L’ Italia la consacra come grande artista e diva. Tra il 1947 e il 1953 sono i teatri di Venezia, Firenze e Roma a diventare centrali nella sua carriera. Nel giro di pochissimi anni debutta in queste città tutti i ruoli che resteranno per lei fondamentali: Norma, Lucia di Lammermoor, Medea e La Traviata. Tra il 1952 e il 1953 torna a Firenze per cantare La Traviata di Giuseppe Verdi, Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti e, soprattutto, un nuovo ruolo che segna indelebilmente la sua carriera: il 7 maggio 1953 interpreta per la prima volta l’opera Medea di Luigi Cherubini. Medea, insieme a Norma sonole opere a cui resta maggiormente  legato il suo nome. Anche per lo scandalo della recita interrotta il 2 gennaio 1958 al Teatro dell’Opera di Roma. Lei stessa ne parlerà poi come «la sera più amara della mia vita». Il 3 settembre 1957, un nuovo incontro per lei folgorante, quello con Aristotele Onassis incontrato a Venezia. Nel maggio del 1949 parte per il Sud America dove canta in Ar­gentina al Teatro Colón di Buenos Aires in tutti i ruoli che la stanno rendendo celebre. Dopo i trionfi argentini, giunge in Messico dove incanta il pubblico del Palacio de las Bellas Artes. Il suo repertorio ha preso forma e nel mese di luglio del 1951 torna in Messico per cantare Aida e La Traviata e, a settembre, a San Paolo del Brasile per Norma e La Traviata, fino a Rio de Janeiro per Tosca e, ancora, La Traviata. Ovunque è un successo, in modo particolare dopo l’ultima recita di La Traviata a Mexico City. Nel mese di maggio 1952 torna per la sua ultima tournée sudamericana in Messico.  Si raccconta che alla fine dell’ultima recita di Tosca il pubblico, intuendo che non sarebbe più tornata a cantare in Messico, intonò Las Golondrinas, accompagnata dal rullo dei tamburi dell’orchestra.

@simonamaggiorel