Il panda Po, protagonista del film d'animazione Kung Fu Panda 3, finisce nel mirino di Mario Adinolfi. Ad Adinolfi infatti, da sempre alfiere della cosiddetta famiglia tradizionale e protagonista dei vari Family Day, il fatto che nel terzo capitolo Po si trovi ad avere due padri, uno biologico e l'altro adottivo, non va proprio giù. E secondo il direttore del quotidiano online La Croce, neo candidato a sindaco di Roma per il Partito della Famiglia, dietro a Kung Fu Panda si nasconderebbe uno spaventoso messaggio a 'tinte gender' in grado di influenzare pericolosamente le menti dei più piccini.

Volete capire come si fa il lavaggio del cervello gender ai bambini? Ad esempio con il protagonista di Kung Fu Panda che ha due papà. Ne parliamo a Radio Maria ne Il Mormorio di un vento leggero

Pubblicato da Mario Adinolfi su Lunedì 14 marzo 2016
Del "pericoloso messaggio" di uguaglianza e progressismo insito nel cartone animato prodotto dalla DreamWorks abbiamo parlato questa settimana nel numero in edicola in una lunga intervista al regista di Kung Fu Panda Alessandro Carloni, bolognese emigrato in California, che si era detto stupito per alcuni toni oscurantisti con cui si era svolto il dibattito sul ddl Cirinnà e sulla stepchild adoption nel nostro Paese. «Nel film è evidente che il panda Po ha bisogno di tutti e due i suoi padri» ha detto a Left Carloni «Ho seguito il dibattito dall’America e mi sembra che in Italia esistano ancora posizioni piuttosto retrograde, non mi aspettavo fosse così». «Cambiare la mentalità - ha continuato - è sicuramente difficile, ma spero che se un bambino vede insieme ai genitori Kung Fu Panda 3 e sente al tg quello che sta accadendo possa capire che non esistono definizioni per descrivere ciò che è la famiglia. Questo film, per esempio, definisce la famiglia su una sola base: l’affetto che si prova l’uno per l’altro. Un panda può essere figlio di un’oca o avere due papà. Non cambia nulla». Altro che gender insomma. [su_divider text="In edicola" style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

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Questo articolo continua sul n. 11 di Left in edicola dal 12 marzo

 

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Il panda Po, protagonista del film d’animazione Kung Fu Panda 3, finisce nel mirino di Mario Adinolfi. Ad Adinolfi infatti, da sempre alfiere della cosiddetta famiglia tradizionale e protagonista dei vari Family Day, il fatto che nel terzo capitolo Po si trovi ad avere due padri, uno biologico e l’altro adottivo, non va proprio giù. E secondo il direttore del quotidiano online La Croce, neo candidato a sindaco di Roma per il Partito della Famiglia, dietro a Kung Fu Panda si nasconderebbe uno spaventoso messaggio a ‘tinte gender’ in grado di influenzare pericolosamente le menti dei più piccini.

Volete capire come si fa il lavaggio del cervello gender ai bambini? Ad esempio con il protagonista di Kung Fu Panda che ha due papà. Ne parliamo a Radio Maria ne Il Mormorio di un vento leggero

Pubblicato da Mario Adinolfi su Lunedì 14 marzo 2016

Del “pericoloso messaggio” di uguaglianza e progressismo insito nel cartone animato prodotto dalla DreamWorks abbiamo parlato questa settimana nel numero in edicola in una lunga intervista al regista di Kung Fu Panda Alessandro Carloni, bolognese emigrato in California, che si era detto stupito per alcuni toni oscurantisti con cui si era svolto il dibattito sul ddl Cirinnà e sulla stepchild adoption nel nostro Paese. «Nel film è evidente che il panda Po ha bisogno di tutti e due i suoi padri» ha detto a Left Carloni «Ho seguito il dibattito dall’America e mi sembra che in Italia esistano ancora posizioni piuttosto retrograde, non mi aspettavo fosse così». «Cambiare la mentalità – ha continuato – è sicuramente difficile, ma spero che se un bambino vede insieme ai genitori Kung Fu Panda 3 e sente al tg quello che sta accadendo possa capire che non esistono definizioni per descrivere ciò che è la famiglia. Questo film, per esempio, definisce la famiglia su una sola base: l’affetto che si prova l’uno per l’altro. Un panda può essere figlio di un’oca o avere due papà. Non cambia nulla».
Altro che gender insomma.


 

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Veneta classe 1986, vivo a Roma, prima a Firenze. Vedo il mondo come un'immensa wunderkammer e cerco di raccontarla. Su Left scrivo di piccoli e grandi schermi, musica, social e feticci da nerd, ma soprattutto di persone e società che cambiano. Se stesse e (qualche volta) il mondo.