Federica Guidi si è dimessa, un guaio per Renzi e forse un bene per il referendum del 17 aprile sulle trivelle. Ma all'Italia serve più che delle dimissioni, serve un’opinione pubblica che chieda una riforma morale

“Domani passa l’emendamento”! Amore mio, non ti preoccupare, Tempa Rossa (Total) avrà via libera per l’estrazione del petrolio e i tuoi sub-appalti andranno lisci come l’olio. Anzi come il petrolio.

Respiro lungo di sollievo e l’amore della ministra telefona a un rappresentan te della Total “La chiamo per darle una buona notizia..ehm.. .si ricorda che tempo fa c’è stato casino..che avevano ritirato un emendamento…ragion per cui c’erano di nuovo problemi su Tempa Rossa … pare che oggi riescano ad inserirlo nuovamente al senato.. se passa quest’emendamento… che pare..siano d’accordo tutti… perché la Boschi ha accettato di inserirlo..è tutto sbloccato!”

Già perchè quell’emendamento gaglioffo era stato scoperto da qualcuno e sfilato via dalla legge di stabilità alle 4 della notte -questi senatori che fanno le ore piccole!- ma ora c’è l’accordo della Boschi. Ora è fatta e Federica Guidi, ministra delle attività produttive, può telefonare al fidanzato, Gianluca Gemelli, che può rassicurare Total.

Purtroppo qualcuno intercettava. La ministra? No, il fidanzato indagato a Potenza per traffico di influenze illecite. Gliela aveva detto Berlusconi, mettere a posto i magistrati, basta interecettazioni. Ma questo Renzi non lo ha ancora fatto, si vede che mancano le slide o che il ministro Orlando non è abbastanza fidatp. E ora rischiano di pagare loro, Federica e Maria Elena. La prima ministra agli affari, la seconda alle riforme, per fare meglio gli affari.

Una grossa grana per il governo alla vigilia del 17 aprile, data senza significato in cui era stato fissato il referendum sulle trivelle proprio perchè gli elettori disertassero l’appuntamento. Le opposizioni chiedono e ottengono le dimissioni della ministra Guidi, non quelle della sua amica Boschi o dello stesso presidente del consiglio Renzi.

Il premier forse risponderà con la battuta che Fellini regalò a Veltroni: non si interrompe un’emozione. Il rinnovamento è in corso, l’Italia in ripresa (dello zero virgola), che sarà mai una telefonata, d’amore, al fidanzato. Ma anche d’affari, ma si sa nel mondo di questi splendidi quarantenni l’amore si coniuga con gli affari e col potere. Muro contro muro tra chi spera e chi gufa e la mozione di sfiducia sarà respinta, come sempre. Alla Camera, grazie al premio di maggioranza del Porcellum, al Senato grazie ai volenterosi che si sono raccolti intorno Denis Verdini. Anche grazie alla minoranza Pd, che tace in Parlamento e aspetta il congresso del Pd.

Credetemi. All’Italia serve di più che un nuovo governo. Serve un’opinione pubblica che chieda una riforma morale, una cittadinanza che scelga uno a uno i parlamentari non delegando a un partito o a un leader, serve nuova fiducia in istituzioni rinnovate. Per cui chi ci entra in quei luoghi si senta onorato, un po’ inadeguato, piuttosto intimorito. E non si metta subito a mangiare con le mani, a straparlare al telefono, e a puzzare di affari e petrolio.