La  Regione Lombardia è stata condannata a versare a Beppino Englaro 142mila euro come risarcimento danni: la Regione guidata da Roberto Formigoni, dicono ora i giudici, non rispettò  le sentenze dei tribunali su Eluana Englaro, morta nel febbraio 2009, dopo essere stata costretta contro la sua volontà a restare attaccata alle macchine per diciotto anni. Ancora una volta sono singoli cittadini che decidono coraggiosamente ad intraprendere battaglie legali  per l'affermazione di importanti diritti civili. Dopo la battaglia contro l'antiscientifica legge 40 sulla fecondazione assistita condotta da decine di coppie nelle Aule di tribunale ora è Beppino Englaro a  vedere finalmente riconosciuto il diritto di sua figlia Eluana che, dopo un gravissimo incidente, è stata per quasi vent'anni in stato vegetativo permanente, nonostante  anni prima , dopo un incidente accaduto a un suo amico, avesse espresso la volontà di non essere tenuta in vita artificialmente se si fosse trovata in una situazione simile ridotta a una vita meramente biologica. Impedire che le fosse staccato il sondino naso-gastrico che la alimentava e idratava artificialmente, fu una violazione, dicono oggi i giudici, così come costringere i genitori  di Eluana a intraprendere un viaggio in ambulanza per la clinica La Quiete di Udine, dove l'agonia di Eluana finì il 9 febbraio 2009.  Non fu possibile farlo in Lombardia perché  allora presidente della Regione Roberto Formigoni, nonostante il pronunciamento della Corte di Cassazione, attraverso una nota emanata da  Carlo Lucchina, direttore generale dell'assessorato alla Sanità, fece vietare su tutto il territorio lombardo la sospensione delle terapie e fra queste l'alimentazione artificiale ad Eluana ricoverata nella casa di cura Beato Luigi Talamoni di Lecco. Il caso d i Eluana scatenò le crociate di Giuliano Ferrara e l'uso politico strumentale del caso da parte del centrodestra con il senatore Quagliariello che in aula si mise a gridare assassini e affermazioni come quella dell'allora premier Berlusconi che ebbe a dire che in stato vegetativo permanente Eluana avrebbe potuto avere figli dal momento che aveva ancora il ciclo. Affermazioni da brivido che si commentano da sole.  Oggi finalmente la decisione del Tribunale amministrativo della Lombardia fa giustizia. Stabilendo così il risarcimento a BeppinoEnglaro: 12.965,78 euro di danno patrimoniale (647,10 per il trasporto della paziente in Friuli, 470 per la degenza e 11.848,68 per il piantonamento fisso), 30mila euro a titolo di «danno iure hereditatis per lesione dei diritti fondamentali della signora Eluana Englaro» e altri 100mila come danno non patrimoniale «da lesione di rapporto parentale».  «Non è possibile - scrive il collegio presieduto da Alberto Di Mario - che lo Stato ammetta che alcuni suoi organi ed enti, qual è la Regione Lombardia, ignorino le sue leggi e l'autorità dei tribunali, dopo che siano esauriti tutti i rimedi previsti dall'ordinamento, in quanto questo comporta una rottura dell'ordinamento costituzionale non altrimenti sanabile».  

La  Regione Lombardia è stata condannata a versare a Beppino Englaro 142mila euro come risarcimento danni: la Regione guidata da Roberto Formigoni, dicono ora i giudici, non rispettò  le sentenze dei tribunali su Eluana Englaro, morta nel febbraio 2009, dopo essere stata costretta contro la sua volontà a restare attaccata alle macchine per diciotto anni. Ancora una volta sono singoli cittadini che decidono coraggiosamente ad intraprendere battaglie legali  per l’affermazione di importanti diritti civili.

Dopo la battaglia contro l’antiscientifica legge 40 sulla fecondazione assistita condotta da decine di coppie nelle Aule di tribunale ora è Beppino Englaro a  vedere finalmente riconosciuto il diritto di sua figlia Eluana che, dopo un gravissimo incidente, è stata per quasi vent’anni in stato vegetativo permanente, nonostante  anni prima , dopo un incidente accaduto a un suo amico, avesse espresso la volontà di non essere tenuta in vita artificialmente se si fosse trovata in una situazione simile ridotta a una vita meramente biologica.

Impedire che le fosse staccato il sondino naso-gastrico che la alimentava e idratava artificialmente, fu una violazione, dicono oggi i giudici, così come costringere i genitori  di Eluana a intraprendere un viaggio in ambulanza per la clinica La Quiete di Udine, dove l’agonia di Eluana finì il 9 febbraio 2009.  Non fu possibile farlo in Lombardia perché  allora presidente della Regione Roberto Formigoni, nonostante il pronunciamento della Corte di Cassazione, attraverso una nota emanata da  Carlo Lucchina, direttore generale dell’assessorato alla Sanità, fece vietare su tutto il territorio lombardo la sospensione delle terapie e fra queste l’alimentazione artificiale ad Eluana ricoverata nella casa di cura Beato Luigi Talamoni di Lecco.

Il caso d i Eluana scatenò le crociate di Giuliano Ferrara e l’uso politico strumentale del caso da parte del centrodestra con il senatore Quagliariello che in aula si mise a gridare assassini e affermazioni come quella dell’allora premier Berlusconi che ebbe a dire che in stato vegetativo permanente Eluana avrebbe potuto avere figli dal momento che aveva ancora il ciclo. Affermazioni da brivido che si commentano da sole.  Oggi finalmente la decisione del Tribunale amministrativo della Lombardia fa giustizia. Stabilendo così il risarcimento a BeppinoEnglaro: 12.965,78 euro di danno patrimoniale (647,10 per il trasporto della paziente in Friuli, 470 per la degenza e 11.848,68 per il piantonamento fisso), 30mila euro a titolo di «danno iure hereditatis per lesione dei diritti fondamentali della signora Eluana Englaro» e altri 100mila come danno non patrimoniale «da lesione di rapporto parentale».  «Non è possibile – scrive il collegio presieduto da Alberto Di Mario – che lo Stato ammetta che alcuni suoi organi ed enti, qual è la Regione Lombardia, ignorino le sue leggi e l’autorità dei tribunali, dopo che siano esauriti tutti i rimedi previsti dall’ordinamento, in quanto questo comporta una rottura dell’ordinamento costituzionale non altrimenti sanabile».