In questi giorni sul sito change.org Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, brutalmente ucciso mentre era in carcere, ha pubblicato una petizione indirizzata al ministro della giustizia Andrea Orlando, al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Parlamento perché si approvi entro l'anno una legge contro il reato di tortura. Continua la vicenda su una legge che questo Stato ancora non riesce a darsi

Nazioni Unite e Consiglio d’Europa hanno sancito che la tortura è un crimine contro l’umanità, eppure, nonostante l’Italia abbia più volte assunto internazionalmente l’impegno di darsi una legge in merito, ad oggi nel nostro Paese il Parlamento non ha ancora approvato in via definitiva il testo che introduce il reato di tortura.
Abbiamo cinquemila norme penali che puniscono e proibiscono comportamenti di ogni tipo, ma non su questo il nostro codice penale cade nel mutismo più assoluto. Negli ultimi anni sia le Nazioni Unite durante la Revisione Periodica Universale sia la Corte europea dei diritti umani, a partire da quanto successo a Genova durante il G8 con l’irruzione nella scuola Diaz, ci hanno chiesto di colmare tale mancanza. In questi giorni sul sito change.org Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, brutalmente ucciso mentre era in carcere, ha pubblicato una petizione indirizzata al ministro della giustizia Andrea Orlando, al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Parlamento perché si approvi entro l’anno una legge contro il reato di tortura.

«Mi chiamo Ilaria, ho 42 anni e 2 figli. Vivo a Roma e di Roma è tutta la mia famiglia. È qui che sono cresciuta: non da sola, ma insieme a mio fratello Stefano, quello “famoso”. Stefano Cucchi, “famoso” perché morto tra sofferenze disumane quando era nelle mani dello Stato e, soprattutto, per mano dello Stato.
Mio malgrado, sono molte le persone che mi conoscono in questo Paese. Sanno come sono fatta. Sanno – perché da sette anni ormai non mi stanco di ripeterlo – che sono in ottima forma fisica e che sono viva. Al contrario di mio fratello, che pesava quanto me ma che vivo non è più.
Nell’ottobre del 2009 non sono stata picchiata. Non mi hanno pestato, non mi hanno rotto a calci la schiena, non ho avuto per questo bisogno di cure mediche. Non mi hanno torturato. Sono viva. Sono viva e combatto con una giustizia che ha dimenticato i diritti umani.
Sono viva e da allora mi batto per non smettere di credere. Ecco perché chiedo che Parlamento e Governo approvino finalmente, ed entro quest’anno, il reato di tortura in Italia. Stiamo chiedendo all’Egitto verità per Giulio Regeni. Dobbiamo farlo. Ma ricordiamoci che lo facciamo dall’alto del fatto di essere l’unico Paese d’Europa a non avere una legge contro le brutalità di Stato. La Corte di Strasburgo ha già condannato l’Italia per gli orrori del G8 di Genova nel 2001. E ci ha imposto l’introduzione nel nostro codice penale del reato di tortura. Che aspettiamo?»

In meno di 24 ore la petizione ha raggiunto più di 90 mila sostenitori e punta in a raggiungimento di altre 150.000 firme. Ma soprattutto a una legge entro il 2016. Come scrive Ilaria Cucchi: «Penso a Giulio Regeni, Giuseppe Uva, Federico Aldrovandi, Riccardo Magherini. Tutte queste storie, tutte le persone dietro a queste storie ci testimoniano, con la loro morte che è una morte di Stato, che uno Stato di diritto senza diritto è una banda di predoni.»