Vi avevamo raccontato le vicende di Malek Adly, avvocato che fornisce assistenza legale contro le violazioni dei diritti umani in terra egiziana e che abbiamo intervistato su Left qualche tempo fa in merito al caso Regeni. «Scrivi il mio nome. Io faccio il mio lavoro. Io non ho paura. Il mio nome è Malek Adly» ci aveva detto. Poi una prima notizia lo dava fra gli arrestati della retata del 25 aprile, notizia che fortunatamente è lo stesso Malek a smentire, spiegandoci quale sia al momento la sua situazione nel Paese di al Sisi: «Confermo. Non sono in prigione…non ancora. È stato emesso un mandato d’arresto contro di me e molti miei colleghi. Significa che ci inseguono, non siamo sicuri nelle nostre case, con le nostre famiglie». Il suo mandato d’arresto è stato firmato dal procuratore generale Tamer Alfergany. Malek è in fuga per non finire in manette e si rende invisibile alle autorità in Egitto. A suo carico sono state fabbricate false accuse. In Egitto la custodia cautelare viene utilizzata per trattenere i cittadini in carcere. Ahmed Abdallah, presidente ECRF, consulente legale dei Regeni, rimarrà in prigione altri 15 giorni. Malek ha aggiunto: “io e altri colleghi siamo coinvolti in un caso giudiziario che vede imputato il presidente Al Sisi per l’incostituzionale e illegale cessione delle due isole egiziane all’Arabia Saudita. Io e altri colleghi abbiamo agito a nome di centinaia di giornalisti, attivisti, comuni cittadini egiziani. Il 17 e il 24 maggio verranno prese importanti decisioni dalla Corte che si occupa del caso”, dice Malek.

Vi avevamo raccontato le vicende di Malek Adly, avvocato che fornisce assistenza legale contro le violazioni dei diritti umani in terra egiziana e che abbiamo intervistato su Left qualche tempo fa in merito al caso Regeni. «Scrivi il mio nome. Io faccio il mio lavoro. Io non ho paura. Il mio nome è Malek Adly» ci aveva detto. Poi una prima notizia lo dava fra gli arrestati della retata del 25 aprile, notizia che fortunatamente è lo stesso Malek a smentire, spiegandoci quale sia al momento la sua situazione nel Paese di al Sisi: «Confermo. Non sono in prigione…non ancora. È stato emesso un mandato d’arresto contro di me e molti miei colleghi. Significa che ci inseguono, non siamo sicuri nelle nostre case, con le nostre famiglie». Il suo mandato d’arresto è stato firmato dal procuratore generale Tamer Alfergany. Malek è in fuga per non finire in manette e si rende invisibile alle autorità in Egitto. A suo carico sono state fabbricate false accuse. In Egitto la custodia cautelare viene utilizzata per trattenere i cittadini in carcere. Ahmed Abdallah, presidente ECRF, consulente legale dei Regeni, rimarrà in prigione altri 15 giorni. Malek ha aggiunto: “io e altri colleghi siamo coinvolti in un caso giudiziario che vede imputato il presidente Al Sisi per l’incostituzionale e illegale cessione delle due isole egiziane all’Arabia Saudita. Io e altri colleghi abbiamo agito a nome di centinaia di giornalisti, attivisti, comuni cittadini egiziani. Il 17 e il 24 maggio verranno prese importanti decisioni dalla Corte che si occupa del caso”, dice Malek.