«Il Comune di Milano e la Regione Lombardia devono dire la loro su Human Technopole». Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Coscioni e candidato sindaco di Milano per i Radicali, anticipa a Left il tema della conferenza stampa di oggi a Milano durante la quale sarà presentato un appello per lanciare un bando internazionale per l'Human Technopole. Ma l'esponente radicale chiama in ballo anche le istituzioni lombarde. La posta in gioco è altissima e se il progetto del polo della scienza nell'area ex Expo non venisse realizzato secondo le regole necessarie per un'operazione di quel genere, si rischia il fallimento, dice Cappato. Una iniziativa, quella dell'associazione Coscioni, che entra nel vivo di uno dei temi “caldi” non solo per il capoluogo lombardo ma per tutta la comunità scientifica italiana, visti gli allarmi lanciati a più riprese sia da Elena Cattaneo, scienziata e senatrice a vita che da Giovanni Bignami astrofisico e membro dell'Accademia dei Lincei. Dove sono “la programmazione e la valutazione terza, competente e indipendente” aveva scritto la scienziata nello scegliere l'Iit (Istituto italiano di tecnologia) di Genova come centro propulsore di tutto l'Human Technopole?  Il fatto che finanziamenti pubblici vadano a una fondazione di diritto privato fa storcere il naso a molti. Ed è il metodo della scelta calata dall’alto da parte di un’autorità politica che non va giù a chi ritiene che la ricerca vada valutata secondo criteri rigorosi. È questa l’etica della scienza. I finanziamenti annunciati da Renzi il 24 febbraio non sono certamente briciole. All’Iit di Genova, che è una fondazione di diritto privato, ha ricordato spesso nelle ultime settimane Cattaneo, andranno un miliardo e mezzo in 10 anni, 150 milioni l'anno. Una cifra notevole paragonata a quello che ricevono i ricercatori pubblici. Dopo gli interventi della senatrice Cattaneo, ricorda Marco Cappato, come consigliere comunale di Milano ha rivolto un'interrogazione al sindaco Pisapia. «Un finanziamento top-down che crea una nuova corte dei miracoli (a prescindere che si chiami Iit) presso la quale c'è già chi si è messo a tavola» scriveva l’11 marzo nell’interrogazione a Pisapia. Il tesoriere dell’associazione Coscioni chiedeva così al sindaco «se il Comune di Milano intende prendere iniziative per condizionare la realizzazione del polo della ricerca sull'area Expo al rispetto di criteri meritocratici nell'utilizzo di fondi pubblici, e se sì quali». Pisapia aveva riposto che non intendeva entrare nel merito delle questioni addotte dalla senatrice Cattaneo e quanto all’area, il Comune che fa parte della società Arexpo, avrebbe messo tutto il suo impegno per realizzare l’Human Technopole. Veniamo all’oggi. «Il progetto Human Technopole è una formidabile occasione per Milano, e non deve andare persa. Ma è anche un rischio per l’immagine della città, se l’operazione non fosse condotta nei modi che sono consoni e indicati dalle esperienze di progetti analoghi di successo nel resto delle economie occidentali basate sulla conoscenza». Comincia così l'appello per un bando internazionale che oggi alle 15 verrà presentato da Marco Cappato, da Filomena Gallo, segretario della Coscioni e da Marcello Crivellini professore del Politecnico di Milano. «L'obiettivo è il coinvolgimento della comunità scientifica - precisa a Left Cappato -. Vogliamo indicare quali sono le condizioni per evitare che il progetto diventi un fallimento sul piano della produzione scientifica». Il candidato sindaco radicale sottolinea che «dobbiamo uscire da un'ottica che è di emergenza rispetto al post Esxpo». Allora c’era molta fretta di trovare una soluzione per quelle aree abbandonate. «Benissimo decidere di farci un polo per la ricerca. Ma la fretta non deve diventare un motivo per privilegiare un criterio di cooptazione governativa per cui si individua un centro che è l'Iit di Genova e si fa tutto attraverso di loro». Tutta l’operazione, spiega Cappato, deve essere affidata a chi è meglio in grado di svolgere questo compito. E come si fa? Con un bando e una commissione internazionale, sia per il progetto complessivo che poi per i singoli progetti di ricerca. «Noi chiediamo un bando principale con una commissione internazionale che non sia ristretta all'Italia e l’unico modo per selezionale i soggetti beneficiari di fondi pubblici alla ricerca è coinvolgere gli scienziati. Non è che il responsabile politico sceglie a prescindere qual è il soggetto su cui fare affidamento, il quale a sua volta avrà un enorme potere nei confronti degli altri». Per questo motivo, si legge nell’appello «Invitiamo i protagonisti a ripensare le strategie per la realizzazione del progetto, organizzando delle conferenze ristrette, alle quali invitare scienziati, tecnologi ed economisti della ricerca italiani e internazionali, esperti nello studio delle sfide della biomedicina e della nutrizione, per identificare obiettivi strategici di davvero alto profilo». A queste conferenze ristrette dovrebbe poi seguire una a livello nazionale dalla quale dovrebbe uscire il bando internazionale. La questione poi non riguarda solo il mondo della scienza, sottolinea Cappato. «Il Comune di Milano e la Regione Lombardia sono i proprietari delle aree in questione. Il Comune deve decidere sul cambio di destinazione d'uso e sui progetti. Non è che uno può fare quello che vuole. È chiaro che il Comune e la Regione non hanno la competenza dal punto di vista scientifico ma noi vogliamo sapere cosa che cosa ne pensano sia Sala che Parisi. I soci di Expo non possono fare finta di niente rispondendo come ha fatto Pisapia rispondendo alla mia interrogazione dicendo che il comune non c'entra niente. Non è vero. Noi come Comune siamo parte della area Expo. E noi vogliamo indurre i responsabili delle istituzioni locali a prendere l’impegno di condizionare il loro assenso al progetto di Human Technopole alla soddisfazione delle condizioni proposte dagli scienziati». Tra i primi firmatari dell'appello, oltre a Marco Cappato e Filomena Gallo, Gilberto Corbellini, Giulio Cossu, Marcello Crivellini e numerosi docenti e scienziati delle università italiane. Qui si può leggere il bando, i nomi dei firmatari e sottoscriverlo.

«Il Comune di Milano e la Regione Lombardia devono dire la loro su Human Technopole». Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni e candidato sindaco di Milano per i Radicali, anticipa a Left il tema della conferenza stampa di oggi a Milano durante la quale sarà presentato un appello per lanciare un bando internazionale per l’Human Technopole. Ma l’esponente radicale chiama in ballo anche le istituzioni lombarde. La posta in gioco è altissima e se il progetto del polo della scienza nell’area ex Expo non venisse realizzato secondo le regole necessarie per un’operazione di quel genere, si rischia il fallimento, dice Cappato. Una iniziativa, quella dell’associazione Coscioni, che entra nel vivo di uno dei temi “caldi” non solo per il capoluogo lombardo ma per tutta la comunità scientifica italiana, visti gli allarmi lanciati a più riprese sia da Elena Cattaneo, scienziata e senatrice a vita che da Giovanni Bignami astrofisico e membro dell’Accademia dei Lincei. Dove sono “la programmazione e la valutazione terza, competente e indipendente” aveva scritto la scienziata nello scegliere l’Iit (Istituto italiano di tecnologia) di Genova come centro propulsore di tutto l’Human Technopole?  Il fatto che finanziamenti pubblici vadano a una fondazione di diritto privato fa storcere il naso a molti. Ed è il metodo della scelta calata dall’alto da parte di un’autorità politica che non va giù a chi ritiene che la ricerca vada valutata secondo criteri rigorosi. È questa l’etica della scienza. I finanziamenti annunciati da Renzi il 24 febbraio non sono certamente briciole. All’Iit di Genova, che è una fondazione di diritto privato, ha ricordato spesso nelle ultime settimane Cattaneo, andranno un miliardo e mezzo in 10 anni, 150 milioni l’anno. Una cifra notevole paragonata a quello che ricevono i ricercatori pubblici. Dopo gli interventi della senatrice Cattaneo, ricorda Marco Cappato, come consigliere comunale di Milano ha rivolto un’interrogazione al sindaco Pisapia. «Un finanziamento top-down che crea una nuova corte dei miracoli (a prescindere che si chiami Iit) presso la quale c’è già chi si è messo a tavola» scriveva l’11 marzo nell’interrogazione a Pisapia. Il tesoriere dell’associazione Coscioni chiedeva così al sindaco «se il Comune di Milano intende prendere iniziative per condizionare la realizzazione del polo della ricerca sull’area Expo al rispetto di criteri meritocratici nell’utilizzo di fondi pubblici, e se sì quali». Pisapia aveva riposto che non intendeva entrare nel merito delle questioni addotte dalla senatrice Cattaneo e quanto all’area, il Comune che fa parte della società Arexpo, avrebbe messo tutto il suo impegno per realizzare l’Human Technopole.
Veniamo all’oggi. «Il progetto Human Technopole è una formidabile occasione per Milano, e non deve andare persa. Ma è anche un rischio per l’immagine della città, se l’operazione non fosse condotta nei modi che sono consoni e indicati dalle esperienze di progetti analoghi di successo nel resto delle economie occidentali basate sulla conoscenza». Comincia così l’appello per un bando internazionale che oggi alle 15 verrà presentato da Marco Cappato, da Filomena Gallo, segretario della Coscioni e da Marcello Crivellini professore del Politecnico di Milano.
«L’obiettivo è il coinvolgimento della comunità scientifica – precisa a Left Cappato -. Vogliamo indicare quali sono le condizioni per evitare che il progetto diventi un fallimento sul piano della produzione scientifica».
Il candidato sindaco radicale sottolinea che «dobbiamo uscire da un’ottica che è di emergenza rispetto al post Esxpo». Allora c’era molta fretta di trovare una soluzione per quelle aree abbandonate. «Benissimo decidere di farci un polo per la ricerca. Ma la fretta non deve diventare un motivo per privilegiare un criterio di cooptazione governativa per cui si individua un centro che è l’Iit di Genova e si fa tutto attraverso di loro». Tutta l’operazione, spiega Cappato, deve essere affidata a chi è meglio in grado di svolgere questo compito. E come si fa? Con un bando e una commissione internazionale, sia per il progetto complessivo che poi per i singoli progetti di ricerca. «Noi chiediamo un bando principale con una commissione internazionale che non sia ristretta all’Italia e l’unico modo per selezionale i soggetti beneficiari di fondi pubblici alla ricerca è coinvolgere gli scienziati. Non è che il responsabile politico sceglie a prescindere qual è il soggetto su cui fare affidamento, il quale a sua volta avrà un enorme potere nei confronti degli altri». Per questo motivo, si legge nell’appello «Invitiamo i protagonisti a ripensare le strategie per la realizzazione del progetto, organizzando delle conferenze ristrette, alle quali invitare scienziati, tecnologi ed economisti della ricerca italiani e internazionali, esperti nello studio delle sfide della biomedicina e della nutrizione, per identificare obiettivi strategici di davvero alto profilo». A queste conferenze ristrette dovrebbe poi seguire una a livello nazionale dalla quale dovrebbe uscire il bando internazionale.
La questione poi non riguarda solo il mondo della scienza, sottolinea Cappato.
«Il Comune di Milano e la Regione Lombardia sono i proprietari delle aree in questione. Il Comune deve decidere sul cambio di destinazione d’uso e sui progetti. Non è che uno può fare quello che vuole. È chiaro che il Comune e la Regione non hanno la competenza dal punto di vista scientifico ma noi vogliamo sapere cosa che cosa ne pensano sia Sala che Parisi. I soci di Expo non possono fare finta di niente rispondendo come ha fatto Pisapia rispondendo alla mia interrogazione dicendo che il comune non c’entra niente. Non è vero. Noi come Comune siamo parte della area Expo. E noi vogliamo indurre i responsabili delle istituzioni locali a prendere l’impegno di condizionare il loro assenso al progetto di Human Technopole alla soddisfazione delle condizioni proposte dagli scienziati».
Tra i primi firmatari dell’appello, oltre a Marco Cappato e Filomena Gallo, Gilberto Corbellini, Giulio Cossu, Marcello Crivellini e numerosi docenti e scienziati delle università italiane.

Qui si può leggere il bando, i nomi dei firmatari e sottoscriverlo.

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.