I dati Eurostat parlano di una crescita complessiva delle emissioni di gas serra. Alcuni Paesi riducono la quantità di gas inquinanti, la maggioranza cresce. Italia compresa

L’Unione Europea e l’Italia si sono impegnate, con l’Accordo di Parigi, a diminuire l’uso di energia fossile. Ma i dati dimostrano il contrario. Secondo Eurostat, le emissioni di CO2 complessive dei Paesi membri Ue sono aumentate dello 0,7% nel 2015 rispetto all’anno precedente. Il documento, approvato nella capitale francese e ratificato lo scorso 22 aprile al Palazzo di Vetro dell’Onu, prevede il contenimento dell’aumento delle temperature «ben al di sotto dei 2 gradi centigradi».
Il primato negativo tocca alla Slovacchia, che registra un incremento delle emissioni del 9,5%, seguita da Portogallo (8,6%), Ungheria (6,7%), Belgio (4,7%) e Bulgaria (4,6%). Le diminuzioni sono state invece registrate in otto stati, in particolare Malta (-26,9%), Estonia (-16%), Danimarca (-9,9%), Finlandia (-7,4%) e Grecia (-5%).
Stabile la Germania: il Paese più inquinante di tutta l’Unione Europea ha prodotto nel 2015 la stessa quantità di emissioni del 2014. La Gran Bretagna scende invece del 2,9% (incide sul 12,5% del totale), mentre sale la Francia dell’1,7% (con una quota del 9,9%) e la Polonia dell’1,6% (con una quota del 9,2%).
Nella classifica l’Italia si attesta al sesto posto, con un aumento del 3,5% delle emissioni nocive, ed è responsabile per il 10,6% delle emissioni tra i paesi dell’Unione Europea, terza nella classifica dei paesi più inquinanti, subito dopo Germania e Gran Bretagna e prima di Francia e Polonia.
«L’Italia sarà protagonista di questo accordo storico, per i nostri figli e per i nostri nipoti» dichiarava il 22 aprile il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al Palazzo di vetro dell’Onu a New York, durante la solenne cerimonia in cui ben 175 stati ratificarono il documento approvato a Parigi lo scorso dicembre. Ma il 2015 non è stato un anno particolarmente brillante per le rinnovabili nel nostro paese. Da una parte per il vuoto legislativo venutosi a creare a causa del ritardo del decreto sulle energie rinnovabili con i nuovi incentivi alle fonti del fotovoltaico. Dall’altra per il decremento della produzione di energia elettrica derivante da fonti rinnovabili, diminuita del 9% rispetto al 2014, ed equivalente a ben 11 miliardi di Kilowatt (dati Terna).
Secondo il rapporto «La svolta dopo l’accordo di Parigi. Italy Climate Report 2016», il nostro Paese per mantenere gli impegni presi a Parigi dovrebbe dimezzare le emissioni di gas serra al 2050 rispetto ai valori del 1990 (siamo a -20%), portare il consumo di energia derivante da fonti rinnovabili al 35% (oggi è al 17%) e al 66% dei consumi elettrici (siamo al 38%).
«Le emissioni di CO2 – ricorda Eurostat – sono una delle principali cause del riscaldamento globale e rappresentano circa l’80% di tutte le emissioni di gas serra nella Ue. Esse sono influenzate da fattori quali le condizioni climatiche, la crescita economica, le dimensioni della popolazione, trasporti e attività industriali».
A livello globale nel 2014 e nel 2015, nonostante la pessima performance di Europa e Italia, le emissioni di CO2 sono leggermente calate dello 0,6%, nonostante un aumento del Pil del 3%. Questo è quello che riferisce il centro studi Global Carbon Project. Il leggero decremento del 2014 e del 2015 «è un buon segnale ma non basta, le emissioni devono cominciare a calare per poter mantenere l’aumento delle temperature sotto i due gradi», sostiene, tuttavia, Greenpeace.