Con la sua dichiarazione, Stefano Fassina prende tempo e insieme mette le mani avanti, perché poco sembra possa fare: «Abbiamo appreso con stupore che la commissione elettorale ha respinto le nostre liste dalla competizione per Roma», ha annunciato il candidato sindaco di Sinistra Italiana, ex dem, e forse ex candidato sindaco, dunque: «si tratta di una decisione che, se fosse confermata, altererebbe pesantemente l’esito delle elezioni amministrative nella Capitale». Il destino di Fassina è comune a quello di Giorgia Meloni la cui lista è stata al momento respinta sempre dalla commissione elettorale per le comunali di Milano però, assai meno importanti per il partito dell'ex An, che è anche lei candidata sindaco a Roma: «Presentiamo subito ricorso e nelle prossime ore decideremo quali ulteriori iniziative intraprendere», continua Fassina. Nel giro della sinistra capitolina però l'umore è a terra e nella mente torna il precedente a sinistra di Claudio Fava che tentò la corsa per la presidenza della regione Sicilia e fu escluso all'ultimo, perché non residente, e quello, da destra, della lista del PdL esclusa per il celebre panino alle regionali poi comunque vinte da Renata Polverini. Per Fassina dovrebbero essere due i problemi burocratici a cui difficilmente si potrà rimediare. «Inammissibili» sono state giudicate sia la lista civica che quella politica, che raccoglie le varie anime della sinistra, da Rifondazione a Sinistra Italiana, appunto. E così, senza liste di supporto, il candidato non potrebbe andare avanti. In una manca una data, a quanto emerge, nell'altra, quella politica, sarebbero insufficienti le firme in sostegno ritenute valide, perché molte sarebbero state raccolte su vecchi moduli. In città rimarrebbe dunque un solo candidato della sinistra, Andrea Catarci, candidato presidente nell'VIII municipio, perché fornito di altre due liste civiche personali. Ma è un'eccezione, e così la sinistra si ritrova senza candidati. Bisogna vedere, adesso, il ricorso sì, ma poi bisognerà capire chi si avvantaggerà di questo clamoroso colpo di scena: se Giachetti, candidato del Pd, o Virginia Raggi dei 5 stelle.

Con la sua dichiarazione, Stefano Fassina prende tempo e insieme mette le mani avanti, perché poco sembra possa fare: «Abbiamo appreso con stupore che la commissione elettorale ha respinto le nostre liste dalla competizione per Roma», ha annunciato il candidato sindaco di Sinistra Italiana, ex dem, e forse ex candidato sindaco, dunque: «si tratta di una decisione che, se fosse confermata, altererebbe pesantemente l’esito delle elezioni amministrative nella Capitale».

Il destino di Fassina è comune a quello di Giorgia Meloni la cui lista è stata al momento respinta sempre dalla commissione elettorale per le comunali di Milano però, assai meno importanti per il partito dell’ex An, che è anche lei candidata sindaco a Roma: «Presentiamo subito ricorso e nelle prossime ore decideremo quali ulteriori iniziative intraprendere», continua Fassina.

Nel giro della sinistra capitolina però l’umore è a terra e nella mente torna il precedente a sinistra di Claudio Fava che tentò la corsa per la presidenza della regione Sicilia e fu escluso all’ultimo, perché non residente, e quello, da destra, della lista del PdL esclusa per il celebre panino alle regionali poi comunque vinte da Renata Polverini.

Per Fassina dovrebbero essere due i problemi burocratici a cui difficilmente si potrà rimediare. «Inammissibili» sono state giudicate sia la lista civica che quella politica, che raccoglie le varie anime della sinistra, da Rifondazione a Sinistra Italiana, appunto. E così, senza liste di supporto, il candidato non potrebbe andare avanti. In una manca una data, a quanto emerge, nell’altra, quella politica, sarebbero insufficienti le firme in sostegno ritenute valide, perché molte sarebbero state raccolte su vecchi moduli.

In città rimarrebbe dunque un solo candidato della sinistra, Andrea Catarci, candidato presidente nell’VIII municipio, perché fornito di altre due liste civiche personali. Ma è un’eccezione, e così la sinistra si ritrova senza candidati.

Bisogna vedere, adesso, il ricorso sì, ma poi bisognerà capire chi si avvantaggerà di questo clamoroso colpo di scena: se Giachetti, candidato del Pd, o Virginia Raggi dei 5 stelle.