Vuole demolire 150 case costruite a due passi dal mare, abusive, che dovevano esser tirate giù da anni. Ora un incendio scoppia nella sua casa di campagna. Ma Cambiano va avanti, e lo incontra anche Alfano

Qualche ora prima era apparso nella trasmissione televisiva di Giletti, ospite per la sua battaglia personale contro l’abusivismo a Licata, la città di cui è sindaco, e poi si è ritrovato a contare i danni di un incendio (doloso, secondo gli investigatori) che ha colpito durante la notte la sua casa di campagna. Così Angelo Cambiano sindaco di centrodestra alla guida del comune agrigentino si è ritrovato di colpo sulle prime pagine di tutti i giornali.

La sua battaglia è iniziata alcuni mesi fa quando, con un protocollo sottoscritto anche dalla Prefettura di Agrigento, ha deciso di abbattere le 150 abitazioni costruite a pochi passi dal mare. Un atto che in realtà avrebbe dovuto compiersi già una decina di anni fa (e infatti la Procura ora ha aperto un’inchiesta per omissione d’atti di ufficio) ma che per ragioni da chiarirsi solo in questi mesi ha trovato uno sbocco fattivo: in città l’azione del sindaco è stata vista da alcuni come un abuso di potere contro il “diritto alla casa” e, come spesso succede, le regole sono diventate di libera interpretazione nell’agone politico.

Il Ministro all’Interno Angelino Alfano è arrivato oggi per incontrare l’amministratore e gli altri quaranta sindaci che sono scesi in piazza per solidarietà e per chiedere che il Governo adotti le misure necessarie. «Siamo qui a ribadire una cosa molto importante – ha dichiarato Alfano – cioè che per il futuro se non avvengono queste demolizioni, ci saranno altre case abusive. E che è finito il tempo della politica che coccolava gli abusivi per avere qualche migliaio di voti. Oggi è giunto il tempo della politica e delle istituzioni che fanno rispettare le leggi, puntando al consenso democratico di tutti quei cittadini che, onestamente, per fare una cosa chiedono il permesso. Proporrò una scorta al sindaco e una vigilanza ai luoghi della sua vita perché la scelta di amministrare una città, non significa fare un scelta dell’eroismo. La paura è un sentimento naturale e lo Stato deve intervenire per sottrarre paura a chi ce l’ha avendo avuto il consenso del popolo per governare un terra splendida e difficile come questa».

Mentre la procura indaga per incendio e minacce il sindaco Cambiano ha confermato che il suo impegno contro l’abusivismo andrà avanti senza nessuna esitazione. «Ho un figlio in arrivo – ha detto – e sicuramente non gli dirò che suo padre alla prima difficoltà si è fatto da parte». Resta comunque, al di là dell’episodio, il tema delle difficoltà degli amministratori che molto spesso (succede con l’abusivismo ma non solo) non sembrano in gradi di ottenere tutti gli strumenti necessari per una vera azione di governo nell’amministrazione della propria città. Lo stesso Cambiano ha dichiarato fino a ieri di essersi sentito “lasciato solo” e certo, al di là della presenza di oggi, andrebbe ripensato un sistema che negli ultimi anni, nei piani regolatori redatti dalle regioni, sembra aver voluto carezzare l’edilizia “spinta” per tentare di accontentare le imprese e “far ripartire l’economia”. Forse in questo Paese più che la scorta servirebbe dire basta ai condoni. Ma questa per molti “è un’altra storia”. Dicono.