Dopo le polemiche legate ai costi e alla strumentalità di una eventuale estensione delle giornate di voto, il Consiglio dei ministri ha deciso di non approvare il decreto annunciato dal ministro Alfano. Soddisfatto l'ex premier Enrico Letta: «Alla fine ha prevalso il buon senso»

Dopo gli annunci dei giorni scorsi, il Consiglio dei ministri di questa sera ha deciso di non prolungare al lunedì le giornate elettorali per le amministrative. Nessun decreto in tal senso, dunque: si voterà soltanto domenica 5 giugno e per il ballottaggio il 19. «Niente date aggiuntive per votare: si continuerà a farlo solo di domenica» ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano. «Di fronte a tante polemiche pretestuose e strumentali – sia riguardo i costi sia riguardo a chissà quali strategie occulte che sarebbero state alla base di questa mia iniziativa – valuto opportuno lasciare le cose così come stanno» ha detto il titolare del Viminale. Il messaggio è rivolto in primis all’ex presidente del consiglio Enrico Letta, che aveva introdotto l’election day e che oggi ha contestato la scelta, annunciata nei giorni scorsi da Alfano, di estendere nuovamente il voto al lunedì, ricorrendo a diversi tweet con l’hashtag #Nontornareindietro.

«Tranne Egitto e India #votosoloinungiorno è regola» ha twittato Letta linkando a una mappa sulla durata delle tornate elettorali nel mondo e lamentando che la modifica sarebbe avvenuta a campagna elettorale in corso. E in un altro cinguettio ha parlato di un esborso aggiuntivo di 120 milioni nel caso avessimo rinnciato all’election day. Nall’annunciare il dietrofront, il ministro dell’Interno ha voluto previsare che «la spesa in più non sarebbe stata di 120 milioni di euro, ma l’incremento sarebbe stato di circa 5 milioni di euro per le amministrative e di circa 18 per il referendum». Alfano ha anche rivendicato che l’esigenza di votare anche il lunedì gli era stata segnalata da più parti, anche dalle opposizioni, ma ora conferma che non se ne farà nulla, né per le elezioni di giugno né per il referendum costituzionale di ottobre. «E alla fine ha prevalso il buon senso. E il rispetto delle regole. Meglio così», è il commento finale dell’ex premier.