Cinquant'anni fa comincia la rivoluzione culturale maoista: scontro di potere interno e purghe nella società per preservare gli ideali rivoluzionari. Alla morte del grande timoniere, la Cina voltò pagina E oggi preferisce non ricordare

Uno scontro di potere interno, una rivolta studentesca iconoclasta e un terremoto sociale seguito al disastro economico del Grande balzo in avanti, tentativo di modernizzare e industrializzare l’economia cinese, prevalentemente agricola, a tappe forzate. Quello che spesso viene nominato come il decennio perduto è un momento che molti ricordano ma che raramente si nomina nella vita pubblica cinese contemporanea. Oggi sono passati 50 anni dall’avvio della Grande rivoluzione culturale proletaria che si protrasse per dieci anni – con strascichi fino al processo alla Banda di quattro nel 1976.

Una giovane grida incoraggiamento alle guardie rosse (AP Photo, File)
Una giovane grida incoraggiamento alle guardie rosse (AP Photo, File)

In quegli anni, dopo una direttiva (del 16 maggio 1966) da parte del segretario e leader della rivoluzione a “distruggere il vecchio” e ripulire la cultura cinese dal pensiero borghese dal governo, dagli insegnamenti e dalla cultura, la rivoluzione culturale comincia. Praticamente la rivoluzione implica la distruzione di una parte consistente dell’eredità culturale cinese (i templi, ad esempio), la purga di migliaia di quadri del partito e la rieducazione di milioni. La Guardia rossa e gli studenti, con una furia iconoclasta e un rinnovato culto della personalità nei confronti di Mao, sono il braccio armato dello scontro interno al partito, nel quale il Grande timoniere a diversi alleati, mettono all’angolo figure come Deng Xiaoping e il presidente Liu Shaoqui, sollevati da ogni incarico. Milioni di studenti vengono mandati nei campi a lavorare.

Marx e libretto rosso di Mao (AP Photo, File)
Marx e libretto rosso di Mao (AP Photo, File)

La rivoluzione culturale si chiude di fatto con la morte di Mao e il ritorno al potere di una parte del gruppo dirigente “di destra” eliminato nel furore di quegli anni. Proprio Den Xiaping sarà la figura che apre la Cina al mercato e avvia le riforme economiche – non politiche – che hanno prodotto il prodigioso sviluppo economico di questi anni. Oggi i media cinesi non danno notizia dell’anniversario. Siamo in una fase difficile e discutere delle violenze del decennio perduto sarebbe scivoloso: come affrontare una discussione su un periodo controverso, che ha spaccato la società, generato violenze e fatto perdere dieci anni al Paese?

Giovani distribuiscono il libretto rosso di Mao all'uscita di una fabbrica (AP Photo, File)
Giovani distribuiscono il libretto rosso di Mao all’uscita di una fabbrica (AP Photo, File)

La gogna per due anti-maoisti (AP Photo, File)
La gogna per due anti-maoisti (AP Photo, File)

Manifestazione della guardia rossa davanti all'ambasciata dell'Unione Sovietica (AP Photo, File)
Manifestazione della guardia rossa davanti all’ambasciata dell’Unione Sovietica (AP Photo, File)

Un bambino sotto a un manifesto contro "l'anti-maoista", l'allora presidente Liu Shaoqi (AP Photo, File )
Un bambino sotto a un manifesto contro “l’anti-maoista”, l’allora presidente Liu Shaoqi (AP Photo, File )

Lettura di slogan affissi ai muri (AP Photo, File)
Lettura di slogan affissi ai muri (AP Photo, File)

La gogna per due anti-maoisti (AP Photo, File)
La gogna per due anti-maoisti (AP Photo, File)

Marx e libretto rosso di Mao (AP Photo, File)
Marx e libretto rosso di Mao (AP Photo, File)

 

Jiang Qing, vedova di Mao, al processo contro la banda dei quattro, che chiuse la rivoluzione culturale e avviò, politicamente, la stagione della aperture al mondo
Jiang Qing, vedova di Mao, al processo contro la banda dei quattro, che chiuse la rivoluzione culturale e avviò, politicamente, la stagione della aperture al mondo

Qui la pagina di China Files (i cui redattori sono spesso ospiti di Left in edicola) dedicata alla #RivCult