L'Ilva è approdata a Strasburgo. La Corte europea dei diritti umani ha aperto ufficialmente un procedimento contro l'Italia. L'accusa è quella di non aver protetto la vita e la salute di 182 cittadini dagli effetti negativi delle emissioni del polo siderurgico di Taranto. La Cedu ha ritenuto che le prove addotte al ricorso fossero sufficienti per aprire il procedimento contro lo Stato italiano che così è formalmente sotto processo. A rivolgersi a Strasburgo sono stati, nel 2013 e nel 2015, 182 cittadini che vivono a Taranto e nei comuni vicini. Alcuni rappresentano parenti scomparsi o malati. Un altro tassello si aggiunge quindi nella travagliata vicenda dello stabilimento al centro di polemiche decennali per la nocività delle emissioni. La decisione della Corte europea di Strasburgo è arrivata in seguito al ricorso presentato da un gruppo di abitanti di Taranto che ha denunciato la violazione di norme necessarie per proteggere la salute collettiva. Sotto accusa da parte dei residenti anche tutte le norme “Salva Ilva” che avrebbero permesso la continuità della produzione siderurgica. La notizia è arrivata proprio nel giorno in cui nella città pugliese si è aperto il processo per presunto disastro ambientale. Un processo storico, con 44 persone rinviate a giudizio e tre società, sei anni di indagini, per far luce sull'inquinamento degli anni della gestione Riva (1996-2013). Alla sbarra ci sono, come riporta l'Ansa, anche i fratelli Fabio e Nicola Riva, della proprietà Ilva (oggi in amministrazione straordinaria), l'ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, l'ex presidente della Provincia Gianni Florido, l'ex presidente dell'Ilva Bruno Ferrante, l'ex responsabile dei rapporti istituzionali dell'Ilva Girolamo Archinà, gli ex direttori di stabilimento Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l'ex direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato, l'avvocato Francesco Perli (uno dei legali dell'Ilva), l'ex presidente della commissione ministeriale che rilasciò l'autorizzazione integrata ambientale all'Ilva, Dario Ticali e il deputato di Sel (ex assessore regionale) Nicola Fratoianni. Sono previste altre richieste di costituzione di parte civile da parte di famigliari di operai morti di tumore o di cittadini residenti nei quartieri a ridosso del Siderurgico.

L’Ilva è approdata a Strasburgo. La Corte europea dei diritti umani ha aperto ufficialmente un procedimento contro l’Italia. L’accusa è quella di non aver protetto la vita e la salute di 182 cittadini dagli effetti negativi delle emissioni del polo siderurgico di Taranto. La Cedu ha ritenuto che le prove addotte al ricorso fossero sufficienti per aprire il procedimento contro lo Stato italiano che così è formalmente sotto processo. A rivolgersi a Strasburgo sono stati, nel 2013 e nel 2015, 182 cittadini che vivono a Taranto e nei comuni vicini. Alcuni rappresentano parenti scomparsi o malati.

Un altro tassello si aggiunge quindi nella travagliata vicenda dello stabilimento al centro di polemiche decennali per la nocività delle emissioni. La decisione della Corte europea di Strasburgo è arrivata in seguito al ricorso presentato da un gruppo di abitanti di Taranto che ha denunciato la violazione di norme necessarie per proteggere la salute collettiva. Sotto accusa da parte dei residenti anche tutte le norme “Salva Ilva” che avrebbero permesso la continuità della produzione siderurgica.
La notizia è arrivata proprio nel giorno in cui nella città pugliese si è aperto il processo per presunto disastro ambientale. Un processo storico, con 44 persone rinviate a giudizio e tre società, sei anni di indagini, per far luce sull’inquinamento degli anni della gestione Riva (1996-2013).
Alla sbarra ci sono, come riporta l’Ansa, anche i fratelli Fabio e Nicola Riva, della proprietà Ilva (oggi in amministrazione straordinaria), l’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, l’ex presidente della Provincia Gianni Florido, l’ex presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, l’ex responsabile dei rapporti istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, gli ex direttori di stabilimento Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l’ex direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato, l’avvocato Francesco Perli (uno dei legali dell’Ilva), l’ex presidente della commissione ministeriale che rilasciò l’autorizzazione integrata ambientale all’Ilva, Dario Ticali e il deputato di Sel (ex assessore regionale) Nicola Fratoianni. Sono previste altre richieste di costituzione di parte civile da parte di famigliari di operai morti di tumore o di cittadini residenti nei quartieri a ridosso del Siderurgico.