A oggi, secondo i nuovi dati forniti dall'Agenzia Onu per i rifugiati il mare si è portato via 2510 vite. Nello stesso periodo dello scorso anno sono morti in 1855, 57 nei primi cinque mesi del 2014

I naufragi e i ribaltamenti della scorsa settimana nel Mediterraneo avrebbero causato almeno 880 vittime. È questo quel che gli operatori dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, hanno riscontrato intervistando i superstiti in questi giorni. Oltre ai tre relitti recuperati nei giorni scorsi, infatti, i sopravvissuti ai naufragi hanno anche parlato di un gommone con a bordo 125 che si è sgonfiato. Qui le persone scomparse cono 47, altri otto sono morti scomparsi da un’altra barca e quattro sono morti a causa di un incendio a bordo.
Il 2016 si sta rivelando un anno letale. A oggi, secondo i nuovi dati forniti da Unhcr il mare si è portato via 2.510 vite. Nello stesso periodo dello scorso anno sono morti in 1.855, 57 nei primi cinque mesi del 2014.
Nel Mediterraneo muore una persona su 81 che partono il che, sottolinea il comunicato dell’Unhcr, rende evidente l’importanza delle operazioni di soccorso e «la necessità di reali, alternative più sicure per le persone che necessitano di protezione internazionale».
Nel 2016 hanno intrapreso il viaggio verso l’Europa 203.981 persone, tre quarti passando dalla Turchia alla Grecia, 46.714 sono passati per l’Italia, un dato quasi identico a quello del 2015). Il percorso Nord Africa-Italia è nettamente il più pericoloso, anche perché il tratto di mare da percorrere è molto più lungo di quello tra costa turca e isole greche: 2.119 i decessi segnalati per quest’anno, un morto ogni 23 che partono.
La maggior parte delle barche in partenza dalla Libia partono dall’area di Sabratah a ovest di Tripoli. E come in passato sono più piene di persone di quelle in partenza dalla Turchia. Secondo alcune fonti, non confermate, l’aumento recente nel numero dei morti è legato agli sforzi dai contrabbandieri per massimizzare i redditi prima dell’inizio del Ramadan, la prossima settimana.
L’Unhcr ha raccolto diverse testimonianze di violenze e schiavitù sessuale nei confronti delle donne, sia in Niger che in Libia. Non sembra invece che l’accordo tra Europa e Turchia abbia cambiato significativamente i flussi di siriani – non c’è insomma un grande aumento del numero di siriani che passano dalla Libia per entrare in Europa. Si assiste anche a un aumento degli arrivi di minori non accompagnati.
Le principali nazionalità che attraversano il mare verso l’Italia sono gambiana (Paese poverissimo dove è in corso una stretta autoritaria) e nigeriana. Tra i paesi più comunemente associati con movimenti di rifugiati, gli arrivi in Italia sono da Somalia ed Eritrea.