La storia del vecchietto che dà una lezione di democrazia a tutti quelli che hanno bisogno di nemici o rottamazioni varie per sentirsi vivi

Al di là delle analisi da cui oggi saremo ricoperti, l’intervista più politica di queste ore è quella ad Antonio Tassora. No, nessun candidato particolare e nemmeno un analista: Antonio ha 104 anni e ha votato alle elezioni amministrative del suo paese, Beverino, in provincia de La Spezia.

Una storia minima in un paese microscopico che contiene però tutto il cuore che sembra andato perso nelle metropoli italiane: dice Antonio che ha voluto votare perché «70 anni fa ho votato per la Repubblica e il voto è un diritto-dovere che io intendo esercitare fino a quando ne avrò le facoltà». E così, in un colpo solo, il vecchietto dà una lezione di democrazia a tutti quelli che hanno bisogno di nemici o rottamazioni per sentirsi vivi.

Antonio invece ha il sacro fuoco del voto che non dovrebbe certo invecchiare ma piuttosto rinnovarsi e crescere. E Antonio (che fino a due anni fa coltivava ancora la sua terra, contadino centenario) è uno di quelli che crede che il voto davvero serva a cambiare le cose: «Ci sono troppi giovani senza lavoro e non potendoli aiutare concretamente spero di dare loro una mano con la mia scelta, spero che serva ad eleggere un sindaco che sappia trovare il modo per risolvere i problemi di tanti ragazzi».

Nelle elezioni della bile e dell’astensionismo ci voleva un ultracentenario per riportarci alla bellezza del voto così semplicemente, senza tifo e senza propaganda, ma per tutta la storia che il gesto del voto si porta dietro. Sarebbe da portare in tutte le scuole, uno così.