Ha ragione Obama: è dal nostro inconscio che si solleva il nemico. Noi gli forniamo le armi. Con le nostre ossessioni, noi gli forniamo l’alibi ideologico. E dovremmo prenderne atto. Jo Cox forse lo faceva

Jeremy Corbyn è andato sul luogo dell’attentato. Stasera veglie in onore di Jo Cox a Edimburgo, a Manchester, a Birmingham, Brighton, Gasgow, Cardiff e Belfast. La più importante si terrà a Londra, in Parlament Square di fronte a Westminster. Si apprende che da tre mesi Jo Cox, la giovane donna di 41 anni, la deputata laburista, la mamma che lascia due figli, subiva minacce anonime. La polizia stava per decidere nuove misure di protezione quando Tommy Mair le ha sparato, poi le è saltato addosso, la ha accoltellata, più e più volte. Perché tanto odio? Perché era donna, e gli uomini in crisi odiano le donne. Perché era figlia di un operaio e aveva ottenuto la laurea a Cambridge. Perché gli elettori del West Yorkshire avevano fiducia in lei. Perché lavorava per integrare nella democrazia britannica immigrati musulmani e sosteneva il dialogo tra le chiese, cattolica e protestante. Perché, con Save the Children, aveva a cuore la sorte dei bambini africani.

Ci sono tanti perché, e tutti non spiegano. L’attentatore pare simpatizzasse per il gruppo neonazista americano National Alliance. Era abbonato da anni alla rivista dello Springbok Club, organizzazione che odia l’Europa, ed è a favore dell’apartheid. Un terrorista di casa nostra, insomma, per parafrasare Barak Obama. Come un terrorista di casa, non un alieno da “congiura degli ultracorpi”, era l’islamista con pulsioni omosessuali che inviava sms alla moglie mentre massacrava persone omosessuali all’interno del Pulse. Come il francese di origini magrebine, passato dal carcere, che è entrato nella casa di un poliziotto che conosceva, ha ammazzato lui e la moglie sotto gli occhi del figlio e poi ha dedicato il massacro, su facebook, al califfo del Daesh.

Ha ragione Obama: è dal nostro inconscio che si solleva il nemico. Noi gli forniamo le armi, noi non diamo un nome alla sua malattia. Con le nostre ossessioni, noi gli forniamo l’alibi ideologico, la bandiera per la quale ammazzare e alla fine ammazzarsi. Nazismo e follia wahabita sono mostri del nostro immaginario. E dovremmo prenderne atto.

Jo Cox forse lo faceva. Ben prima di entrare alla Camera dei Comuni, era “un’attivista”, stava con la gente del West Yorkshire, parlava, provava a capire, combatteva l’odio e dava speranza. Forse l’abbiamo lasciata sola. La campagna per il Leave o il Remain è stata modesta e irrazionale: ha visto contrapporsi le ragioni (economiche) della City, che non vuole perdere i suoi clienti dell’Europa continentale, e il rimpianto pe ri fasti dell’impero di un Boris Johnson, che ha paragonato l’Europa a guida Tedesca a quella nazional socialista, sotto il tallone di Hitler.

Dov’è l’idea, dov’è la speranza, dove la prospettiva per cui battersi, dov’è il coraggio di fare i conti con lo scontento per isolare il rancore, e metterlo in condizione di non ammazzare, di non terrorizzare? Noi l’abbiamo lasciata sola, a qualcuno Jo Cox dà fastidio pure da morta. Il Giornale: “Tre colpi di pistola contro una donna salvano l’Europa”. No comment.