Quasi tutti i sindaci usciti dal voto fanno molto peggio che in passato. Ma Roma - e anche Torino, dove Appendino fa un enorme balzo in avanti - consegna un mandato forte a Raggi, che guadagna tanti voti quanti ne prese Alemanno.

Come è andata per davvero? Detta così è una sciocchezza, ma per sapere che mandato ha un sindaco è utile contare i voti. Quanti romani, napoletani, torinesi, milanesi hanno votato i neoeletti sindaci? Chi ha un mandato forte e chi no? I numeri parlano chiaro, Raggi ha vinto molto e molto bene, anche se si paragona il suo risultato di ieri rispetto alle tornate precedenti. Meno bene Chiara Appendino – che però ha fatto una rimonta clamorosa che segnala la voglia di un pezzo importante di città di cambiare, anche rispetto ad amministrazioni precedenti che non avevano fatto poi male. Non sono forti Merola a Bologna e De Magistris a Napoli: prendono una quantità di voti infinitamente più bassa di alcuni loro predecessori. In Emilia Romagna il Pd vince ma non gioca più sul velluto e a Napoli l’apparente inevitabilità – e il probabile scontento dell’elettorato Pd, che ha scelto di non scegliere – ha penalizzato De Magistris in termini di consensi. Resta il fatto che l’ex magistrato ha vinto due volte in una grande città senza avere un partito nazionale alle spalle.

A Roma Virginia Raggi prende 770mila voti, 310mila in più che al primo turno. Giachetti ne guadagna 50mila. La neoeletta sindaco di Roma prende quasi 100mila voti in più di Ignazio Marino. Nel 1993 Francesco Rutelli contro Gianfranco Fini aveva preso quasi un milione di voti. Stesso risultato quattro anni dopo. Veltroni oscilla tra 871mila e 926mila. La verità è che Raggi ha un mandato abbastanza ampio, avendo preso gli stessi voti di Alemanno e solo 100mila voti in meno del primo Veltroni, quando la partecipazione al voto era del 75% e i voti espressi 500mila in più. La mappa qui sotto evidenzia come Raggi sia forte in zone a est della Capitale, dove la sinistra ha spesso preso molti voti e come vinca ovunque.

 

A Torino Chiara Appendino guadagna 84mila voti rispetto al primo turno, Fassino 8mila. Quattro anni fa il sindaco uscente ne aveva presi 255mila, 50mila in più di Appendino ieri. Sergio Chiamparino ne aveva presi 307mila (quattro anni prima 285mila al secondo turno). Rispetto a quattro anni fa il Movimento 5 Stelle ha decuplicato i voti. La mappa è clamorosa: chi visita Torino la trova ben tenuta, ordinata e migliorata. È così, probabilmente, solo nelle aree in cui passeggiano i visitatori, le periferie sono scontente e votano 5 Stelle.

— YouTrend (@you_trend) June 20, 2016

A Milano, Beppe Sala prende 264mila voti, nel 1993 il candidato leghista Marco Formentini vinse con 452mila voti al secondo turno, Sala prende meno voti di Nando Dalla Chiesa che quell’anno prese 340mila voti (270mila al primo turno). Il pidiessino Fumagalli nel 1997 perse con 340mila voti al secondo turno, Bruno Ferrante perse da Letizia Moratti con 319mila voti – che ne prese 353mila. Giuliano Pisapia prese 315mila voti al primo turno, 365mila al secondo. Tra primo e secondo turno Sala guadagna 40mila voti, Parisi 30mila. I due non erano poi così distanti e la città non si divide in maniera clamorosa dal punto di vista geografico, come mostra la mappa di YouTrend qui sotto.

A Napoli Luigi De Magistris prende 185mila voti, 13mila in più che al primo turno. Quattro anni fa lo stesso sindaco ne prese 264mila al secondo turno (128 al primo, dove arrivò secondo a 11 punti da Gianni Lettieri, suo sfidante anche ieri). Antonio Bassolino vinse con 300mila voti al secondo turno del 1993 contro Alessandra Mussolini e 495mila nel 1997. Al secondo mandato, nel 2006, Rosa Russo Jervolino vinse con 304mila voti.

A Bologna, Valerio Merola guadagna 15mila voti rispetto al primo turno, riconquistando la poltrona di sindaco con 83mila voti, 23mila in meno di quattro anni fa. La candidata della Lega Nord, Lucia Bergonzoni, prende 30mila voti in più che al primo turno (ma c’era in lizza il candidato di centrodestra di quattro anni prima, Manes Bernardini a soffiarle consensi). Sergio Cofferati conquistò Bologna con 140mila voti nel 2004, Walter Vitali ne prese 145mila nel 1995. Nel 1990, un’altra era, ma già con il Pci in crisi, la sola lista comunista ne guadagnava 124mila. All’epoca fu un tracollo.

A Varese vince a sorpresa il Pd con Davide Galimberti. Il candidato leghista prende 15mila voti, perdendone 1100 rispetto al primo turno. Il neosindaco ne guadagna duemila. Al primo turno non correvano i 5 Stelle. Il Pd non perde e non guadagna rispetto a quattro anni fa, la Lega, al primo turno ha perso seimila voti di lista, passando dal 24% al 16%. Peggio il Pdl: 11,1 e 5mila voti secchi in meno.

Infine una città minore, Latina. Qui la Lista Bene Comune di Damiano Coletta guadagna 30mila voti rispetto al primo turno (46mila ieri), mentre lo sfidante di destra Nicola Calandrini perde qualche centinaio di voti. Coletta prende 6mila voti in più di quelli presi dall’ex sindaco di destra Di Giorgi.