Vertice Merkel, Hollande, Renzi. Un piano per "salvare" le banche italiane. Delusione in Spagna per la sconfitta dell'Italia e perché sarà difficile formare un nuovo governo dopo le elezioni e la mezza vittoria si Rajoy

Attenti a quei tre, Hollande, Merkel, Renzi. Potrebbero fare la differenza e correggere le politiche insulse dell’Europa su debito e surplus commerciale, lavoro e salari, immigrazione e welfare. Oppure la foto che li ritrae riuniti può raccontare l’impotenza, la rimozione, il ripiegarsi su piccoli interessi nazionali, il bla-bla ipocrita degli europeisti di facciata. Che cosa si sono detti? “Borse in caduta, Londra Bocciata”, scrive il Corriere, delineando il contesto in cui si è tenuto il summit. “L’Europa dà più tempo per la Brexit”, si legge in cronaca. Merkel ha spiegato a Hollande e a Renzi che la Gran Bretagna acquista molte più merci dall’Europa di quante non ne venda, dunque conviene non pressarla troppo, darle tempo, offrirle una via d’uscita confortevole. “Brexit e scudo bancario” azzarda Repubblica. Ecco un punto tutto italiano. Le nostre banche soffrono, il governo vorrebbe sostenerle con aiuti di stato ma deve chiedere il permesso, perché il famoso bail in prevede che prima del salvataggio pubblico siano clienti e correntisti a pagare per ogni banca che fallisce. Merkel ritiene sbagliata la richiesta italiana ma, assicura Federico Fubini: “non si metterà di traverso”. “Per lei oggi è politicamente meno costoso – spiega il commentatore del Corriere- lasciare che le banche italiane vengano stabilizzate con fondi del governo di Roma, piuttosto che dover presentare ai suoi elettori un altro intervento europeo”. La sovrana (Angela) con il principe consorte (François) e il principe ereditario (Matteo). Giannelli racconta così il nuovo sacro romano impero. Ma il principe ereditario, per evitare -a spese del contribuente- nuovo panico tra i correntisti, dovrà vedersela con i “burocrati di Bruxelles”. È andata così. Il resto, chiacchiere.
Molinari ha intervistato Mattarella. E il presidente, che non ha e non vuole avere un ruolo diretto nelle scelte di governo, ha detto alla Stampa: “L’Europa deve sapersi legittimare quotidianamente di fronte alle attese della gente. Il rischio è stato ed è quello di un’Unione ripiegata sui problemi della finanza e dei conti pubblici”. Si è parlato di questo a Berlino? Non sembra. Per Francia e Germania i conti con l’immigrazione devono farli i paesi protesi nel Mediterraneo. Nè Hollande né Renzi hanno osato chiedere alla Merkel di ridurre il surplus commerciale del suo paese, magari alzando salari e stipendi in Germania e facendo così respirare l’intera l’eurozona. Nessuno pare abbia evocato, come invece avrebbe dovuto, il problema dei debiti e della solidarietà fiscale. Santo Mario (Draghi) stampa moneta, compra titoli del debito e tiene sotto controlli lo spread. Ma non può continuare a farlo per sempre. Prima o poi, non solo la Grecia, ma anche l’Italia dovrà (se vuol restare nell’euro) “ristrutturare il debito”, cioè tagliarlo, abbatterne il valore assoluto, allungare i termini di pagamento azzerando gli interessi. Di seguito l’ammontare in euro del debito italiano: 2.171.671.000.000. l’84% in titoli di stato. Caro Mattarella, le elites europee si ripiegano nei tecnicismi non perché non apprezzino (per dirla con Renzi) “la delicata bellezza del sentimento europeo”, ma perché non osano sfidare “i mercati” e l’ideologia dei mercati secondo cui a pagare debbano essere prima i lavoratori, poi i popoli, infine gli stati “deboli”.
La Spagna ha avuto paura, dell’Italia del calcio che ieri l’ha infilzata due volte, ma anche di se stessa. Scrive su Repubblica Javier Moreno, già direttore del Pais: “La Spagna domenica si è affacciata sull’ignoto, ha esitato per un istante e poi è tornata indietro. Il Paese doveva decidere se proseguire nella demolizione del sistema politico nazionale, in linea con le rivolte populiste in atto nel resto d’Europa e degli Stati Uniti, oppure tirare il freno a mano”. Ha tirato il freno a mano, dando il 33% dei voti al partito ultra liberista (e corrotto) di Rajoy. Si è turata il naso, come Montanelli disse dell’Italia quando nel 1976 votò ancora Democrazia Cristiana. Ha voluto allontanare da sé l’immagine di Madrid e Barcellona governate da coalizioni di sinistra – sinistra, ha voluto scongiurare che ex comunisti (Izquierda Unida) ed ex indignados (Podemos) entrassero alla Moncloa, ha voluto stoppare una riforma costituzionale che avrebbe trasformato la Spagna in un paese multinazionale. In quello che è sempre stata, ma che la destra -più forte al sud, dal tempo della cacciata di moriscos e marranos- non ha mai voluto che fosse. Ora Rajoy ha il diritto governare, ma nessuno vuol farlo con lui. Non Ciudadanos, la destra rinnovata che i popolari hanno vampirizzato nel voto, non Sanchez, segretario del Psoe, che nega anche la possibilità di un’astensione per evitare un terzo ricorso alle urne. Invece Susanna Diaz, governatrice dell’Andalusia, feudo socialista dove i popolari stavolta hanno superato il Psoe, e il vecchio Felipe Gonzales ritengono che sia Podemos il nemico da battere. Vedremo. Intanto Podemos si sta chiedendo, a porte chiuse, perché mai sondaggi e exit poll si siano sbagliati. Perché, caro Iglesias, i sondaggi colgono (ed esasperano) la tendenza, quella su cui si scommette in borsa. E la tendenza, dopo che tutti avevano attaccato Podemos per il no opposto al governo Psoe-Ciudadanos, indicava che il tuo movimento avrebbe tenuto: 5 milioni di voti lo confermano. La paura dell’ignoto, l’antica ruggine tra andalusi e catalani, l’orrore per i comunisti e gli “anarchici” della Spagna franchista e post franchista, quei sentimenti li capiscono meglio gli storici che i sondaggisti. La sinistra ha perso una battaglia, ora non perda la guerra!
Erdogan il realista. Continua a bombardare i curdi, in Iraq in Siria e nella stessa Turchia. Continua a insultare chi parli del genocidio di un secolo fa per nascondere la persecuzione odierna di tutto popolo. Però normalizza i rapporti con Israele e chiede scusa (con lettera) a Putin per aver abbattuto quel suo aereo da caccia. Dobbiamo gioirne? Ho dei dubbi. Turchia, Egitto, Arabia Saudita devono usare cautela nei giorni in cui l’Isis ha perso Fallujah,mentre l’Iran estende la sua influenza nella regione e finché Obama dormirà alla casa Bianca. Ma questi stati, occidentali e islamici, autocratici e corrotti, sono i Mangiafoco del medio oriente, i burattinai delle guerre e dell’esodo dei popoli. Non la soluzione, ma il problema.