Nessuna rivendicazione, ma Ankara ritiene sia stato l'Isis. Trentasei morti e quasi 150 feriti - e un colpo mortale al turismo in crisi

La tecnica del commando somiglia a quella usata spesso da Daesh: si arriva, si apre il fuoco e, solo poi, ci si fa esplodere in aria o si fanno esplodere bombe. Il 22 marzo scorso era toccato all’aeroporto di Bruxelles, ieri all’Ataturk di Istanbul. Tre persone armate di kalashnikov sono entrate nel terminal, hanno aperto il fuoco e fatto esplodere bombe o si sono fatti esplodere – in un video si vede un attentatore colpito rimanere a terra qualche secondo e poi farsi esplodere. Risultato, 36 morti e 147 feriti. L’ennesima strage per una Turchia che da mesi è attraversata da crisi interne e regionali che portano la morte nelle città del Paese. Attentati curdi e dell’Isis e poi chissà che ruolo degli apparati di sicurezza, che in Kurdistan curdo hanno compiuto efferatezze e rappresaglie anche contro la popolazione civile accusata di sostenere i ribelli del Pkk.

Il momento dell’esplosione (attenzione, le immagini potrebbero urtare la vostra sensibilità)

Il caos dei momenti successivi in un filmato AP

Stavolta però, così ritengono le autorità di Ankara, l’attacco terroristico viene dall’Isis, che colpisce dove può e quando può, specie in Paesi dove la situazione è instabile. Proprio come in Turchia, che in questi anni è  testimone e attore della guerra in Siria e anche destinazione di milioni di profughi in fuga da quel Paese.

L’attacco all’aeroporto è il terzo attentato suicida dell’anno nella città vetrina del Paese e provocherà un danno incalcolabile all’economia. Non solo cresce l’instabilità e aumenta la tensione interna, ma colpisce in maniera mortale il turismo, che pesa per quasi il 5% del Pil.

A maggio il numero di arrivi  è diminuito del 34,7% rispetto all’anno scorso. E’ il più grande calo in 22 anni, causato dalla tensione interna e dai pessimi rapporti con la Russia – frutto avelenato della tensione attorno alla Siria e all’abbattimento dell’aereo civile di Mosca. L’attentato di ieri è un colpo alla stagione turistica.

La reazione del presidente Erdogan è ovviamente furiosa: «Quelle bombe sarebbero potute esploder in qualsiasi areoporto, questo deve essere un momento di svolta nella guerra al terrorismo», ha detto. Tutti i capi di Stato, dagli Usa all’Europa hanno solidarizzato con la Turchia. Tre giorni fa il governo di Ankara e quello israeliano avevano siglato un accordo che riporta le relazioni tra i due Paesi verso la normalità – dopo la vicenda della Mavi Marmara e della Freedom flotilla. L’attentato non va messo in relazione con il nuovo corso diplomatico, ma l’Isis, se e quando rivendicerà l’attentato, potrebbe fare riferimento alla questione per propaganda.