Un attacco simbolico dei jihadisti vicino alla tomba di Maometto? Ieri in Arabia Saudita tre attacchi, cinque vittime.

I kamikaze jihadisti in azione in Arabia Saudita, e uno dei tre attacchi proprio nel cuore dell’Islam, a Medina, la seconda città santa dopo La Mecca, vicino alla tomba di Maometto. L’attentato è stato eseguito nei pressi del recinto sacro della moschea del Profeta Maometto a Medina. Oltre al kamikaze sono morti anche due guardie della sicurezza. Altri due attacchi suicidi sono stati portati a termine a Qatif, capoluogo della regione a maggioranza sciita nell’est del Paese e a Gedda, vicino al consolato Usa, nel giorno dell’Indipendence day. Per il momento non ci sono rivendicazioni ma secondo gli analisti è solo l’ultimo atto di una escalation dopo gli attacchi terroristici dell’Isis a Istanbul, Baghdad e Dacca. Gli attacchi in Arabia Saudita sono avvenuti il giorno prima della fine del Ramadan. E nei giorni scorsi i capi di Daesh avevano incitato a compiere attacchi durante il mese sacro. Così come avrebbero spronato a farlo contro i sauditi.
L’attacco vicino alla tomba del Profeta è un tentativo di alzare la posta? Forse, visto che questo è un periodo in cui Daesh perde terreno sia nelle roccaforti in Iraq che in Siria, oltre che in Libia.
Anche la scelta di Medina è simbolica. Ogni anno milioni di pellegrini musulmani provenienti da tutto il mondo visitano la moschea, che è stata fondata da Maometto nel settimo secolo e contiene la sua tomba, così come quelli dei primi due califfi, Abu Bakr e Omar. Il complesso della moschea è seconda solo alla Grande Moschea della Mecca per  devozione da parte di sunniti e sciiti.