Palermo, via Salvatore Morso, di fianco a corso Tukory, zona Filiciuzza: Miriam La Barbera insieme al giovane marito decide di aprire un panificio. Un forno, come si dice qui, e ci vuole coraggio ad aprire un'attività in questi tempi di insicurezze generali. I due coniugi però possono contare sui preziosi consigli del padre fornaio e facendo due conti capiscono che con un forno a legna si può puntare alla qualità del prodotto stando anche attenti ai consumi. Funziona, il forno La Barbera: sono in molti, giovani e professionisti e anziani, a passare per uno spuntino di lavoro a mezzogiorno o per la razione quotidiana di pane. Vendere pane poi significa anche entrare nel quotidiano consumo delle persone, una famigliarità che non è solo commerciale e diventa presto consuetudine. Qualcosa però non torna: le bollette dell'energia elettrica risultano alte, altissime e anche staccando i pochi elettrodomestici (la macchinetta del caffè, il forno a microonde e poco altro) il contatore sembra girare all'impazzata. Anzi: i consumi maggiori sono alla sera, mentre l'attività risulta chiusa. E non ci vuole molto per capire che al contatore del panificio in realtà si è collegato tutto il condominio. Alle lamentele dei due imprenditori le famiglie del palazzo rispondono che quel prestito di energia elettrica è "il contributo alle famiglie dei carcerati". Pizzo, insomma. Un'estorsione che si infila nelle prese della corrente. A fine ottobre succede il finimondo: due signore entrano in negozio e cominciano a lanciare di tutto. «Avete già le casse da morto pronte se chiamate gli sbirri o i tecnici dell'Enel» dicono alla giovane proprietaria che ha in braccio la piccola figlia di nove mesi. È troppo: il forno chiude, i due giovani sposi decidono di mollare. Chiuso. Finito. L'iniziativa privata si spegne di fronte alla prepotenza e l'indolenza dello Stato. Si dice che forse in Procura non c'è nemmeno un'indagine aperta sul caso. A posto così. Fine del forno "La Barbera". Buon mercoledì. [su_divider top="no" divider_color="#d0d0cd" size="2" margin="30"][/su_divider] La notizia riportata da Giulio Cavalli è stata data in esclusiva dalla testata online Palermo Today, potete leggere l'articolo originale qui

Palermo, via Salvatore Morso, di fianco a corso Tukory, zona Filiciuzza: Miriam La Barbera insieme al giovane marito decide di aprire un panificio. Un forno, come si dice qui, e ci vuole coraggio ad aprire un’attività in questi tempi di insicurezze generali.

I due coniugi però possono contare sui preziosi consigli del padre fornaio e facendo due conti capiscono che con un forno a legna si può puntare alla qualità del prodotto stando anche attenti ai consumi. Funziona, il forno La Barbera: sono in molti, giovani e professionisti e anziani, a passare per uno spuntino di lavoro a mezzogiorno o per la razione quotidiana di pane. Vendere pane poi significa anche entrare nel quotidiano consumo delle persone, una famigliarità che non è solo commerciale e diventa presto consuetudine.

Qualcosa però non torna: le bollette dell’energia elettrica risultano alte, altissime e anche staccando i pochi elettrodomestici (la macchinetta del caffè, il forno a microonde e poco altro) il contatore sembra girare all’impazzata. Anzi: i consumi maggiori sono alla sera, mentre l’attività risulta chiusa. E non ci vuole molto per capire che al contatore del panificio in realtà si è collegato tutto il condominio. Alle lamentele dei due imprenditori le famiglie del palazzo rispondono che quel prestito di energia elettrica è “il contributo alle famiglie dei carcerati”. Pizzo, insomma. Un’estorsione che si infila nelle prese della corrente.

A fine ottobre succede il finimondo: due signore entrano in negozio e cominciano a lanciare di tutto. «Avete già le casse da morto pronte se chiamate gli sbirri o i tecnici dell’Enel» dicono alla giovane proprietaria che ha in braccio la piccola figlia di nove mesi. È troppo: il forno chiude, i due giovani sposi decidono di mollare. Chiuso. Finito.

L’iniziativa privata si spegne di fronte alla prepotenza e l’indolenza dello Stato. Si dice che forse in Procura non c’è nemmeno un’indagine aperta sul caso. A posto così. Fine del forno “La Barbera”.

Buon mercoledì.

La notizia riportata da Giulio Cavalli è stata data in esclusiva dalla testata online Palermo Today, potete leggere l’articolo originale qui