David Gilmour Live in Pompeii, 45 anni dopo ( il 7 e l'8 luglio). Ma uno studio dei ricercatori dell'Enea denuncia: il sito archeologico è a rischio per infiltrazioni e l'impatto delle vibrazioni

A 45 anni esatti da Live in Pompeii, storico concerto dei Pink Floyd a Pompei , il 7 e l’8 giugno David Gilmour sale sul palco di dell’anfiteatro di Pompei, (già da settimane precluso alla vista dei visitatori per preparare il palco). Concerto storico,  quello di Gilmour, beninteso. Imperdibile. Come  si legge nella petizione lanciata su Change da un gruppo di fans  che chiede alla Rai e agli organizzatori del concerto del musicista inglese di trasmettere lo spettacolo in diretta, in modo da permettere a tutti di assistere a questo spettacolo esclusivo. Anche perché il costo del biglietto è di 300 euro.

Il comune di Pompei nel frattempo ha dato la cittadinanza onoraria allo storico componente dei Pink Floyd non senza accendere polemiche. Che cosa ha fatto Gilmour per la città che gli consente lauti guadagni? Hanno chiesto alcuni consiglieri comunali.  Il ministero annuncia di intascare l’8 per cento degli incassi. E l’amministrazione comunale punta sul ritorno di immagine. Parliamo di un musicista e compositore che ha scrittto pagine importanti della storia del rock e non del terzetto televisivo Il Volo, che scimmiotta la lirica e taroccando il titolo dello storico album dei Pink Floyd è approdato sul quello stesso palco antico, non senza fare danni. Non solo alle orecchie avvezze alla buona musica, ma come ogni concerto – qualunque sia la qualità – con l’infausto impatto che sulle strutture antiche hanno le vibrazioni prodotte dall’impianto. Il mese scorso è stato misurato a Milano durante un concerto in piazza Duomo. La forza d’urto di bassi e chitarre acustiche, di percussioni e voci è stata passata al vaglio di microfoni e accelerometri. Ed è stato visto che la gran fabbrica “ballava”, non solo le antiche vetrate.

Non è difficile immaginare che l’impatto di concerti dal vivo in un contesto delicatissimo e a rschio come quello di Pompei.  Anche perché vanno a sommarsi alle contuinue sollecitazioni quotidiane che i preziosi resti della città romana subisce, versando già in condizioni precarie, dovute a poca tutela e l’assenza perfino di manutenzione ordinaria (tanto che ad ogni cattiva stagione si registrano crolli). Quanto all’impatto delle vibrazioni, quelle della circumvesuviana, stanno mettendo a rischio la Villa dei Misteri. Lo denuncia uno studio dell’Enea. Uno degli affreschi più preziosi si trova vicino alla porta sulla parete nord e le strutture protettive danno segni di cedimento.

I ricercatori dell’Enea hanno fatto un monitoraggio sulle strutture di legno, acciaio e cemento armato costruite tra gli anni Cinquanta e Settanta, materiali questi ultimi estremamente pesanti  che non giovano già di per sé. Con sistemi sosfisticati di indagine ( e l’uso di come sismometri e resistograph) sono state riscontrate infiltrazioni delle acque piovane ed effetti negativi delle vibrazioni della circumvesuviana, che la costeggia. L’obiettivo della ricerca cominciata nel 2013, dopo una serie di crolli, nasce per mettere a punto un modello di intervento  di tutela che poi possa essere applicato anche ad altre Domus che versano in analoghe condizioni.

I più altti gradi di degradosono state registrate nelle zone di appoggio di molte travi del peristilio, mentre risultano particolarmente vulnerabili all’azione sismica le strutture in calcestruzzo di alcuni ambienti. L’allarme per Pompei  purtroppo, continua, nonostante nel dicembre scorso siano state riaperte alcune Domus ( qui l’articolo diLeft) , all’interno del Progetto grande Pompei.