Omaggio a Castellina in Chianti per l'artista nato a Monaco di Baviera nel 1916. L'anarchia, la poesia e l'amore delle sue canzoni con i Têtes de Bois. E la mostra di Charles Szymkowicz.

«Non sono l’uno per cento ma credetemi /Esistono». Sono loro, gli anarchici, con «un sogno disperato / E le anime corrose /Da idee favolose». Questi sono alcuni versi di Les anarchistes, una ballata tra le più belle e commoventi di Leo Ferrè, il poeta ribelle, il cantautore che sprigionava forza e malinconia potente. L’uomo che cantava la fine di un amore… con amore. Come nella splendida Avec le temps, ripresa in Italia da tanti, da Gino Paoli a Franco Battiato.

Il grande artista, nato a Monaco di Baviera il 24 agosto 1916, viene celebrato stasera a Castellina in Chianti (Siena), dove si era trasferito nel 1971 con la compagna Maria e i tre figli. Viveva in un casale in campagna e coltivava naturalmente il vino. Qui è morto il 14 luglio 1993.

Leo Ferrè è un gigante della cultura del dopoguerra. Con la sua musica e i suoi testi ha sempre dimostrato un impegno forte in nome della libertà e della pace. Non è solo uno dei nomi più celebri della chanson d’Oltralpe, cultore della grande poesia francese dell’Ottocento, è anche un personaggio punto di riferimento dell’anarchia.

Stasera a Castellina in Chianti a far rivivere la poesia di Leo Ferrè nell’ambito del Chianti Festival è lo spettacolo Extra dei Têtes de Bois con i versi musicati di Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, Ferré
musicato da Ferré e Ferré musicato e ri-arrangiato dai Têtes de Bois.
Con la voce potente di Andrea Satta, Carlo Amato, basso, contrabbasso e computer, Angelo Pelini, pianoforte e tastiere, e Luca De Carlo, tromba.

Non solo musica, ma anche immagini. Alle 17 infatti sarà inaugurata la mostra Les copains de la fureur di un pittore amico di Leo Ferrè, l’artista belga Charles Szymkowicz. Si tratta di oltre cento dipinti, disegni e incisioni realizzati fra gli anni Settanta e gli anni Duemila, caratterizzati da una potente forza espressiva che
per colori e linee si ricollega a quella delle parole di Leo Ferrè. La mostra, il cui catalogo è stato curato da Enrico Crispolti, rimarrà aperta (nel museo archeologico e nella Rocca fino al 1° novembre ed è uno degli omaggi che il paese fa al suo grande concittadino, il poeta e anarchico Leo Ferrè, «che ha sempre amato la campagna del Chianti e la sua gente», ha ricordato il vicesindaco Andrea Pucci.

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.