Malato di Sla, Max Fanelli ha continuato a battersi fino all'ultimo per i diritti di tutti, chiedendo la calendarizzazione di una legge su fine vita e per l'eutanasia legale

Se ne è andato Max Fanelli, coraggioso leader di tante battaglie con l’Associazione Luca Coscioni, per una legge sul fine vita. Per ricordarlo pubblichiamo il pezzo intervista uscito su Left il 25 ottobre 2015, con un intervento di Marco Cappato

Una sfida culturale. Contro un’idea, di matrice religiosa cattolica, che pensa alla malattia come Male e alla sofferenza come una punizione da espiare. E una sfida politica, per rivendicare il diritto costituzionale alla cura, contro le istituzioni sorde e indifferenti al dato di fatto che per un malato terminale l’interruzione di terapie inutili è cura, e che la scelta di una persona di sottrarsi a un accanimento terapeutico è un diritto. «Legalizzare l’eutanasia» è quello che chiede Massimo Fanelli, malato di Sclerosi laterale amiotrofica, dal letto in cui è costretto dal progressivo degenerare della patologia che gli è stata diagnosticata nel settembre del 2013. Per dare forza alla sua istanza nei giorni scorsi ha pubblicato una lettera rivolgendosi «allo Stato» e annunciando l’autosospensione del farmaco specifico sulla Sla (il Riluzolo) affinché i capi gruppo di Camera e Senato mettano in calendario la discussione sulla Legge di iniziativa popolare (Lip) sul fine vita depositata oltre due anni fa dall’Associazione Luca Coscioni. «Eutanasia è un termine spesso frainteso per questo occorre un dibattito pubblico, e per smuovere i politici bisogna trovare forme di comunicazioni più efficaci» prosegue Fanelli che può ormai comunicare solo tramite un computer che “legge” il movimento dell’unico occhio che ancora gli funziona. «Via mail e via tweeet chiunque può rivolgersi direttamente ai capigruppo di Camera e Senato chiedendo la calendarizzazione del dibattito in Parlamento.

Chi è interessato troverà indirizzi e account su possibile.com e nella pagina facebook Iostoconmax». Secondo una stima per difetto ogni anno in Italia i malati terminali, ad esempio di tipo oncologico, sono oltre 200mila. Numeri che dovrebbero far riflettere chi ha la responsabilità di valutare una proposta che regola l’eutanasia e le disposizioni di fine vita. Tuttavia, osserva Fanelli, «insieme a tante altre situazioni come la mia, incredibilmente, i diritti dei morenti sono costantemente trascurati». Difatti, come ricorda nella sua lettera, da quando nel settembre del 2013 è stata depositata la Lip a nulla sono valsi le innumerevoli istanze di malati e familiari, i due appelli dell’Associazione Coscioni accompagnati dalle firme di 82 deputati e senatori, l’invito a legiferare della presidente della Camera, Laura Boldrini, e dell’ex presidente della Repubblica Sergio Napolitano. «Nel nulla sono finiti i nostri appelli sia scritti che videoregistrati al presidente Mattarella e a papa Bergoglio. É inaccettabile che vengano trattati così migliaia di malati terminali, costretti dall’assenza di una legge sul fine vita a subire dolori e sofferenze inutili. Noi parliamo di dolore, di malattia, di morenti. Rivendichiamo il diritto alla libertà e alla dignità, di tutti».

Ma le settimane passano e i disagi psicofisici aumentano. E con essi nuovi dolori, nuove incapacità. Nonostante ciò Fanelli si dice fiducioso: «C’è l’interesse di Laura Boldrini e di diversi parlamentari che si stanno schierando a favore di una legge sul fine vita. E c’è quello dimostrato da numerose persone della società civile e della comunità cattolica che insieme ad alcuni parroci hanno espresso l’esigenza di fare chiarezza sul tema “eutanasia”. Questo significa che gli italiani sono pronti ad affrontare la questione».
Un dibattito pubblico oltre che politico è indispensabile. Non solo per una questione di esercizio della democrazia. Ma anche perché vi si potrà fare chiarezza sulla distinzione, e quindi sulla possibilità o meno di chiedere l’eutanasia, tra le situazioni patologiche che non hanno più alcuna possibilità di cura e altre, invece, come ad esempio la depressione, per le quali una cura è possibile.

«Il Parlamento ha il dovere di calendarizzare la discussione sulla proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale e il testamento biologico» ribadisce Marco Cappato, tesoriere dell’associzione Coscioni e promotore della campagna “Eutanasia legale”. «Non sono io a dirlo, o Max Fanelli, Walter Piludu, Luigi Brunori e Ida Rescenzo (le persone malate che si sono rivolte al Parlamento) ma è l’articolo 71 della Costituzione, uno dei più disapplicati e bistrattati, che prevede che “il popolo esercita l’iniziativa delle leggi”». Peraltro, prosegue Cappato, «la richiesta di calendarizzazione non riguarda solo coloro che aderiscono anche al merito della nostra proposta, ma investe altrettanto coloro che sono contrari, ai quali però chiediamo di assumersi le proprie responsabilità e a rendere conto della propria posizione in un dibattito alla luce del sole dove finalmente sia rispettato il diritto dei cittadini a conoscere per deliberare».

Il tesoriere dell’Associazione Coscioni si aspetta una particolare sensibilità al tema da parte del Gruppo del Movimento 5 stelle. «Grillo motivò ufficialmente la partecipazione alle elezioni in ragione del fatto che il Parlamento non aveva preso in considerazione la loro proposta di legge “per il Parlamento pulito”. Ora in Parlamento il Movimento 5 Stelle c’è, e con una presenza tale da poter condizionare i lavori dell’aula. Spero che vorranno farlo». Infine il problema dell’informazione, o meglio, della disinformazione. «Finora – spiega Cappato – non è mai accaduto che una trasmissione televisiva nazionale abbia organizzato un dibattito sulla legalizzazione dell’eutanasia. Se ne è potuto parlare solo a partire da vicende individuali, come quelle di Welby o Englaro. Max Fanelli ora ha paventato la possibilità di passare dall’autosospensione delle terapie allo sciopero della fame. Non sarebbe stato necessario, se solo il servizio pubblico radiotelevisivo avesse adempiuto al proprio compito e impedito ai Parlamentari di ignorare quella maggioranza di italiani che sono favorevoli a sostituire l’eutanasia clandestina praticata oggi con l’eutanasia legale sul modello del Belgio e dell’Olanda».

Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).