Circa 70 vittime dopo un attentato kamikaze all'ospedale di Quetta. Molti sono avvocati che negli ultimi tempi sono finiti nel mirino di un gruppo di talebani

Escalation contro i diritti civili in Pakistan. I talebani dichiarano guerra agli avvocati. Ci sono almeno 18 legali e due giornalisti tra le 70 vittime e i 120 feriti dell’attentato di ieri in Pakistan, a Quetta, nella regione del Baluchistan. Una piccola folla si trovava all’ospedale per rendere omaggio alla salma di Bilal Anwar Kasi, il presidente dell’associazione avvocati che era stato assassinato poche ore prima mentre dalla propria abitazione si stava recando al tribunale. A causare la strage un kamikaze che si è fatto esplodere presso l’entrata principale dell’ospedale con una carica di una decina di chilogrammi di esplosivo. Negli ultimi tempi sono stati uccisi altri due avvocati, tra questi uno, Barrister Amanullah Achakzai, era il rettore della facoltà di diritto presso la locale università del Baluchistan, l’altro, Jahanzeb Alvi, era stato ucciso il 3 agosto.  Bilal Anwar Kasi aveva denunciato il pericolo costante in cui si trovano i legali in Pakistan e per protesta per due giorni aveva bloccato le cause in corso.
A rivendicare l’attentato è un gruppo talebano particolarmente violento: Jamaat ul-Ahrar, costituito dai dissidenti del movimento dei talebani pakistani (TTP) che negli ultimi tempi si è scisso in varie fazioni. Quella che ha rivendicato l’attentato di Quetta è la stessa che si è attribuita l’attacco suicida in un parco a Lahore durante il quale morirono 72 persone di cui 29 bambini. Il gruppo talebano si è scatenato anche contro chiese cristiane e la minoranza sciita. A Quetta nel 2013 un attentato contro la comunità Hazara – la stessa presa di mira dall’Isis a Kabul durante un loro corteo pacifico – causò 89 morti.
Subito dopo l’attentato davanti all’ospedale una folla di giornalisti ha manifestato contro la violenza talebana (nella foto).